Il metodo più semplice ed efficace per svezzare un bambino – Svezzamento parte II

Più del cosa, è importante il come, abbiamo visto nel precedente articolo, che secondo l’autosvezzamento non ci sarebbe un ordine specifico di alimenti, ma per semplificarci la vita vi darò delle istruzioni su come comportarvi nell’approccio con i vari alimenti.

Il metodo più semplice ed efficace per svezzare un bambino è:

solitamente, l’introduzione graduale dei vari alimenti, iniziando con piccole dosi.
Questo serve alla mamma per capire se il bimbo riesce a gestire la deglutizione e tollera il cucchiaino, per saggiare la tolleranza delle nuove consistenze dei cibi e dei gusti che hanno e per verificare che non vi siano allergie o intolleranze.

Proprio per limitare le possibili intolleranze la regola è “un alimento al giorno” cercando di mantenerlo per almeno 3 giorni di fila, così da poter notare l’insorgere di eventuali modifiche di qualsivoglia genere. Generalmente sono lievi intolleranze, quindi non preoccuparti più del dovuto, di solito si possono presentare eritemi, asma, tosse, irritazioni al sederino, diarrea, lacrimazione, vomito.

Con lo svezzamento dopo i 6 mesi e specialmente nel periodo estivo occorre iniziare a somministrare l’acqua.
Deve bere molto perché con le prime pappe anche i reni lavorano molto di più per eliminare le scorie, inoltre agevolerà il transito intestinale. Ecco allora che ingerire molti liquidi, così come succede per gli adulti, è importante anche nell’alimentazione dei piccoli.

Il bimbo si regola da solo per quanto riguarda la quantità da assumere nelle 24 ore, il bambino assume una consistente quantità di liquidi grazie al latte, al brodo vegetale e alla frutta, quindi non bisogna preoccuparsi se si ha la sensazione che non beva abbastanza: se rifiuta l’acqua vuol dire che non ha sete, bisogna però ricordarsi di offrirgli da bere più volte al giorno.

Il latte materno contiene circa l’87% di acqua pertanto un bambino sano allattato al seno a libera domanda generalmente prende liquidi a sufficienza.

Un bambino non allattato al seno deve ricevere liquidi da altre fonti quando prende alimenti complementari e latte artificiale.

Nei climi temperati sono necessari almeno 400-600 ml/die di altri liquidi in aggiunta ai circa 200-700 ml/die di acqua provenienti dal latte e da altri cibi; in climi molto caldi sono necessari 800-1200 ml/die.

Degli alimenti complementari sono generalmente necessari a partire da quest’età, in aggiunta al latte materno.

Gli alimenti complementari possono essere classificati in:

  • Alimenti di transizione (passati, in purea, semisolidi), alimenti cioè appartenenti a specifiche categorie ma adattati per andare incontro alle particolari esigenze nutrizionali e fisiologiche del lattante.
  • Alimenti familiari, basati su una dieta familiare varia ed equilibrata, con qualche piccolo adattamento.

Il passaggio dal latte materno agli alimenti di transizione, fino alla completa integrazione nella dieta familiare con la cessazione dell’allattamento al seno, dev’essere graduale.

Quando il bambino si sarà abituato a mangiare un po’ di tutto, è bene programmare pranzo e cena variando gli alimenti in modo da offrire un “pasto completo” anche somministrato separatamente (meglio dopo l’anno), l’importante è che contenga tutti i nutrienti secondo le indicazioni riportate a seguire, valide sia per gli adulti che per il bambino.

Contenere acqua (i primi mesi è data con il brodo)+ carboidrati,(prima farine poi pasta o pane) + grassi (olio) + proteine(si comincia con liofilizzati per passare ad omogeneizzato a cucinai al vapore) + vitamine e minerali (verdura).

Per ragioni di sicurezza, un bambino deve sempre essere adeguatamente sorvegliato.
L’adattamento al mutare delle abilità motorie del bambino richiede una stretta attenzione, dato che queste cambiano rapidamente nei primi due anni di vita. Il tempo necessario al bambino per mangiare una certa quantità di cibo diminuisce con l’età per gli alimenti solidi e viscosi, ma non per le puree più diluite. Anche l’abilità di maneggiare un cucchiaio o una tazza, o di afferrare un pezzo di cibo con le mani migliora con l’età durante i pasti. Dagli un cucchiaio tutto per lui e quando sarà in grado di portarlo alla bocca riempilo recuperando con il vostro ciò che cade. Imparerà in fretta che può fare da solo.

Come procedere

Pur considerando che vi sono variazioni nei bisogni dei singoli bambini, il latte materno da solo non è sufficiente a soddisfare tutte le esigenze nutrizionali dei bambini dopo i sei mesi. Il fabbisogno di latte è di circa 700 ml dalla nascita a due mesi, dopodiché tra i 3 e i 5 mesi passa a circa 800 ml.

A 6 mesi si prevedono 4-5 pasti, di cui uno rappresentato dalla pappa e 3-4 dal latte artificiale, in quantità variabili da 170 a 230 ml di latte a pasto. Il fabbisogno di latte ritorna ad essere i latte (circa 700 ml) e 200 Kcal di alimenti complementari. Pertanto nel mio caso che la piccolina mangia 4 volte al giorno, di cui una pappa, e le rimanenti 230 di latte, sarebbe meglio non sostituire una poppata con la frutta ma dargliela in aggiunta ad essa, altrimenti non riceverebbe abbastanza latte.

Questo problema non si pone a chi fa 5 pasti che potrà sostituire quello pomeridiano alla frutta. Quando il piccolo comincerà a non bere molto latte il pomeriggio, si potrà sostituire con yogurt, frutta o una dose inferiore di latte a propria scelta.

Tra i 7 e gli 11 mesi si prevedono 4-5 pasti, di cui due rappresentati dalla pappa e 2-3 dal latte artificiale, in quantità variabili da 170 a 230 ml di latte a pasto. Il fabbisogno di latte sarà di circa 500ml e 455 Kcal di alimenti complementari. Il problema dello spuntino per chi fa 4 pasti totali al giorno rimane come nel mese precedente.

Tra i 12 e i 24 mesi, i pasti dovrebbero diventare 5 colazione, pranzo, cena e due merende. Si raccomandano 200-400 ml/die di latte vaccino intero non diluito se altri cibi di derivazione animale sono inclusi nella dieta, 300-500 ml/die se non lo sono. Il latte deve continuare ad essere parte integrante della dieta durante l’alimentazione complementare e si raccomanda di continuare con l’allattamento al seno fino a due anni ed oltre.

Igiene

Usate panni di carta per lavare e asciugare le superfici poiché più igieniche rispetto qa spugne ed asciugamani, acquistate anti batterici come il napisan (quello che si può anche non risciaquare).
Lavate bene la frutta e fino al compimento dei 6 mesi occorre cuocerle al vapore o bollirle. La sterilizzazione fino ai 6 mesi riveste ancora un ruolo importante pertanto sterilizzate tutto ciò che viene a contatto con i cibi.

Cosa comprare

Spugne dedicate, scottex, Napisan, frullatore, grattuggia( meglio di vetro), colino, cucchiaino (Importante è verificare che nessun oggetto in plastica che utilizzate per le pappe contenga il Bisfenolo BPA con il riscaldamento con molta probabilità può contaminare l’alimento), vasetti, vaporiera passaverdure.

Qui puoi leggere l’articolo sullo Svezzamento – parte I

Scarica la guida completa sullo svezzamento

Tutto sullo svezzamento – Parte I

Partiamo da una domanda importante:
Svezzamento o Autosvezzamento?

La mia reazione quando la pediatra mi ha chiesto se avevo una preferenza tra svezzamento e autosvezzamento è stata pensare: “ma stiamo scherzando?”

Ovviamente non sapevo neanche ci fosse un diverso approccio e un’altra scelta da compiere…uff, ma non potevano creare una guida da distribuire?

Parto con il dire che ogni pediatra ha una propria visione di svezzamento e difficilmente se ne parlerete con le amiche, avrete una direzione univoca da seguire, sia come tempistiche che come modalità, io ho parlato con 10 pediatri diversi per scrivere una guida che segua una direzione omogenea.

Secondo l’opinione della mia pediatra occorre muoversi nel mezzo.

Io personalmente, per l’esperienza che ho vissuto fino ad ora con la mia piccolina, posso affermare che seguo moltissimo un consiglio che diede una pediatra a mia zia quando nacque mia cugina, e cioè che la mamma sono io e che sono io che sto con lei tutto il giorno e tutti i giorni, pertanto sono io che la conosco e la capisco e posso seguire ciò che il suo atteggiamento mi indica.

Alcuni pediatri propongono linee guida per l’introduzione graduale degli alimenti, che nell’arco di due o tre mesi dall’inizio dello svezzamento permettono di arrivare ad un’alimentazione completa questa è la base dello svezzamento classico.

Altri pediatri lasciano completamente in mano alla madre o al padre la gestione di questo momento prediligendo la scuola di pensiero dell’autosvezzamento, ovvero una modalità più libera che permette di aggiungere man mano alimenti diversi dal latte, nessuna preparazione specifica per il lattante ma piccole quantità di cibo degli adulti, cucinato in modo leggero e salutare poiché sarà il neonato stesso a orientarsi verso i cibi che gli interessano. Ovviamente sminuzzato o schiacciato.

Non sono molto in linea con questa metodologia, soprattutto perché il neonato non è in grado di capire quali siano i suoi fabbisogni nutrizionali quindi le sue scelte potrebbero non essere le più idonee per la sua crescita salutare.

Per l’autosvezzamento è assolutamente necessario che il bimbo sia in grado di star seduto da solo con la schiena ben dritta e di deglutire non solo liquidi, dimostrare interesse per il cibo solido, dovrebbe anche già essere in grado di scegliere dicendo sì o no e di prendere il cibo da solo. In ogni caso il mio approccio è stato influenzando dal fatto che se ogni pediatra dice di fare una cosa diversa non è proprio necessario seguire una tabella, ma farsi portare un po’ dal buon senso.

Svezzare nel modo corretto è fondamentale per garantirgli una sana crescita ed un corretto sviluppo salvaguardando un apporto proteico e calorico bilanciato, significa assicurarsi che avrà un buon rapporto con il cibo e ridurrà il rischio di intolleranze, allergie e carenze vitaminiche (in particolare di ferro).

Peccato che per quanto sia importante non ti venga detto praticamente niente….io sono maniaca del controllo e questo ormai lo avrete capito ma alcune domande ce le poniamo un po’ tutte?

  • A quanto tempo dalla frutta posso dare il latte?
  • Dopo quanto posso passare alla pastina?
  • E quando aggiungere il pasto serale?

E…. potrei continuare per qualche ora!
io cercherò, come per gli altri articoli del blog, di dare delle linee guida per uno svezzamento che non segue regole precise ma neanche che lasci la mamma brancolare nel buio.

Ovviamente come già detto e ridetto queste sono indicazioni che vi danno sicurezza perché vi danno una risposta immediata se avete dubbi ma solo voi che conoscete i vostri piccolini potete trovare il metodo più corretto per lui o per lei.

L’ Organizzazione Mondiale della Sanità parla di svezzamento dal 6° mese in poi, perché ipotizza che il bambino fino al 6° mese si nutra ancora solo di latte materno. Ma questa è la teoria.

La realtà non sempre, anzi quasi mai è così.

Se il latte materno è sufficiente è fondamentale attendere il 6° mese, diverso è il caso di allattamento misto (pasti di latte materno + pasti di latte artificiale) che permette di accettare che lo svezzamento inizi intorno al 4°/5°mese.

Già da questo punto incontreremo pediatri che consigliano di aspettare, altri che fanno iniziare prima, chi dice di iniziare con solo frutta (almeno 3 settimane dopo dalla somministrazione della frutta e si propone a pranzo) e chi dice che iniziare con alimenti dolci li confonde e potrebbe rendere difficoltoso lo svezzamento stesso, e quindi?

E quindi regola base: introdurre gradualmente i vari alimenti, iniziando con piccole dosi e non più di uno al giorno. Questo è fondamentale, dopodiché scegliete l’approccio del vostro pediatra o quello che ritenete per voi il più opportuno, come detto poc’anzi se ci sono diverse teorie su dolce e salato è perché comunque danno non si fa.

Come per qualsiasi cosa, per capire se è il momento adatto per iniziare occorrerà osservare attentamente il piccolino e cogliere i segnali che ci dà per farci capire che è ponto.

Se il bambino ha più di quattro mesi, mostra con continuità molti di questi comportamenti e il suo peso natale è raddoppiato, potrebbe essere pronto per iniziare lo svezzamento; se, però, ha meno di sei mesi, dovreste parlarne col vostro pediatra e decidere come procedere.

Sintomi, cose da notare che ti faranno capire che puoi iniziare con lo svezzamento:

  • Fa quattro o cinque pasti completi al giorno, poppando bene da entrambi i seni, o bevendo un biberon di 240 ml di latte artificiale e comincia a diventare irritabile e mordersi le mani tra una poppata e l’altra
  • In genere dorme bene durante la notte e nei pisolini diurni, ma si sveglia sempre più presto;
  • Si morde troppo spesso le mani e, mostrando una buona coordinazione occhi-mano, cerca di mettere in bocca qualsiasi cosa;
  • È già incuriosito da ciò che succede in tavola e tenta di allungare la mano verso il cibo;

Sintomi, cose da notare che ti faranno capire che NON puoi iniziare con lo svezzamento:

  • Non cominciare prima della 17° settimana perché solo dopo avrà maturato tutte quelle funzioni (neuromotorie, digestivo-metaboliche, immunitarie, renali) che gli permettono di inghiottire e digerire ogni tipo di cibo usato normalmente dagli adulti in casa.
    Molti esperti attribuiscono l’aumento delle allergie e intolleranze ad un o svezzamento precoce o tardivo se avvenuto oltre la 26° settimana di vita;
  • Non prima che il bimbo abbia uno sviluppo sufficiente neuro-muscolare di collo e la testa;
  • Non prima che abbia perso il “riflesso di estrusione” che fa si che spingano fuori con la lingua tutto quello che non è liquido e che hanno in bocca: è un riflesso di protezione, aiuta il bambino che è troppo piccolo per deglutire solidi a difendersi da quello che accidentalmente finisce in bocca. Per lo svezzamento invece deve essere in grado di spostare il cibo dalla parte anteriore a quella posteriore per poi inghiottirlo;

Scarica la guida completa sullo svezzamento

Tabella di marcia sui vaccini: quando farli e altre curiosità

I vaccini, che argomento spinoso!

Soprattutto da quest’anno che sono passati obbligatori.
Premetto che il mio ruolo non è assolutamente quello di dire se è giusto o sbagliato farli, ma vi posso dire ciò che ho fatto io e il perché, forse potrà aiutarvi nelle vostre scelte.

Io sono la prima che reperisce molte informazioni su internet, ma quando lo faccio, cerco quanto più possibile di non farmi condizionare dalle mie idee anzi cerco di farmi un opinione in modo razionale.

Un convinto sostenitore del fatto che i vaccini non facciano bene, in automatico leggerà notizie su notizie e le suddividerà credendo ovviamente che chi dice il contrario è un truffatore e che chi sostiene le stesse sue tesi è un genio, quindi scriverà anche la sua opinione da profano che però vuole illuminare gli altri su ciò che ha letto e così inevitabilmente si moltiplicheranno le opinioni di chi in fondo non ne sa nulla perché non ha fatto studi specifici e si basa su informazioni riportate chissà da chi, ma allora mi chiedo: è sempre bene fidarsi di Facebook o altri social per reperire notizie?

Io penso che internet sia un valido strumento ma deve essere sempre supportato da tesi comprovate di veri specialisti del settore.

Siamo arrivati al punto in cui i medici sono tutti opportunisti senza scrupoli che per guadagnare due soldi in più ucciderebbero un sacco di bambini innocenti, somministrando medicine inutili a infanti solo per un tornaconto economico? Ma dai! Siamo seri?

La paura è intrinseca in ognuno di noi, io sono molto credente e la sera prima del vaccino prego sempre che non capiti nulla. Purtroppo è questo che guida la vita di tutti quanti noi: la paura.

I medici stessi, razionali per antonomasia, dichiarano che seppur piccoli i rischi ci sono, i vantaggi sono sempre e comunque maggiori.

È questione di numeri e calcolo delle probabilità, i numeri non sbaglino mai.

Come tutti i farmaci anche i vaccini possono causare effetti indesiderati, ma questi, nella maggior parte dei casi sono lievi e transitori. Di solito consistono infatti in febbre e gonfiore nel punto di inoculazione.

Questi effetti possono essere facilmente trattati e prevenuti con farmaci antinfiammatori ed antifebbrili. Eventi avversi più seri si manifestano solo molto raramente: un caso ogni migliaia o milioni di dosi somministrate.

È possibile che ci siano effetti collaterali gravissimi ma nei bugiardini di quasi tutte le medicine in commercio ci sono degli effetti collaterali gravi, e finché uno non prende il farmaco non può sapere se toccherà a lui o no, e allora cosa facciamo noi adulti?

Non mi risulta che se stiamo male non prendiamo medicine per paura dei possibili effetti collaterali.

Ho visto mamme non fare i vaccini e poi somministrare nuovi farmaci seppur blandi, al neonato, senza preoccuparsi minimamente se potessero esserci degli eccipienti che avrebbero potuto creare qualche reazione allergica.

Io sinceramente non vedo proprio dove sta la differenza.

I vaccini sono creati dalle stesse case farmaceutiche delle medicine, c’è un complotto internazionale che vuole ucciderci i figli e far sopravvivere gli adulti, tipo piaga d’Egitto?
Non credo.

Tutti noi amiamo i nostri figli e non vorremmo che gli capitasse mai nulla.

Sapete qual è stato il motivo principale che mi ha fatto scegliere di fare il vaccino?

Non l’obbligatorietà e non le possibili sanzioni. È stato pensare alle centinaia di bambini, i cui genitori una scelta non ce l’hanno, perché i loro bambini sono gravemente malati e non sono in grado di sostenere loro stessi un vaccino che per loro sarebbe prezioso e pagherebbero per riceverlo.

Invece loro sono costretti a pregare che il bambino accanto a loro sia stato vaccinato così non c’è rischio di contagio per una malattia che a causa del loro precario sistema immunitario sarebbe letale.

Non sono generosa o altruista ma aldilà dell’affetto per il proprio bambino, ogni bambino è importante e se il destino sceglierà che mia figlia sarà a pagarne il prezzo me ne farò una ragione ma non posso sentirmi responsabile per un eventuale decesso perché mia figlia ha attaccato qualche malattia. Io se avessi una bimba malata vorrei che gli altri non fossero egoisti e la pensassero così, allora qualsiasi discussione no vax svanirebbe nel nulla.

Ci si focalizza sull’obbligatorietà ma in realtà, almeno per quanto mi riguarda, non è stata quella a spingermi verso la scelta di vaccinarla. Se uno crede ai vaccini, lo fa a prescindere dall’imposizione.

Il decreto vaccini ha reso obbligatorie per i minori di 16 anni dieci delle vaccinazioni e ne ha fortemente raccomandate quattro ad offerta attiva e gratuita. Ma nel PNPV 2017-2019 sono altresì indicate in offerta attiva e gratuita anche le vaccinazioni antipapilloma virus (HPV) negli undicenni e anti-meningococcica tetravalente ACWY nell’adolescenza, che ovviamente mantengono il loro importante ruolo all’interno di una cornice di offerta vaccinale che mira alla protezione della popolazione fino all’età avanzata, sia attraverso i richiami periodici sia mediante vaccinazioni raccomandate specificatamente per l’anziano.

Di seguito il calendario delle vaccinazioni mese per mese:

– 3 MESE

Obbligatori

– Vaccino esavalente 1ª dose (difterite, il tetano, la pertosse, la polio, l’epatite B e le infezioni da Haemophilus influenzae tipo b)

Facoltativi

– Vaccino pneumococcico coniugato (PCV): 1ª dose
– Vaccino contro il meningococco B (MenB): 1ª dose (a distanza di 15 giorni dalla somministrazione dell’esavalente e del vaccino pneumococcico coniugato)
– Vaccino contro il rotavirus (Rotavirus): 1ª dose

– 4 MESE

Facoltativi

– Vaccino contro il meningococco B (MenB): 2ª dose (a distanza di 1 mese dalla 1ª )
– Vaccino contro il rotavirus (Rotavirus): 2ª dose

– 5 MESE

Obbligatori

– Vaccino esavalente 2ª dose (difterite, il tetano, la pertosse , la polio, l’epatite B e le infezioni da Haemophilus influenzae tipo b)

Facoltativi

– Vaccino pneumococcico coniugato (PCV): 2ª dose

– 6 MESE

Facoltativi

– Vaccino contro il meningococco B (MenB): 3ª dose (a distanza di 1 mese dalla 2ª )

– 11 MESE

Obbligatori

– Vaccino esavalente 3ª dose (difterite, il tetano, la pertosse , la polio, l’epatite B e le infezioni da Haemophilus influenzae tipo b)

Facoltativi

– Vaccino pneumococcico coniugato (PCV): 3ª dose

– 13 | 15 MESE

Obbligatori

– Vaccino tetravalente MPRV (morbillo, la parotite, la rosolia, e la varicella) o trivalente MPR + V: 1ª dose

Facoltativi

– Vaccino contro il meningococco C coniugato (MenC)
– Vaccino contro il meningococco B (MenB): 4ª dose

– 13 | 15 MESE

Obbligatori

– Vaccino tetravalente MPRV (morbillo, la parotite, la rosolia, e la varicella) o trivalente MPR + V: 2ª dose

Facoltativi

– Vaccino esavalente 4ª dose (difterite, il tetano, la pertosse , la polio) eliminati epatite B e influenza

 

Dopo la vaccinazione il bambino può condurre una vita “normale”: mangiare, bere, fare il bagnetto, uscire.

Alcune domande che mi sono sorte e a cui documentandomi e con l’esperienza ho dato una risposta.

1. Ci sono controindicazioni nella somministrazione del vaccino?

La vaccinazione può essere controindicata temporaneamente o in maniera definitiva.

Si hanno controindicazioni temporanee quando si verificano delle situazioni transitorie che non permettono la vaccinazione solo per il periodo in cui sono presenti. Si deve quindi rimandare la vaccinazione quando:

  • il bambino ha malattie acute con febbre di grado elevato;
  • se il bambino sta prendendo farmaci che agiscono sul sistema immunitario come cortisonici ad alte dosi.

Si hanno controindicazioni definitive, è bene quindi non fare il vaccino, quando il bambino:

  • ha manifestato gravi reazioni a precedenti vaccinazioni;
  • è affetto da malattie neurologiche in evoluzione;
  • è allergico ad alcuni antibiotici quali streptomicina e neomicina (se l’antibiotico ne contiene)

Se il bambino è affetto da malattie quali leucemie, tumori, AIDS la situazione va valutata caso per caso.

Vi sono poi situazioni che non rappresentano vere e proprie controindicazioni ma richiedono alcune precauzioni.

Dovete segnalare quindi al pediatra se…

  • il bambino ha avuto febbre molto alta ad una precedente dose dello stesso vaccino;
  • se ha pianto molto ed era inconsolabile;
  • se il bambino ha avuto convulsioni febbrili;
  • se di recente gli sono state somministrate immunoglobuline;

2. Il bambino è contagioso?

Tanto per cominciare, bisogna distinguere tra ”vaccini inattivati e vaccini vivi attenuati”.

I primi non contengono agenti patogeni vivi, ma virus inattivati e sono costituiti solo da minime componenti di virus o batteri e non dai microrganismi nella loro interezza. I secondi, invece, proprio come dice il termine, sono costituiti da microrganismi ancora vivi, ma indeboliti.

Un vaccino inattivato – come l’esavalente – è per definizione incapace di trasmettere la malattia, perché di fatto non contiene l’agente responsabile.

In linea puramente teorica, il discorso potrebbe essere leggermente diverso per i vaccini che contengono virus vivi attenuati. Perché, appunto, in questo caso i microrganismi presenti sono vivi. Non dobbiamo però dimenticare che sono attenuati, cioè trattati in modo tale da non risultare infettivi, considerato che il loro obiettivo non è far ammalare chi li riceve, ma solo mettere in guardia il suo sistema immunitario, quindi anche il vaccino MPR è sicuro.
Il caso del vaccino contro la varicella è leggermente diverso. Chi riceve il vaccino può a sviluppare una forma molto lieve di malattia, con febbre e qualche vescicola. In questo caso il bimbo in questione è contagioso fino a che le vescicole saranno guarite. Ciò però accade molto raramente.

3. Il mio bambino è irrequieto. Che cosa devo fare?

Dopo la vaccinazione i bambini possono essere particolarmente irrequieti o piangere in modo inconsolabile, poiché possono sentire dolore nella sede di iniezione e/o avere la febbre. Si può somministrare un farmaco, il “paracetamolo” che aiuta a ridurre il dolore e la febbre. Se lo stato di irrequietezza persiste, nonostante il farmaco, per più di 24 ore consultate il pediatra di base.

4. La sede di iniezione è calda ed arrossata. Cosa devo fare?

Applicare un panno intriso di acqua fredda (ghiacciata), ben strizzato sulla zona dolente ed infiammata. Se ritenete che il bambino abbia molto dolore, poiché reagisce alla minima pressione, potete somministrare il paracetamolo secondo il peso del bambino. La zona di inoculazione non va mai massaggiata ma potrebbe essere utile spalmare Arnica gel.

Boiron Arnigel è un rimedio omeopatico in gel consigliato per attenuare i dolori di natura, viene utilizzato per calmare i gonfiori e i versamenti ematici, alle punture d’insetti. Buoni sono gli impieghi per il trattamento di disturbi osteo-articolari, leggere bruciature. Questa pianta difatti, oltre a ridurre il gonfiore, si presta come analgesico naturale. https://www.amazon.it/Arnica-35-6908-Boiron-Gel/dp/B00L7QNLAC/ref=sr_1_2?s=hpc&ie=UTF8&qid=1536323140&sr=8-2&keywords=arnica+gel+neonati
Se dopo 24 ore il rossore tende ancora ad aumentare chiamate il pediatra di fiducia o il vostro servizio vaccinale.

5. Penso che il bambino abbia la febbre. Che cosa devo fare?

Prima di tutto verificate se è vero, misurando la temperatura del bambino.

Se il bambino ha la febbre:

  • dategli da bere acqua in abbondanza;
  • vestitelo in modo leggero senza coprirlo eccessivamente
  • somministrate il paracetamolo

La febbre può comparire entro due giorni dall’effettuazione della maggior parte dei vaccini. Solo per i vaccini contro il morbillo-parotite-rosolia e varicella, la febbre ed eventualmente l’esantema (puntini rossi diffusi sul corpo) possono comparire dopo 7/26 giorni.

Se il bambino continua ad avere la febbre per oltre 24 ore, se la febbre aumenta o il bambino presenta sintomi insoliti, consultare il pediatra o il pronto soccorso.

Interpretare il linguaggio di tuo figlio appena nato? Sì, fallo grazie a questo metodo

Il metodo si chiama “easy” e mai nome è stato più azzeccato!

È un metodo semplice che consiste nel creare una routine di eventi da ripetersi sempre nello stesso ordine durante la giornata.

Gioie e “dolori” del parto cesareo: vi parlo della mia esperienza!

Cominciamo la nostra avventura insieme raccontando una elle cose più intime che ci sia:

Il parto.

Premetto che sono una che sopporta abbastanza bene il dolore e per questo non ero per nulla dubbiosa sul tipo di parto che desideravo.

Sognavo il parto naturale, con le sue sofferenze e le sue gioie, ma purtroppo il destino ha deciso per me.
Se devo essere sincera, ancora adesso un po’ invidio le mamme che hanno potuto vivere e raccontare questa esperienza, perché la mia è stata differente.

Non ricordo dove, ma ho letto che il parto è il momento in cui la vita più che mai si avvicina alla morte, la paura del momento che non puoi evitare e l’ansia di non riuscire a superarlo e in quell’istante che tutte le tue certezze svaniscono e non puoi fare altro che farti trascinare dagli eventi sperando che duri il meno possibile.

È un po’ questa la sofferenza che mi aspettavo ma nello stesso tempo non era ciò che agognavo. Ciò che desideravo era un marito amorevole al mio fianco che viveva la mia sofferenza e la mia enorme gioia accanto a me, desideravo vivere la sensazione di calma dopo la tempesta e di infinita pace avendo tra le braccia mia figlia, ancora faccio fatica a dire figlia.

Purtroppo però questa è la storia di tante altre mamme ma non la mia.

Io che a differenza di molte volevo il parto naturale, ho avuto già delle avvisaglie alla ventesima settimana, che non sarebbe andata così.

Ancora ricordo la prima volta che il ginecologo mi disse che la mia placenta era molto bassa, sarebbe potuta salire con l’aumentare del pancione ma non accadde, anche perché la mia pancia era relativamente piccola, e mese dopo mese ad ogni controllo mi davano sempre meno speranze.

Quando al 8°mese mi dissero che si trattava di placenta previa, ricordo che una lacrima mi solcò il viso, sembra stupido lo so, molte esulterebbero di sapere che hanno un bel cesareo programmato ma io avrei tanto voluto vivere l’esperienza naturale con mio marito accanto.

Detto ciò ovviamente per farmi del male, da ragazza mai operata ho avuto la brillante idea di vedere le statistiche di morte per parto cesareo e fami passare le paure….risultato: non credevo ce ne fossero ancora così tante.

Sembra assurdo ma da quel momento ho cominciato a vedere le cose sotto un’altra luce, le vivevo come se fosse l’ultima volta, non ho mai avuto il coraggio ma avevo scritto e nascosto anche una lettera di addio che ho poi strappato al mio ritorno a casa.

Insomma esagerata ma organizzata come al mio solito ero pronta ad ogni evenienza, tanto che il giorno del cesareo ero serena, niente ansia e paura.

Non posso dire lo stesso di mio marito!

Fatto sta che ho vissuto l’operazione secondo per secondo in attesa di quel pianto che è arrivato all’istante, si vede che era stata disturbata anzitempo.

Purtroppo il brutto è arrivato dopo quando, nei primi giorni non ho potuto godermi la mia piccolina quanto volevo. Non riuscivo ad alzarmi e i primi 2 giorni il dolore non mi permetteva di fare alcun movimento.

Il solo alzarmi dal letto per andare in bagno era un incubo, senza contare che tolto il catetere dovevo andarci più o meno ogni mezz’ora. Senza contare che la notte non ho potuto coricarmi lateralmente e farla mangiare dormendo, quindi dopo svariate notti insonni è subentrato il sonno che mi ha fatto perdere di lucidità non facendomi vivere appieno la gioia di quei momenti.

Come invidiavo le altre mamme che potevano dormire e spupazzarsi tranquillamente i loro piccoli senza che nessuno gliele dovesse mettere addosso.

Quindi confermo che se avessi potuto decidere avrei certamente scelto un parto naturale, anche se il sorriso che ho sulla pancia mi ricorderà per sempre di quel giorno e della gioia immensa di averle fatto conoscere il mondo.

È il segno indissolubile che lei fa parte di me e che il nostro legame non cesserà mai di esistere.

Riflessioni sparse sul rapporto coi nonni

Nonni troppo invadenti:

Mettiamo in chiaro le cose fin da subito: la relazione che si instaura con I nonni è un rapporto tutto nuovo, mai esistito fino a questo momento. Con la nascita di un primogenito I figli diventano neogenitori e i genitori neononni. Come i primi, non hanno mai avuto esperienza in questo ruolo e anche per i secondi è lo stesso. Essi si sono relazionati ai neonati in veste di genitori prima di noi ma da nonni mai, pertanto è estremamente facile che equivochino i ruoli.

La definizione e il rispetto dei ruoli è fondamentale per poter portare avanti serenamente l’educazione dei propri figli;

I nonni devono potersi sentire liberi di affiancare i nuovi genitori con il loro affetto e la loro esperienza, ma devono, tuttavia, ricordarsi del fatto che il tempo delle decisioni insindacabili da genitori non è più il loro.

Spetta ai nuovi genitori prendere le decisioni importanti, crescere ed educare anche commettendo errori; i consigli devono esserci e devono essere sempre ben accetti, ma bisogna anche imparare ad accettare che l’ultima parola spetta ad altri e che è il loro giudizio, questa volta, ad essere insindacabile. Giusto o sbagliato che sia.

Farsi aiutare dai nonni NON significa quindi farli sentire autorizzati a dare la propria opinione su ciò che riguarda l’educazione dei nipoti, nel contempo, i genitori NON dovrebbero, in generale, essere sempre prevenuti, ma anche saper accettare che anche i nonni sono stati catapultati in una realtà sconosciuta e che la maggior parte delle volte, hanno buone intenzioni ma pessimo tatto.

Il mio consiglio è:
se ritieni che i tuoi genitori (o più probabilmente suoceri) siano troppo invadenti, non esitare a fissare dei limiti.

E’ importante soprattutto, ragionare sulla quantità di tempo che i nostri figli trascorrono con i nonni: maggiore è il tempo che qualcuno trascorre con i nostri figli, maggiore sarà la necessità di stabilire delle regole.

Può sembrare difficilissimo parlarne ma è meglio mettere dei paletti piuttosto che coltivare un risentimento che avvelenerà la vostra relazione o ancora peggio potrebbe alterare quella con il vostro compagno. Non aspettare che sia il tuo partner a farlo nel caso si trattasse dei suoi genitori ma instaura un dialogo costruttivo. Ricorda però di essere ragionevole e di pensare al bene di tutti: non solo a ciò che desideri tu ma anche a ciò che è giusto per il tuo bambino, per il tuo partner, e per i nonni stessi. Che ti piaccia o no, sono una parte importante della famiglia.

Inoltre è fondamentale, non perdere mai di vista il fatto che i nonni, che secondo le statistiche nell’80% dei casi, in questa particolare fase della vita, creano questo senso di inquietudine e ansietà, sono gli stessi genitori che ci hanno cresciuto e che amiamo da sempre. Sono quelli che, nonostante i nostri sfoghi, sono presenti nel momento in cui abbiamo bisogno. Quando i genitori tornano a lavorare o semplicemente quando devono fare commissioni o trascorrere una serata romantica, anche se vengono bistrattati i nonni sono sempre presenti e felici di trascorrere alcune ore in compagnia dei loro nipotini, consapevoli che loro non creeranno mai più una nuova vita, si godono a pieno con la leggerezza di chi non ha responsabilità (che spettano ai genitori) ma dedicandosi a pieno e con complicità alla parte ludica della loro vita.

Quando il problema sono i suoceri:

Vi riporto qui una breve testimonianza di una mamma:

“ho letto che i bimbi si affezionano di più ai nonni materni perché percepiscono le emozioni della mamma. Di solito la mamma quando va dai suoceri è un pò nervosa …mentre dagli altri nonni è rilassata […] Andavo d’accordo con i miei suoceri prima, ma adesso non più, soprattutto con mia suocera. Vedo che mio figlio in braccio a lei non ci sta bene, con mio suocero ci sta di più. Loro sono molto appiccicosi, non lo fanno gattonare da nessuna parte e non lo fanno sporcare!”

È un cliché questo che purtroppo si ripete spesso. Voglio precisare che è normale che ci sia un legame senza dubbio più forte con i nonni materni per via del rapporto che lega la madre alla figlia e viceversa.

Le emozioni dei genitori si ripercuotono inevitabilmente nei piccoli, soprattutto nei bambini che stanno parecchio con la mamma. Quindi se il rapporto con gli suoceri non è idilliaco o si predilige uno di essi, con molta probabilità il bambino lo percepirà e per osmosi tenderà ad apprezzare il nonno che anche la mamma apprezza.

“La verità – comunque – sta nel mezzo” come diceva i latini!
Non bisogna negare ai propri figli i benefici affettivi e psicologici dello stare con i nonni, poche ore a settimana non sono sufficienti per far sì che i bambini riconoscano in loro degli educatori.

Ogni bambino non ha simpatie o antipatie, le svilupperà poi in seguito in base alla sua personalità e al rapporto che vorrà istaurare con i nonni materni e paterni. I bambini non conoscono i vincoli familiari, che siano suoceri o sconosciuti a loro non importa, si affezionano in base alla quantità di tempo dedicata e al tipo di rapporto che si costruisce giorno per giorno.

Per concludere vorrei dire che è indiscutibile che i nonni siano dei pilastri fondamentali per i nipoti, in quanto li accudiscono sin da piccoli, li amano incondizionatamente e si prendono cura di loro quando i genitori sono assenti per varie ragioni.

Per quanto i rapporti siano tesi, la loro presenza è una figura di conforto, sia per i bambini che per i genitori, sia da un punto vista emotivo che pratico.

Non vantiamo sui nonni solo pretese e non ricordiamoci di loro solo nel momento del bisogno! Ognuno con la propria sensibilità ha una ruolo importante nella crescita del bambino e non bisogna negarglielo.

Naturalmente, ogni storia é una storia a se.

È importante che i nonni si adattino alle necessità ed esigenze dei nipoti senza modificare in alcun modo la loro vita, e collaborino nel loro interesse e per la loro serenità.

Vi lascio con questa citazione che mi piace tanto:

“NESSUNO PUÒ FARE PER I BAMBINI PICCOLI CIÒ CHE FANNO I NONNI.
I NONNI COSPARGONO LA POLVERE DI STELLE SULLA VITA DEI BAMBINI.” (A. HALEY)

6 Consigli per viaggiare con bimbi piccoli

É il vostro primo viaggio, vero?

Se state pensando a cosa mettere in valigia, a come muoversi questo é il posto giusto.

In questo breve (ma non troppo) articolo cercherò di darvi alcuni spunti e proverà a rispondere ad alcuni dubbi e domande che spesso (l’ho fatto anche io!) accomunano le neomamme.

Esistono alcuni accorgimenti per prepararsi al meglio ad un viaggio con un bambino piccolo.
Di seguito 6 consigli essenziali.

1. Fatelo e basta!

Nonostante l’idea di viaggiare con i bambini possa spaventarvi, la cosa più importante da ricordare è questa: il viaggio finirà. Arriverete a destinazione. Sopravvivrete.

2. Prendetevela con calma

Siete abituati a scendere di corsa dall’aereo, a fare lo slalom tra le persone in aeroporto, a guardare continuamente l’orologio? Rassegnatevi: quel capitolo della vostra vita si é concluso. Prendetevela con calma, non c’é nessuno a ricorrervi.

Se dovete prendere delle coincidenze con autobus, metro, treni cercate di programmare tutto prevedendo lunghi tempi tra una corsa e l’altra. Solo così potrete stare veramente tranquille.

3. Non esagerate con i bagagli

Ricordate che potete acquistare quasi tutto anche all’estero. Probabilmente non troverete le stesse marche, ma vi adatterete. I pannolini sono spesso fonte di preoccupazione, in quanto può essere difficile trovare marche 100% uguali a quelle che usate. Ma non vi preoccupate, la globalizzazione non ha solo degli evidenti svantaggi ma anche molti vantaggi: come quello di trovare marche simili se non le stesse in tutti i supermercati.

4. Hotel o appartamento?

Gli hotel hanno i loro vantaggi (servizio in camera, ristorazione, baby sitter, ecc.), ma le case vacanze vi consentono di fare davvero come se foste a casa vostra, ad esempio permettendovi di cucinare in caso il vostro bambino segua una dieta speciale. Valutate attentamente i pro e i contro prima di scegliere.

5. Mare o piscina?

Anche se avete in programma di trascorrere gran parte del vostro tempo in spiaggia, è bene controllare se è presente una piscina. A molti bambini piace giocare in mare, altri, inizialmente lo detestano. Per i più piccoli, la piscina è perfetta per rinfrescarsi, scatenarsi… ed esaurire le energie.

6. Carrozzina, passeggino o marsupio?

Questo è uno dei più comuni dilemmi!
La soluzione dipende molto da dove andate. Starete sempre su strade asfaltate o uscirete anche fuori strada, magari su sentieri accidentati? Sarà umido, o piuttosto freddo? A che cosa è abituato il vostro bambino? Un passeggino leggero è spesso la soluzione più versatile. Sono facili da trasportare e potete portarli con voi fino all’imbarco; possono essere utilizzati come lettino per un pisolino; sono leggeri e traspiranti, ma possono essere isolati con coperte e un telo per la pioggia; infine, si adattano a quasi tutti i tipi di terreno.

La mia lista di consigli per viaggiare con i bambini piccoli finisce qui.

Commentate, ditemi cosa ne pensate e se avete altri suggerimenti/consigli o volete semplicemente raccontare la vostra esperienza fatelo!

Neonati e animali domestici: 5 regole pratiche per una convivenza pacifica

Buongiorno ragazze, oggi vi parlerò di un argomento che mi ha destato non poche preoccupazioni.

A casa io ho due splendidi cani, un Labrador dolcissimo e un terremoto di bassotto.

Entrambi cani mansueti ma non avevo la minima idea di come si comportassero con un neonato.

In realtà un’idea me l’ero fatta ma vi anticipo che ho preso una cantonata.

Per quanto i miei cani fossero buoni io ero un po intimorita perché da piccola sono stata morsa da un cane quindi dentro di me c’è sempre un po di diffidenza.

In ogni caso ho letto che é stato dimostrato che un amico a zampe stimola la curiosità, tiene compagnia e rassicura riducendo stress e paure, consola e insegna il senso del rispetto e della responsabilità.

Diverse ricerche hanno inoltre affermato che i piccolini a contatto con animali domestici hanno un intelligenza emotiva ed empatia più sviluppata, sono anche più generosi e pazienti.

Senza contare che in generale che, diversi studi scientifici dimostrano che i cani in casa sono garanzia di buona salute. Infatti aiutano a ridurre la pressione del sangue e a combattere le malattie del cuore, diminuiscono i casi di depressione tra noi umani e limitano lo stress aumentando l’allegria. Chi nasce e cresce con un cane in casa, corre infatti rischi minori di soffrire di allergie e di asma.

In virtù di tutto ciò era scontato che dovessi trovare un modo sereno per avvicinarli. Fortunatamente non poteva andarmi meglio, attualmente sono inseparabili.

Per questo motivo, vi scrivo 5 regole semplici per rendere meno invasivo possibile per i vostri animali l’ingresso in famiglia di un bebè.

1. ISOLATELO IL MENO POSSIBILE

Gli animali possono essere gelosi dei neonati, dopotutto per loro é un invasione del loro territorio, senza contare che il nuovo stile di vita della famiglia spesso conduce il cane a vedersi ridurre drasticamente il tempo dedicato a lui: le passeggiate sono più corte, i momenti di gioco e d’interazione si riducono in frequenza e durata, pertanto cercate per quanto possibile coinvolgerlo nelle abitudini del bambino. Ricordate.

2. PREVENIRE LA GELOSIA É SEMPLICISSIMO, CURARLA UN PO MENO

Valutate attentamente il comportamento del vostro animale, ma nello stesso tempo non create voi dei blocchi che potrebbero aumentare la loro gelosia. É importante che non siate eccessivamente apprensive, e non dimostriate troppo le vostre paure, il cane lo percepisce come un surclassamento, quindi vi consiglio se l’operazione vi preoccupa particolarmente di far procedere vostro marito, o comunque qualcuno che il cane valuta come parte della famiglia.

Avvicinateli in modo che sentano l’odore del piccolino, meglio iniziare dai piedini, e se vorrà leccarlo non preoccupatevi più del dovuto. Un cane sano non porta alcuna malattia, al contrario. I cani trasportano in maniera inconsapevole alcuni microorganismi e piccoli batteri all’interno delle mura di casa.

Tranquilli! Potrebbe sembrare rischioso, ma non lo è!

Questo fenomeno induce infatti il rafforzamento del sistema immunitario del neonato, rendendolo meno propenso a contrarre malattie. È bene evitare invece che il bambino tocchi le cose del cane, come la ciotola, la cuccia e i giochi: a questo scopo bisogna collocare la cuccia in una zona della casa tranquilla e inaccessibile al bimbo.

3. PREPARATELO PRIMA DELL’ARRIVO

É importantissimo fare in modo che il cane impari a conoscere i bambini gradualmente e in modo corretto, associandoli sempre ad esperienze positive. Quando le prime volte avvicinerete il bambino e il cane rimarrà tranquillo, potrete proporgli del cibo o delle coccole.

Quando tornate dall’ospedale fate in modo che Fido incontri il nuovo arrivato fuori di casa, prima che entriate, questo perché i cani hanno un forte senso del territorio e non amano le invasioni brusche.

Ancora ancora meglio se li farete abituare per tempo al loro odore. Io ho due cani e mio marito quando ancora ero all’ospedale quando tornava a casa, portava le tutine a far annusare a Maya ed Achille in modo che riconoscessero come odore amico, l’odore della mia piccola al nostro rientro.

 

4. NON ANTICIPATE I TEMPI

Importante è non forzare né il cane, né il piccolo. Avranno tempo per diventare inseparabili, tempo al tempo. Basterà metterli nello stesso ambiente e magicamente con il tempo si attrarranno come due calamite.

5. NON LASCIATELI MAI SOLI

Per quanto siano buoni gli animali, hanno degli istinti e i neonati sono ancora troppo fragili e indifesi per potersi difendere anche se si trattasse di gioco o goffaggine dei cani. Per assurdo dei miei due cani, il labrador che credevo diventasse una seconda mamma non la considera minimamente e il bassotto con il quale c’è stato un inizio più burrascoso, nel senso che avendo paura era diffidente e stava alla larga, crescendo è diventato il suo amico inseparabile. Per quanto si pensa di conoscere un animale non si può mai dire quale sarà la loro reazione.

Anche voi avete animali in casa?
Qual é stata la vostra esperienza?

Scrivetemi le vostre esperienze!

valeria@laprimanina.it

Come vestire un neonato per le festività natalizie: consigli di stile di una neomamma

Come lo/a vesto per Natale?

Quando si é mamme da poco é anche questo uno degli interrogativi che si aggiunge alla lista mentale già chilometrica.

Se stai pensando “il suo primo Natale deve essere speciale” e sei carica di aspettative ma allo stesso tempo ansiosa ed emozionata devi sapere che anche io lo sono.

Anche se questo per Nina é effettivamente il suo secondo natale, (lei é nata il 12 Dicembre) devo confessarvi che il primo Natale non me lo sono goduto come avrei voluto.

Per questo motivo, ecco qualche consiglio di stile su come vestire a festa la tua piccola lei o il tuo piccolo lui per il suo primo Natale.

Naturalmente, girando per i negozi é difficile non notare i tantissimi abiti a tema natalizio delle vetrine dei negozi per bambini. Vi sfido mamme a non fiondarvi subito dentro per dare un’ “occhiata” a tutte la collezione.

Purtroppo, quello che succede spesso é che l’attimo dopo vi accorgerete che anche se bellissimi quei vestiti sono completamente inadatti.

Allora prima regola: cercate il comfort!
Prediligete dei tessuti comodi come il caldo cotone e con pochi dettagli (no ai glitter e paillettes!).

Un’idea potrebbero essere delle tutine in tartan, a sfondo rosso o con fantasie a tema.
Sono pratica e facilissime poi da lavare qualora si sporcassero (e si sporcheranno!)

Se proprio non amate le tutine, provate con un coordinato di due pezzi: maglioncino e pantaloni per maschietto gonnellina e felpa per femminuccia.

Se invece non volete complicarvi la vita, bastano delle semplici t-shirt a maniche lunghe con scritte a tema Natale o Capodanno: un capo che “fa” subito l’outfit senza investire troppo tempo e denaro.

E se invece di abiti, volete optare per degli accessori?

Ho già in mente due o tre idee che vi renderanno entusiaste e che probabilmente vi faranno “aspettare” la settimana santa con più trepidazione.

  • bretelle (adoro!) per i maschietti, ovviamente di colore rosso
  • cappellini e sciarpette, stile scozzese of course!

I miei consigli per oggi terminano qui ma se vi vengono in mente altre idee, potete commentare l’articolo e io le aggiungerò in seguito.

I regali ideali per Natale

Non so voi ma io amo tantissimo questo periodo dell’anno, le vacanze, l’atmosfera, le luci, le musiche, i dolci e le riunioni familiari…non so proprio cosa ci sia di meglio.

Cosa regalare a un neonato per il primo Natale della sua vita?