Sempre la stessa domanda atavica: “ma perché piange?”
Amici, parenti e conoscenti lo chiedono spesso.
E, se devo essere sincera, anche io me lo sono chiesta spesso durante i primi mesi di vita di Nina.
Tutti i bambini piangono, chi più, chi meno.
Avete anche voi quell’amica che dice “no, il mio è bravissimo, non piange quasi mai”.
Ed è quel “quasi” che la frega, perché se anche foste il genitore migliore al mondo e vostro figlio fosse calmo e pacifico come il mare di sera d’estate, vi assicuro che il pianto è una cosa del tutto naturale.
Spesso, lo so, è però destabilizzante, ma è l’unico mezzo a sua disposizione per farsi ascoltare e far capire che qualcosa non va, e chi si prende cura di lui deve imparare a decodificarlo correttamente senza farsi prendere dal panico.
I vizi non esistono, esistono i bisogni e sapere che chi lo ama accorre al suo pianto dandogli conforto, è una consapevolezza che il piccolo porterà con sé per tutto il resto della sua esistenza.
Il bambino piange normalmente circa 60-90 minuti al giorno durante le prime 3 settimane di vita, nelle settimane successive il pianto può aumentare di 2-4 ore al giorno, poi gradualmente decresce intorno ai 3 mesi di età.
I motivi spesso sono:
- fame
- disagio
- affaticamento
- noia
- eccesso di stimoli
- caldo
- sonno
- qualche disturbo o dolore
Occorre quindi armarsi di tanta pazienza e assecondare quanto più possibile le sue esigenze, ma nel contempo non si deve nemmeno favorire la sregolatezza.
E’ particolarmente difficile mantenere calma e tranquillità quando ancora non si riconosce il pianto del bambino, quando c’è carenza di sonno, senso di impotenza e forse una crisi post parto scatenata dal cambiamento ormonale.
E’ importante però, capire da subito che il bambino non ha ancora i sensi sviluppati ma una particolare empatia che gli permette di percepire la situazione psicologica di chi gli sta vicino, cioè l’umore dei genitori, le loro tensioni, i loro stati d’animo.
Per non entrare in un circolo vizioso è necessario comprendere che la prima cosa di cui ha bisogno un neonato, a parte ciò che gli assicura la sopravvivenza, è un ambiente familiare disteso e sereno e per calmare lui, dovrete necessariamente prima calmare voi stessi.
Questo è assolutamente vero ed è quanto dicono tutti, ciò che non viene detto invece è che i primi giorni sono faticosi e impegnativi e l’ambiente è molto difficile che sia sereno e disteso.
Non siamo cattive madri, ma solo persone che si devono abituare a nuovi ritmi e responsabilità, non vi preoccupate, trascorsi i primi mesi andrà tutto meglio, dovete solo imparare a decodificarlo correttamente senza farvi prendere dal panico, o come dico io a “disinnescare” prima che scoppi una bomba.
Nel momento critico fate alcuni respiri profondi, se necessario lasciatelo piangere e cambiate stanza per un attimo, cercate di capire cosa vi fa impazzire, quali sentimenti personali offuscano la necessità di soddisfare il bisogno del bambino e soprattutto lasciate scivolare via la rabbia e il senso d’impotenza.
Dopodiché sarete pronte per tornare e con razionalità analizzare la situazione:
Cosa stava succedendo prima che piangesse?
Ascoltate il pianto, esaminate il suo comportamento e troverete la soluzione e nel caso non ci riusciste, pazienza, a meno che non stia bene, vedrete che inevitabilmente dopo un po’ si calmerà.
Ora vi consiglierò una lettura che posso tranquillamente definire il mio salvavita. E dopo averlo consigliato a diverse mamme, anch’esse ne sono rimaste estasiate… ha risolto tantissimi miei dubbi!
Vi giuro: i migliori soldi spesi per la mia salute mentale.
Il libro in questione è: Il linguaggio segreto dei nenonati di Tracy Hogg che potrete trovare qui. All’interno troverete tutte le risposte per i primi giorni insieme,nello specifico di questo argomento, potrete trovare una guida con le risposte alle varie domande e spiegazioni del pianto nei vari contesti e soprattutto una descrizione dettagliata dei vari tipi di carattere del bambino per conoscerlo più rapidamente e prevenire il pianto stesso . Io lo reputo un acquisto indispensabile come supporto nei primi mesi, alla pari dei pannolini.
L’autrice parla inoltre di un metodo chiamato EASY che è una sorta di routine che ti permette di capire in anticipo, poiché il bambino è un essere molto abitudinario, quali sono i bisogni del neonato prima ancora che si manifestino, inoltre, migliorerà la vostra capacità di osservazione, una vera e propria guida per comprendere il comportamento del piccolo.
Di seguito delle indicazioni ispirate proprio dal libro:
1. STANCHEZZA
Solitamente il pianto inizia dopo il gioco, comincia come un lamento e se non viene messo a nanna inarca la schiena, si afferra le orecchie, le guance o si graffia la faccia che gira da una parte all’altra, in braccio cerca di girarsi scalcia in modo scoordinato. Se non lo addormentate prima del terzo sbadiglio con molta probabilità il lamento si trasformerà in pianto
2. ECCESSO DI STIMOLI
Solitamente il pianto inizia dopo il gioco, è un pianto lungo e forte, si agita e si ritrae dagli oggetti, allontana la testa da tutto ciò che è fonte di stimolo, ha uno sguardo spiritato. Se cambiando lo scenario continua a lamentarsi potrebbe essere stanchezza.
3. COLICHE
Cominciano senza preavviso, soprattutto nelle ore serali, è definito pianto inconsolabile. Le crisi di pianto sono accompagnate da agitazione, arrossamento del volto e smorfie, flessione degli arti inferiori verso l’addome, possibile emissione di gas e probabile ricerca del seno materno come tentativo di consolazione. L’unica cosa che potete fare è coccolarlo e dondolarlo a pancia in giù o fargli un massaggio in senso orario attorno all’ombelico. Nel caso in cui le coliche fossero molto frequenti e disturbanti, il vostro pediatra potrebbe consigliarvi un preparato, sia esso naturale o farmacologico.
4. REFLUSSO
Si presenta dopo aver mangiato. Il piccolo si agita e spesso rigurgita, tutto il corpo si irrigidisce tende a distendere le gabine e inarcare la schiena storcendo lateralmente la testa. Fase transitoria che nella maggior parte dei casi non porta problemi ma deve essere valutata dal pediatra.
5. SOLITUDINE
Cominciano se lasciato solo, inizia come versetti rumorosi come colpi di tosse che sfociano in pianto se non gli si dà attenzione, si guarda intorno per cercarvi.
6. FREDDO
Può capitare durante il cambio o dopo il bagnetto. Pianto forte, con tremolio del labbro inferiore, può mostrare segni di cianosi e pelle d’oca.
7. CALDO
Lamento nervoso simile a un respiro affannato che sfocia in pianto, il bimbo si presenta caldo e sudato, rosso in viso, fatica a respirare potrebbe avere puntini rossi sul viso.
8. FAME
Si presenta ogni 3-4 ore. Può anche presentarsi la sera dopo meno tempo se si allatta al seno poiché il latte è meno consistente e più acquoso quindi potrebbe saziare meno. Il pianto è ripetitivo e stabile. Il bimbo inizia succhiarsi le labbra e a muovere la testa lateralmente con il collo allungato indietro cercando il seno, inoltre oltre a portarsi i pugni alla bocca, se avvicinerete qualcosa alla bocca inizierà istintivamente a succhiare.
9. È SPORCO
E’ più un lamento che un pianto vero e proprio. Con i pannolini di oggi è difficile che si lamenti perché è bagnato, era vero anni fa ma ora i pannolini sono studiati appositamente in modo che rimangano sempre asciutti. Invece quando si parla di pupù il discorso cambia. Quando sono sporchi oltre ad accorgervene ovviamente dall’odore, il bambino tenderà a “scodinzolare” muovendo il sederino infastidito.
10. MALESSERE
Pianto forte e insistente, se un bambino, messo a proprio agio, continua piangere insistentemente è meglio consultare il medico, potrebbe non stare bene o avere qualche dolore.
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