Svezzamento: cosa fare e cosa non fare – Svezzamento parte III

Di seguito i miei consigli su cosa fare e cosa non fare quando l’argomento é lo svezzamento.

Partiamo con cosa sconsiglio di non fare.

Servire porzioni troppo grandi. Servigli delle porzioni appropriate e non insistere se si dichiara sazio. Ogni bambino è perfettamente capace di autoregolarsi sulla quantità di cibo che gli è necessaria, perciò è molto importante evitare ogni forzatura e imparare a riconoscere i segnali con i quali ci comunica quando è sazio o quando ha fame.

Sconsiglio anche ad insistere affinché svuoti il piatto. Forzare il bambino a mangiare controvoglia è controproducente. Il pasto deve comunque essere un momento di piacere. Se al contrario diventa un momento di tensione tra genitori e figli, si rischia di creare uno sbagliato rapporto con il cibo che si potrà ripercuotere anche sulla sua vita adulta.

Permettigli di scegliere qual è il menu.
Lascia che esprima i suoi gusti. Ricorda però che seppur privilegiando i suoi cibi preferiti, è importante proporre sempre nuovi sapori ed è bene che gli alimenti sani, come frutta e verdura, non facciano le spese a favore di alimenti di solito più graditi ai bambini come il formaggio. Ricordatevi che le abitudini alimentari imparate nei primi due anni di vita tendono a mantenersi nel tempo.

Smettere di provare! Possono volerci fino a 20 tentativi prima che un bambino accetti un determinato sapore quindi non mollate al primo colpo e continuate a proporre l’alimento incriminato. Inoltre se dovesse sputare un alimento non significa necessariamente che non gli piaccia, a cibi diversi corrispondono reazioni diverse…se invece proprio non gli piace riprovate dopo una settimana.

Non usare il cibo come premio: soprattutto se il premio consiste in alimenti grassi e zuccherosi che ovviamente ai bimbi piacciono molto. Se un dolce diventa una ricompensa, nella mente del bambino si crea l’idea che il dolce è auspicabile mentre il cibo sano non lo è, contribuendo così a creare uno sbagliato rapporto con l’alimentazione.

L’abitudine di offrire un ultimo pasto a base di latte prima della nanna è diffusa ma non per questo da incoraggiare per principio. Se il bambino reclama il latte e si ha la sensazione che accontentarlo significhi anche garantirgli un più rapido addormentamento e un riposo notturno più sereno e continuativo si può tranquillamente concederlo, diversamente non conviene proporglielo.

E se non mangia?

Vorrei rispondere a questa domanda dicendovi cosa è capitato a me.
Allora avevo appena finito di raccogliere tutte le informazioni quando cosa come ecc. ero prontissima, pazza come sono avevo già deciso il menù per i primi due mesi circa…hihihi….eccitatissima preparo con il mio fedele bimby il brodo e comincio a fare tutti gli intrugli mescolo la farina e il brodo, preparo il seggiolone tutto da manuale, prendo la piccola le metto il primo cucchiaino in bocca ed ecco l’inaspettato: mi risputa tutto con una faccia che più schifata non si può….e vabbè dovrà abituarsi penso, d’altronde la frutta se l’è sempre sbaffata con gusto, e invece il secondo cucchiaino uguale al primo il terzo peggio che i primi e al quarto aveva deciso di scioperare, bocca serrata e niente più…e quindi?

Ovviamente ho dovuto cambiare i programmi e trovare il metodo per fare mangiare la piccola.

Cominciamo con il dire che nel modo di crescere la mia piccolina ho scelto in leitmotive: serenità!

Cerco di essere una mamma poco apprensiva ma attenta ai bisogni, pericoli e necessità e sono fermamente convinta che i bambini non sono macchine.

È vero che seguono i medesimi ritmi e vanno incontro pressappoco alle medesime esigenze ma non è detto che il giorno del suo sesto mese sia pronto per lo svezzamento o perché è il calendario a dirlo o il pediatra.

Quando sarà pronto lui si potrà procedere e non prima, la mamma dovrebbe essere una guida, un sostegno e soprattutto in questi primi mesi una complice capace di capire le esigenze del neonato e non imporgli le proprie.

Quindi vi darò 7 consigli che per quanto mi riguarda sono risultati essere molto utili:

  1. Verificate e controllate che il bambino sia in salute.
    Febbre, diarrea, sintomi influenzali, dentini potrebbero essere la causa dell’inappetenza. Qualora si presentassero questi o altri sintomi e , se il rifiuto del cibo persiste, è svogliato, stanco e ha perso peso, non esitate a contattare il pediatra. Per tutti gli altri casi armatevi soltanto di una bella dose di pazienza.
  2. La primissima cosa è approcciare il piccolo al cucchiaino.
    Diversamente da quanto si creda l’accettazione del cucchiaino è, una cosa naturale e innata, nel caso in cui il neonato non collaborasse è semplicemente perché non è ancora pronto. Fino al quinto o sesto mese di vita il bambino presenta il cosiddetto riflesso di estrusione, che lo porta a cacciare istintivamente la lingua quando viene stimolata la bocca. Per permettere che il neonato accetti senza problemi il cucchiaio, è necessario che questo riflesso sia sparito pertanto, Non forzatelo e siate pazienti. Meglio iniziare, con un cucchiaino di silicone, morbido e sicuro. Assicuratevi che il cucchiaio che state scegliendo sia poco concavo, in modo da facilitarvi anche la raccolta dell’eventuale pappa che cola. Possibilmente lasciategli un cucchiaino tutto per lui per famigliarizzare.
  3. Istinto di sopravvivenza:
    Non forzate il bambino in alcun modo, e non vi preoccupate non si lascerà morire di fame! A riguardo vi consiglio questa lettura, è dedicata soprattutto alle mamme preoccupate di far mangiare i piccoli a tutti i costi facendosi venire crisi di nervi e ansie.
    Qui il libro che vi consiglio – > Il mio bambino non mi mangia
    L’inappetenza è un problema di equilibrio tra quello che un bambino mangia e quello che sua madre si aspetta che mangi. Mai obbligarlo. Non promettere regali, non dare stimolanti dell’appetito, né castighi. Il bambino conosce molto bene ciò di cui ha bisogno. Anche un bambino in buona salute non sempre ha lo stesso appetito. Per accontentarvi il bimbo potrebbe mangiare senza appetito E vi farà felice. Ma, alla lunga, andare al di so­pra delle sue esigenze “lo porterà a un cattivo rapporto con il cibo. Il pediatra Carlos González, responsabile della rubrica sull’allattamento materno della rivista Ser Padres, sdrammatizza il problema e, indicando regole chiare di comportamento, tranquillizza quelle madri che vivono il momento dell’allattamento e dello svezzamento come una questione personale, con angustia e sensi di colpa. Le mamme impareranno a riconoscere: l’importanza dell’allattamento al seno; quello che non bisogna fare all’ora dei pasti; i luoghi comuni e i falsi miti legati allo svezzamento e soprattutto a rispettare le preferenze e le necessità del loro bambino.
  4. Cibo è sperimentazione:
    Il momento del pasto DEVE essere vissuto come un momento positivo di condivisione tra genitori e figli, nota bene non tv e figli né cellulare e figli. Il bambino deve essere felice di essere seduto a fare esattamente ciò che sta facendo, mangiando senza distrazioni. Il suo approccio al cibo potrebbe condizionare il suo rapporto futuro con lo stesso, quindi se non volete dover corrergli in futuro dietro per tutta la casa per farlo mangiare o essere costretti ad avere televisione o radio a portata di mano. Evitate di dare cattive abitudini.
  5. Attivo no passivo:
    Fate in modo che sia il più presente possibile, avvicinatelo al tavolo mentre mangiate, iniziate da subito a condividere il momento familiare del pasto, create una routine, un po come per la nanna, adagiatelo nel seggiolone mentre apparecchiate, offritegli un suo cucchiaino con cui giocare mentre fa la pappa e non. Permettetegli di pasticciare con le mani la pappa stessa. Insomma rendetelo il più partecipe possibile a ciò che avviene durante il pasto.
  6. Rispettate i suoi tempi:
    Se non è pronto, non è pronto! Senza frustrazioni, ne paure ansie o vergogna di essere diversi considerate le sue priorità e non le vostre, cercate di capire cosa gli crea disagio (il seggiolone, il cucchiaino, l’ambiente, il gusto, ecc) e agite per correggere il problema, un passo alla volta. Difficilmente osservandolo attentamente non riuscirete a coglierne il motivo. Ricordate che non ci sono tempistiche o scadenze da rispettare e non dovete rendere conto a nessuno se non alla creatura che avete davanti. La mia piccola per esempio inizialmente non gradiva ne la consistenza ne il gusto della prima pappa alche per la prima settimana ho preparato la pappa che le proponevo con il cucchiaino ma che dopo i primi pianti rovesciavo senza indugio nel biberon allungandola con un altro po’ di brodo e anche se non era proprio di suo gusto la beveva tranquilla. Credo che arrivasse troppo affamata e il cucchiaino non la saziava così ho spostato la frutta a metà mattinata e dopo una settimana così ,il numero di cucchiaini ha cominciato ad aumentare e la quantità da travasare nel biberon a diminuire, ma non c’era ancora quel clima disteso che tanto agognavo alche bando alle indicazioni telefonai alla pediatra chiedendo se potevo passare prima agli omogeneizzati, la sua risposta? Signora, la bimba deve mangiare la carne scelga lei come…La adoro! Con gli omogeneizzati è cambiato tutto e ho addirittura dopo pochi giorni dovuto aumentare le dosi per come se la sbaffava. Amiche invece hanno avuto problemi con il seggiolone e capendo facendolo mangiare in braccio, che il problema era quello hanno gradualmente fatto accettare al piccolo la situazione. Quindi regola fondamentale: Osservatelo!
  7. Non combattete ma perseverate:
    Se dopo aver provato diversi sapori, diverse consistenze, diversi luoghi, il piccolo dovesse ancora rifiutare il cibo, potrete sempre chiedere consiglio al vostro pediatra di famiglia. Ricordate che un’atmosfera comoda e rilassata durante i pasti facilità buone pratiche alimentari, con incoraggiamenti e senza litigi, questi episodi saranno passeggeri e non inficeranno un adeguato consumo di alimenti. Ma concretamente che fare se il piccolo comincia a piangere disperato? Io sono per toglietegli il piatto e farlo tranquillizzare, provare a riproporglielo dopo una mezz’oretta (potrebbe non essere ancora abbastanza affamato all’orario che avete scelto per il pranzo) ma fate attenzione a non farlo mangiare irregolarmente, potrebbe innescare un circolo in cui avrà sempre meno appetito al pasto successivo. Ma se invece non si dovesse calmare per la troppa fame? Provate con la frutta o con lo yogurt, in modo che non associ il fatto che se piange evita la pappa per ottenere il latte. Successivamente potrete anticipare la poppata successiva se fosse ancora affamato, ma questo potrete valutarlo solo dopo aver osservato ed effettuato le diverse prove. Non combattete quindi contro di lui imponendogli una particolare alimentazione ma nello stesso tempo non demordete e portate avanti la vostra linea step by step.

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Il metodo più semplice ed efficace per svezzare un bambino – Svezzamento parte II

Più del cosa, è importante il come, abbiamo visto nel precedente articolo, che secondo l’autosvezzamento non ci sarebbe un ordine specifico di alimenti, ma per semplificarci la vita vi darò delle istruzioni su come comportarvi nell’approccio con i vari alimenti.

Il metodo più semplice ed efficace per svezzare un bambino è:

solitamente, l’introduzione graduale dei vari alimenti, iniziando con piccole dosi.
Questo serve alla mamma per capire se il bimbo riesce a gestire la deglutizione e tollera il cucchiaino, per saggiare la tolleranza delle nuove consistenze dei cibi e dei gusti che hanno e per verificare che non vi siano allergie o intolleranze.

Proprio per limitare le possibili intolleranze la regola è “un alimento al giorno” cercando di mantenerlo per almeno 3 giorni di fila, così da poter notare l’insorgere di eventuali modifiche di qualsivoglia genere. Generalmente sono lievi intolleranze, quindi non preoccuparti più del dovuto, di solito si possono presentare eritemi, asma, tosse, irritazioni al sederino, diarrea, lacrimazione, vomito.

Con lo svezzamento dopo i 6 mesi e specialmente nel periodo estivo occorre iniziare a somministrare l’acqua.
Deve bere molto perché con le prime pappe anche i reni lavorano molto di più per eliminare le scorie, inoltre agevolerà il transito intestinale. Ecco allora che ingerire molti liquidi, così come succede per gli adulti, è importante anche nell’alimentazione dei piccoli.

Il bimbo si regola da solo per quanto riguarda la quantità da assumere nelle 24 ore, il bambino assume una consistente quantità di liquidi grazie al latte, al brodo vegetale e alla frutta, quindi non bisogna preoccuparsi se si ha la sensazione che non beva abbastanza: se rifiuta l’acqua vuol dire che non ha sete, bisogna però ricordarsi di offrirgli da bere più volte al giorno.

Il latte materno contiene circa l’87% di acqua pertanto un bambino sano allattato al seno a libera domanda generalmente prende liquidi a sufficienza.

Un bambino non allattato al seno deve ricevere liquidi da altre fonti quando prende alimenti complementari e latte artificiale.

Nei climi temperati sono necessari almeno 400-600 ml/die di altri liquidi in aggiunta ai circa 200-700 ml/die di acqua provenienti dal latte e da altri cibi; in climi molto caldi sono necessari 800-1200 ml/die.

Degli alimenti complementari sono generalmente necessari a partire da quest’età, in aggiunta al latte materno.

Gli alimenti complementari possono essere classificati in:

  • Alimenti di transizione (passati, in purea, semisolidi), alimenti cioè appartenenti a specifiche categorie ma adattati per andare incontro alle particolari esigenze nutrizionali e fisiologiche del lattante.
  • Alimenti familiari, basati su una dieta familiare varia ed equilibrata, con qualche piccolo adattamento.

Il passaggio dal latte materno agli alimenti di transizione, fino alla completa integrazione nella dieta familiare con la cessazione dell’allattamento al seno, dev’essere graduale.

Quando il bambino si sarà abituato a mangiare un po’ di tutto, è bene programmare pranzo e cena variando gli alimenti in modo da offrire un “pasto completo” anche somministrato separatamente (meglio dopo l’anno), l’importante è che contenga tutti i nutrienti secondo le indicazioni riportate a seguire, valide sia per gli adulti che per il bambino.

Contenere acqua (i primi mesi è data con il brodo)+ carboidrati,(prima farine poi pasta o pane) + grassi (olio) + proteine(si comincia con liofilizzati per passare ad omogeneizzato a cucinai al vapore) + vitamine e minerali (verdura).

Per ragioni di sicurezza, un bambino deve sempre essere adeguatamente sorvegliato.
L’adattamento al mutare delle abilità motorie del bambino richiede una stretta attenzione, dato che queste cambiano rapidamente nei primi due anni di vita. Il tempo necessario al bambino per mangiare una certa quantità di cibo diminuisce con l’età per gli alimenti solidi e viscosi, ma non per le puree più diluite. Anche l’abilità di maneggiare un cucchiaio o una tazza, o di afferrare un pezzo di cibo con le mani migliora con l’età durante i pasti. Dagli un cucchiaio tutto per lui e quando sarà in grado di portarlo alla bocca riempilo recuperando con il vostro ciò che cade. Imparerà in fretta che può fare da solo.

Come procedere

Pur considerando che vi sono variazioni nei bisogni dei singoli bambini, il latte materno da solo non è sufficiente a soddisfare tutte le esigenze nutrizionali dei bambini dopo i sei mesi. Il fabbisogno di latte è di circa 700 ml dalla nascita a due mesi, dopodiché tra i 3 e i 5 mesi passa a circa 800 ml.

A 6 mesi si prevedono 4-5 pasti, di cui uno rappresentato dalla pappa e 3-4 dal latte artificiale, in quantità variabili da 170 a 230 ml di latte a pasto. Il fabbisogno di latte ritorna ad essere i latte (circa 700 ml) e 200 Kcal di alimenti complementari. Pertanto nel mio caso che la piccolina mangia 4 volte al giorno, di cui una pappa, e le rimanenti 230 di latte, sarebbe meglio non sostituire una poppata con la frutta ma dargliela in aggiunta ad essa, altrimenti non riceverebbe abbastanza latte.

Questo problema non si pone a chi fa 5 pasti che potrà sostituire quello pomeridiano alla frutta. Quando il piccolo comincerà a non bere molto latte il pomeriggio, si potrà sostituire con yogurt, frutta o una dose inferiore di latte a propria scelta.

Tra i 7 e gli 11 mesi si prevedono 4-5 pasti, di cui due rappresentati dalla pappa e 2-3 dal latte artificiale, in quantità variabili da 170 a 230 ml di latte a pasto. Il fabbisogno di latte sarà di circa 500ml e 455 Kcal di alimenti complementari. Il problema dello spuntino per chi fa 4 pasti totali al giorno rimane come nel mese precedente.

Tra i 12 e i 24 mesi, i pasti dovrebbero diventare 5 colazione, pranzo, cena e due merende. Si raccomandano 200-400 ml/die di latte vaccino intero non diluito se altri cibi di derivazione animale sono inclusi nella dieta, 300-500 ml/die se non lo sono. Il latte deve continuare ad essere parte integrante della dieta durante l’alimentazione complementare e si raccomanda di continuare con l’allattamento al seno fino a due anni ed oltre.

Igiene

Usate panni di carta per lavare e asciugare le superfici poiché più igieniche rispetto qa spugne ed asciugamani, acquistate anti batterici come il napisan (quello che si può anche non risciaquare).
Lavate bene la frutta e fino al compimento dei 6 mesi occorre cuocerle al vapore o bollirle. La sterilizzazione fino ai 6 mesi riveste ancora un ruolo importante pertanto sterilizzate tutto ciò che viene a contatto con i cibi.

Cosa comprare

Spugne dedicate, scottex, Napisan, frullatore, grattuggia( meglio di vetro), colino, cucchiaino (Importante è verificare che nessun oggetto in plastica che utilizzate per le pappe contenga il Bisfenolo BPA con il riscaldamento con molta probabilità può contaminare l’alimento), vasetti, vaporiera passaverdure.

Qui puoi leggere l’articolo sullo Svezzamento – parte I

Scarica la guida completa sullo svezzamento

Tutto sullo svezzamento – Parte I

Partiamo da una domanda importante:
Svezzamento o Autosvezzamento?

La mia reazione quando la pediatra mi ha chiesto se avevo una preferenza tra svezzamento e autosvezzamento è stata pensare: “ma stiamo scherzando?”

Ovviamente non sapevo neanche ci fosse un diverso approccio e un’altra scelta da compiere…uff, ma non potevano creare una guida da distribuire?

Parto con il dire che ogni pediatra ha una propria visione di svezzamento e difficilmente se ne parlerete con le amiche, avrete una direzione univoca da seguire, sia come tempistiche che come modalità, io ho parlato con 10 pediatri diversi per scrivere una guida che segua una direzione omogenea.

Secondo l’opinione della mia pediatra occorre muoversi nel mezzo.

Io personalmente, per l’esperienza che ho vissuto fino ad ora con la mia piccolina, posso affermare che seguo moltissimo un consiglio che diede una pediatra a mia zia quando nacque mia cugina, e cioè che la mamma sono io e che sono io che sto con lei tutto il giorno e tutti i giorni, pertanto sono io che la conosco e la capisco e posso seguire ciò che il suo atteggiamento mi indica.

Alcuni pediatri propongono linee guida per l’introduzione graduale degli alimenti, che nell’arco di due o tre mesi dall’inizio dello svezzamento permettono di arrivare ad un’alimentazione completa questa è la base dello svezzamento classico.

Altri pediatri lasciano completamente in mano alla madre o al padre la gestione di questo momento prediligendo la scuola di pensiero dell’autosvezzamento, ovvero una modalità più libera che permette di aggiungere man mano alimenti diversi dal latte, nessuna preparazione specifica per il lattante ma piccole quantità di cibo degli adulti, cucinato in modo leggero e salutare poiché sarà il neonato stesso a orientarsi verso i cibi che gli interessano. Ovviamente sminuzzato o schiacciato.

Non sono molto in linea con questa metodologia, soprattutto perché il neonato non è in grado di capire quali siano i suoi fabbisogni nutrizionali quindi le sue scelte potrebbero non essere le più idonee per la sua crescita salutare.

Per l’autosvezzamento è assolutamente necessario che il bimbo sia in grado di star seduto da solo con la schiena ben dritta e di deglutire non solo liquidi, dimostrare interesse per il cibo solido, dovrebbe anche già essere in grado di scegliere dicendo sì o no e di prendere il cibo da solo. In ogni caso il mio approccio è stato influenzando dal fatto che se ogni pediatra dice di fare una cosa diversa non è proprio necessario seguire una tabella, ma farsi portare un po’ dal buon senso.

Svezzare nel modo corretto è fondamentale per garantirgli una sana crescita ed un corretto sviluppo salvaguardando un apporto proteico e calorico bilanciato, significa assicurarsi che avrà un buon rapporto con il cibo e ridurrà il rischio di intolleranze, allergie e carenze vitaminiche (in particolare di ferro).

Peccato che per quanto sia importante non ti venga detto praticamente niente….io sono maniaca del controllo e questo ormai lo avrete capito ma alcune domande ce le poniamo un po’ tutte?

  • A quanto tempo dalla frutta posso dare il latte?
  • Dopo quanto posso passare alla pastina?
  • E quando aggiungere il pasto serale?

E…. potrei continuare per qualche ora!
io cercherò, come per gli altri articoli del blog, di dare delle linee guida per uno svezzamento che non segue regole precise ma neanche che lasci la mamma brancolare nel buio.

Ovviamente come già detto e ridetto queste sono indicazioni che vi danno sicurezza perché vi danno una risposta immediata se avete dubbi ma solo voi che conoscete i vostri piccolini potete trovare il metodo più corretto per lui o per lei.

L’ Organizzazione Mondiale della Sanità parla di svezzamento dal 6° mese in poi, perché ipotizza che il bambino fino al 6° mese si nutra ancora solo di latte materno. Ma questa è la teoria.

La realtà non sempre, anzi quasi mai è così.

Se il latte materno è sufficiente è fondamentale attendere il 6° mese, diverso è il caso di allattamento misto (pasti di latte materno + pasti di latte artificiale) che permette di accettare che lo svezzamento inizi intorno al 4°/5°mese.

Già da questo punto incontreremo pediatri che consigliano di aspettare, altri che fanno iniziare prima, chi dice di iniziare con solo frutta (almeno 3 settimane dopo dalla somministrazione della frutta e si propone a pranzo) e chi dice che iniziare con alimenti dolci li confonde e potrebbe rendere difficoltoso lo svezzamento stesso, e quindi?

E quindi regola base: introdurre gradualmente i vari alimenti, iniziando con piccole dosi e non più di uno al giorno. Questo è fondamentale, dopodiché scegliete l’approccio del vostro pediatra o quello che ritenete per voi il più opportuno, come detto poc’anzi se ci sono diverse teorie su dolce e salato è perché comunque danno non si fa.

Come per qualsiasi cosa, per capire se è il momento adatto per iniziare occorrerà osservare attentamente il piccolino e cogliere i segnali che ci dà per farci capire che è ponto.

Se il bambino ha più di quattro mesi, mostra con continuità molti di questi comportamenti e il suo peso natale è raddoppiato, potrebbe essere pronto per iniziare lo svezzamento; se, però, ha meno di sei mesi, dovreste parlarne col vostro pediatra e decidere come procedere.

Sintomi, cose da notare che ti faranno capire che puoi iniziare con lo svezzamento:

  • Fa quattro o cinque pasti completi al giorno, poppando bene da entrambi i seni, o bevendo un biberon di 240 ml di latte artificiale e comincia a diventare irritabile e mordersi le mani tra una poppata e l’altra
  • In genere dorme bene durante la notte e nei pisolini diurni, ma si sveglia sempre più presto;
  • Si morde troppo spesso le mani e, mostrando una buona coordinazione occhi-mano, cerca di mettere in bocca qualsiasi cosa;
  • È già incuriosito da ciò che succede in tavola e tenta di allungare la mano verso il cibo;

Sintomi, cose da notare che ti faranno capire che NON puoi iniziare con lo svezzamento:

  • Non cominciare prima della 17° settimana perché solo dopo avrà maturato tutte quelle funzioni (neuromotorie, digestivo-metaboliche, immunitarie, renali) che gli permettono di inghiottire e digerire ogni tipo di cibo usato normalmente dagli adulti in casa.
    Molti esperti attribuiscono l’aumento delle allergie e intolleranze ad un o svezzamento precoce o tardivo se avvenuto oltre la 26° settimana di vita;
  • Non prima che il bimbo abbia uno sviluppo sufficiente neuro-muscolare di collo e la testa;
  • Non prima che abbia perso il “riflesso di estrusione” che fa si che spingano fuori con la lingua tutto quello che non è liquido e che hanno in bocca: è un riflesso di protezione, aiuta il bambino che è troppo piccolo per deglutire solidi a difendersi da quello che accidentalmente finisce in bocca. Per lo svezzamento invece deve essere in grado di spostare il cibo dalla parte anteriore a quella posteriore per poi inghiottirlo;

Scarica la guida completa sullo svezzamento

Come scegliere il migliore latte artificiale in base al rapporto qualità prezzo

La scelta del latte artificiale

La normativa italiana ed europea sul latte per neonati è molto severa: tra l’altro non si possono utilizzare Ogm e sono molto bassi i livelli tollerati di residui di inquinanti fitosanitari (pesticidi). In etichetta deve essere chiara la distinzione tra latte per lattanti (fino a sei mesi) e latte di proseguimento, per bambini più grandi: due tipi che non bisogna confondere.

Come sottolinea il pediatra Alberto Ferrando nel suo libro Come nutrire mio figlio che potrai trovare qui“non ci sono prove scientifiche che evidenziano benefici o svantaggi di un latte rispetto ad un altro”, pertanto non temete di fare danni cambiando il latte o credere di dover chiedere al pediatra. Consiglio molto questa lettura poiché affronta il tema dell’alimentazione in tutte le età pediatriche, compresa l’adolescenza, ma focalizza l’attenzione sui primi 1000 giorni di vita, periodo fondamentale per dare al bambino corrette abitudini alimentari e prevenire malattie nell’età adulta.

Vi dico subito che l’80% dei genitori cambia almeno una volta la marca del LATTE. Il latte in formula può facilmente causare diarrea, stitichezza, coliche, reflusso e potrete trovarvi facilmente nella situazione di dover cambiare diverse volte marca del latte prima di trovare quello più adatto per il piccolo. Ogni bimbo è a se, adattatevi alle sue esigenze.

Le differenze fra i vari tipi di latte sono minime e dovrebbero essere proposte in base alle caratteristiche del neonato. Per i prematuri servirà un latte più ricco, per quelli nati con il parto cesareo un latte arricchito con probiotici, un latte “più semplice” per quelli con allattamento misto, artificiale e materno, e un latte “più completo” per i neonati che devono crescere esclusivamente con il latte in polvere.

prescrivere un tipo di latte piuttosto che un altro in base alle esigenze del lattante. (pretermine, nato con cesareo, ecc.)ma sono davvero rari i pediatri che fanno un analisi attenta in base alle diverse esigenze , molto più comunemente anche loro hanno delle preferenze e delle abitudini quindi se il neonato non ha necessità particolari andate pure in farmacia ad acquistare il neolatte che è uno dei meno cari.

Peccato che spesso i pediatri prescrivono spesso lo stesso tipo senza fare alcuna analisi.

Quindi possiamo dire che essendo la formula di base del latte uguale per tutti, la differenza sta nelle componenti superflue fermenti ecc… purtroppo sono davvero rari i pediatri che fanno un analisi attenta in base alle diverse esigenze , molto più comunemente anche loro hanno delle preferenze e delle abitudini quindi se il neonato non ha necessità particolari andate pure in farmacia ad acquistare il neolatte che è uno dei meno cari.

Altroconsumo ha testato 21 campioni di latte artificiale, quello per neonati, dalla nascita ai sei mesi, ciò che ne è risultato è che i prodotti di marca come sempre costano di più, indipendentemente dal canale di vendita. Ma il prezzo non è un indicatore di qualità. I 21 prodotti analizzati sono, dal punto di vista degli ingredienti, molto simili. E quelli che contengono gli ingredienti aggiuntivi non sempre sono tra i più cari. Insomma anche in questo caso il prezzo è più questione di marketing che di qualità. Un estratto del articolo a seguito.

Andiamo ancora più nel dettaglio. Un altro studio di altroconsumo riporta che il latte artificiale può contenere contaminanti pericolosi oltre la dose giornaliera tollerabile. Di seguito un estratto dall’articolo

Ultimi accorgimenti dedicati al risparmio.

Esistono due tipi di latte artificiale: latte in polvere da ricostituire e latte già liquido. In generale il latte liquido è più caro di quello in polvere, a parità di marca: è il prezzo da pagare per la maggiore comodità di utilizzo, è già pronto, basta scaldarlo a 37°C.

Diversi i canali di vendita, supermercati, negozi per bambini e farmacie. Il che implica prezzi molto variabili a seconda del luogo in cui il latte è venduto: i negozi per bambini sono spesso più cari anche delle farmacie. Un primo consiglio è dunque scegliere con attenzione il canale di vendita, ricordando che il più conveniente è il supermercato, che offre latte di qualità (per esempio Coop ha un ottimo prezzo e tutti gli ingredienti aggiuntivi).

Acquistate anche online se è possibile. Le spedizioni rapide con consegna in 2/3 giorni e l’integrità del prodotto garantisce la qualità.

Io ho acquistato il latte sempre online.

Con un unico ed affidabile canale di rifornimento.

Su Amazon, dove i prezzi sono decisamente più bassi anche del 50% e potrete trovare tutte le marche o quasi.

Vi scrivo una classifica dei migliori (secondo me): 

1) Nestlè, lo trovi cliccando qui: https://amzn.to/3kqT51g oppure qui https://amzn.to/30IseWP

2) Aptamil, lo trovi cliccando qui: https://amzn.to/33IgcP1 oppure qui https://amzn.to/30HwzsZ

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Conservazione e preparazione latte materno

Prima di ogni raccolta è fondamentale un accurato lavaggio delle mani. Per lo svuotamento è possibile utilizzare spremitura manuale, estrazione con tiralatte manuale o elettrico. Tutto il materiale utilizzato deve essere lavato e risciacquato con cura in modo da eliminare i residui organici. ( Io per il lavaggio ho preferito non utilizzare il sapone ma il bicarbonato, per evitare contaminazione con saponi).

Se estrai piccole quantità di latte diverse volte al giorno, mescola le porzioni solo quando si saranno ben raffreddate, mai latte appena estratto insieme a quello già raffreddato.

Non raffreddare nella porta del frigorifero ma nella zona più fredda (solitamente la parte posteriore del ripiano sopra lo scomparto delle verdure.

Si sconsiglia di aggiungere latte appena estratto a quello già congelato.

Indicare sul contenitore ora e giorno di raccolta del latte.

Quando si congela il latte, lasciare spazio nel contenitore per permettere al liquido di espandersi, non riempire per più dei 3/4

Non scongelare ne scaldare il latte nel microonde o in acqua bollente per evitare la perdita delle vitamine e minerali ma a bagno maria partendo da acqua a temperatura ambiente.

Lo scongelamento puo avvenire lentamente ( in frigorifero per un periodo non superiore alle 24 ore) o rapidamente ( a bagnomaria con acqua non superiore a 37 gradi o sotto acua corrente tiepida)

Il latte estratto e congelato, dopo lo scongelamento, potrà essere conservato per massimo 2 ore a temperatura ambiente e per massimo 24 ore in frigorifero.

Il latte non deve essere ricongelato dopo lo scongelamento.

Fai roteare delicatamente il contenitore per miscelare il grasso separato. Evita di  scuotere o mescolare il latte.

Tempi di conservazione del latte per un bimbo nato a termine:

  • temperatura ambiente (19°-26°) 4-6 ore
  • frigo 3-8 giorni
  • congelatore 2 settimane-6 mesi
  • congelato e posto successivamente in frigo 24 ore

 

Tutto il necessario per la conservazione del latte Materno:

  • Tiralatte (prima di acquistarlo, visto il costo non indifferente soprattutto per quello elettrico, consiglio di valutare che vi sia una massiccia produzione, in caso contrario potrete affittarlo in farmacia. Sconsiglio il tiralatte manuale per risparmiare tempo ed energia. Per lo stesso motivo consiglio l’acquisto di un tiralatte doppio che ha un prezzo leggermente superiore ma vi assicuro che soprattutto di notte sarete felici di dormire mezz’ora in più perché avete svuotato i due seni in contemporanea.
  • Contenitori di plastica rigida appositi. Vi consiglio di acquistare subito quelli con capienza almeno 200ml altrimenti crescendo il vostro piccolo e aumentando le dosi di latte a poppata sarete costretti a ricomprarli. Inoltre li utilizzerete anche per la conservazione delle pappe più avanti.
  • Biberon. Vi consiglio l’acquisto di almeno due per tipo, vi tornerà utile di notte quando non avrete voglia di lavarlo e sterillarlo per il mattino e ci sarà il secondo biberon lavato e magari già pronto, solo da scaldare. Io vi consiglierò quelli della mam perché personalmente mi sono trovata splendidamente, ho evitato di acquistare lo sterilizzatore perché si sterilizzano in 3 minuti nel micronde e sono anticolica…fantastici. Vi consiglio il pluripac per risparmiare e nel quale troverete anche lo scovolino per il lavaggio e un ciuccio.
  • Sterilizzatore elettrico o sterilizzatore da microonde . Io non ho acquistato lo sterilizzatore elettrico ma vi messo il link di un prodotto di cui mi hanno parlato molto bene. Nel compenso ho acquistato lo sterilizzatore da microonde, e per quanto mi riguarda mi sono trovata benissimo, molto veloce e pratico per i contenitore del latte, i biberon e i ciucci li ho acquistati della mam così erano autosterilizzanti tramite microonde. Considerate che passati i primi 6 mesi smetterete di sterilizzare qualsiasi cosa. Fate attenzione alle misure del vostro forno a microonde prima dell’acquisto, alcuni modelli potrebbero non entrare nei forni piccoli.
  • Liquidi sterilizzanti. Alcune cose, come parti del tiralatte, paracapezzoli ecc, non possono essere sterilizzate ad alte temperature. Io inizialmente ho utilizzato il prodotto nel link dopodichè sono passata al bicarbonato.
  • Scaldabiberon
  • Termos da viaggio. E’ stato il mio salvavita fuori casa. Lo utilizzo ancora adesso per le pappe. L’acqua bollita all’interno del contenitore termico mantiene la temperatura fino a 6 ore e potrai riscaldare il biberon in 2,5 minuti. Compatibile con quasi tutte le marche di biberon e contenitori per la pappa. Utile da tenere sul comodino di notte per avere l’acqua calda già pronta.

Montata Lattea – Scarsa Produzione di Latte

Produzione di poco latte

Solitamente una madre produce da 10 a 50 ml di latte nelle 24 ore successive alla nascita. Queste quantità aumentano nei giorni successivi, in coincidenza con la trasformazione del colostro in latte di transizione. A distanza di circa 2-3 giorni dal parto scatta la montata lattea, la produzione abbondante di latte, che gradualmente viene a sostituire il prezioso latte dei primi giorni, il colostro.

Una delle cause maggiori di interruzione dell’allattamento al seno è proprio la non immediata montata lattea. Questo però, può anche avvenire nelle fasi di scatti di crescita, in cui il piccolo potrebbe il bimbo sembrare sempre insoddisfatto e piangere. In questi casi, dopo aver attaccato il piccolo, potete proporgli un aggiunta di latte in formula, ma sempre dopo avergli proposto e fatto svuotare i seni così da stimolare una produzione ulteriore.

E’ bene ricordare che la sera la produzione di latte è minore e la qualità potrebbe essere non soddisfacente, perché la mamma è stanca e potrebbe produrre latte più acquoso in questo caso se vi tirate il latte, fatelo maggiormente al mattino. La dose mattutina, sarà più consistente e grassa, utilissima da proporre alla poppata pre-serale per farlo durare più ore durante la notte.

La produzione di latte si basa su un meccanismo di domanda e offerta: più il bimbo succhia e più latte viene prodotto.

La maggior parte dei bambini è pienamente in grado, basandosi sulla propria fame, di succhiare più o meno spesso e più o meno a lungo per ogni singola poppata a secondo delle loro reali esigenze (allattamento a richiesta).

Se il neonato è sano e succhia bene, è opportuno lasciare che si regoli da solo, se staccato precocemente potrebbe non arrivare a succhiare il latte più sostanzioso che esce dopo, essendo il primo più ricco di acqua per rispondere il bisogno di dissetare. Il neonato deve mangiare “tanto da saziarsi e da crescere”.

Nello stesso tempo quando vi accorgete che non ingoia più, quindi sta ciucciando solo per conforto , vi consiglio a quel punto di staccarlo e di non abituarlo a spiacevoli rituali che potrebbero renderlo dipendente da tetta. Meglio il ciuccio che attaccarlo al seno, soprattutto se ha finito di mangiare mezz’ora prima.  E’ importante che lo stomaco del bambino non sia sempre pieno.

Alcuni invece tendono a dormire troppo a lungo, pur essendo sani; vanno allora svegliati e stimolati a succhiare, soprattutto nei primi giorni dopo il parto ossia nella fase di avvio dell’allattamento. In questa fase è utile evitare di offrire altri liquidi o il ciuccio, proprio per favorire la produzione di latte.

Ci sono diversi modi per aumentare la produzione di latte:

  • Attaccare spesso il bambino è il metodo migliore ovviamente.
  • Affidatevi alle erbe. Andate in erboristeria e fatevi dare una tisana apposita. Possono risultare miracolose.
  • Io ho utilizzato le bustine PIU LATTE PLUS che hanno in un primo momento migliorato sensibilmente la situazione
  • Utilizzare il Tiralatte. C’è una tecnica per aumentare la quantità di latte prodotta in caso di poco latte o scatto di crescita. Tirare il latte per 20 minuti a seno, fare una pausa di 15 minuti e tirarlo per altri 10 minuti per parte. Ripeterlo per una terza volta per 5 minuti. Anche se non uscirà nulla stimolerete la produzione. Il tutto ovviamente senza che vi sia dolore.

Omogeneizzati – Tutto quello che c’è da sapere, Pro e Contro

Se sei arrivata al momento di comprare o decidere se utilizzare gli omogenizzati, questo articolo è quello che fa per te. Ti farò vedere i pro e i contro degli omogenizzati e in più ti darò qualche consiglio su quali acquistare eventualmente.

Iniziamo dai contro

I Contro degli omogenizzati

  1. vengono eliminate tutte le parti considerate “indigeste” come per esempio la cellulosa della frutta, che in realtà sono necessarie per un buon funzionamento intestinale.
  2. le qualità nutritive (apporto vitaminico, minerali) rispetto ad un alimento fresco sono ridotte notevolmente si perde “l’energia” nutritiva dell’alimento.
  3. contengono conservanti che alterano i sapori e fanno perdere il contatto al bambino con il reale sapore degli alimenti perdendo la stagionalità degli alimenti.
  4. La pubblicità li presenta come controllatissimi, ma da test effettuati a campione da altroconsumo in due omogeneizzati sono state trovate tracce di antibiotici (nei limiti dei valore ma comunque presenti): Nestlè Mio Omogeneizzato pollo, Mellin Omogeneizzato con carne di pollo.

I Pro degli omogenizzati

  1. Le modalità di cottura garantiscono più proprietà nutritive rispetto ad alimenti che vengono surgelati a casa. Soprattutto le verdure che essendo cotte più velocemente ad alte temperature a differenza della cottura lenta di un’ora.
  2. Comodità, praticità, trasportabilità e varietà. Pronti per l’uso, gli omogeneizzati si conservano bene e non si deteriorano perché i vasetti sono chiusi ermeticamente. Un paio di vasetti e qualche pannolino ci consentono una gita fuori porta con bambini e senza impegni. Possono rappresentare anche un buon sostituto alle pappine durante i viaggi o quando siamo in vacanza privi dei comfort delle nostre cucine o desiderosi di assoluto relax.

Alla luce di queste considerazioni, gli omogeneizzati, così come i liofilizzati, non sono indispensabili; probabilmente per alcuni sono proprio inutili. Ma per altri possono essere una scelta e per altri ancora dei prodotti da usare in caso di emergenza.

Quindi, come sceglierli?

Per scegliere l’omogeneizzato è sempre importante controllare l’etichetta e…

  • preferire prodotti senza sale aggiunto: limitare l’apporto di sale è importante a tutte le età, ma soprattutto nel primo anno di vita, sia perché i sistemi metabolici, a cominciare da quello renale, non sono ancora maturi, sia per impostare una soglia bassa del gusto salato da adulto;
  • preferire prodotti senza zucchero aggiunto: è importante limitarne l’apporto sia per l’effetto diretto sulla salute, ), sia perchè i bambini vengono abituati fin da subito ai sapori molto dolci, potrebbero poi avere delle difficoltà nell’apprezzare il gusto di altri cibi;
  • leggere sempre bene la lista degli ingredienti e confrontare i prodotti: le marche di omogenizzati hanno percentuali diverse di carne che si aggira intorno al 40%; in quelli di pesce la percentuale di questo ingrediente è bassa (18%)
  • leggere se è presente l’olio e la sua origine: non tutti i prodotti hanno l’olio nella loro formulazione, ma se è presente deve essere indicata l’origine. Per esempio l’olio di girasole, una valida alternativa all’olio d’oliva, da preferirsi all’olio di palma o di cocco, entrambi ricchi di grassi saturi.

Detto ciò vi posso dare i dati delle ricerche che ho effettuato:

QUALITATIVAMENTE:

Dal migliore al peggiore (le percentuali di ingredienti possono variare da gusto a gusto)

ECONOMICAMENTE:

Dal meno caro al più caro
Nipiol, Mellin, Hipp Bio, Plasmon, AlceNero Bio

Concludendo vi dirò come mi comporto io:

Sicuramente gli omogeneizzati di frutta sono di rapida preparazione e scartando la buccia, relativamente sicuri, quindi personalmente questi li faccio al momento considerando che un pugno di frutta pulita equivale circa ad un vasetto.

Per quanto riguarda la verdura in caso di brodo fresco di giornata utilizzo il passato del brodo in caso contrario preferisco i vasetti rispetto al prodotto congelato che dopo essere stato bollito perde praticamente tutte le proprietà. Meglio poche del vasetto che nulle del prodotto congelato.

Per la carne e il pesce non so cosa pensare a riguardo.
Si legge spesso che il consiglio è quello di preparare il più possibile in casa gli omogenizzati, ma a meno che non si abbia un macellaio e una pescheria di fiducia, i prodotti acquistati al supermercato chi mi dice che non abbiano antibiotici e conservanti? Così facendo credo peggiorerei la situazione almeno gli omogenizzati essendo destinati ai neonati hanno dei parametri più rigidi si controllo e sicurezza credo. Senza contare la varietà di sapore.

E’ anche vero che è inutile garantire cibi supercontrollati, solo tra 6 mesi e 3 anni e dopo? Dopo i 3 anni si possono mangiare porcherie, perché? Che fare quindi? Sono in cerca di un macellaio di fiducia e per il pesce, abitando in Piemonte, mi affido al signore.

Per quanto riguarda la scelta degli omogeneizzati io scelgo la qualità piuttosto che il pezzo. Acquisto Hipp o Plasmon per la frutta. Pesce Mellin. Carne Verdure e Formaggino Hipp.

Io una volta scelta la marca da utilizzare, ho fatto un confronto tra i punti vendita vicino a casa mia in modo da acquistare al prezzo più conveniente, inoltre sapendo i prezzi di quel particolare prodotto posso facilmente capire se incontro delle offerte altrove se mi convengono realmente oppure no rapportandoli a quello acquistato abitualmente.

Purtroppo nelle varie zone d’Italia i prezzi cambiano pertanto io vi posso dire che i prezzi migliori (escluso offerte li ho trovati al Carrefour), ma vi consiglio di fare un confronto come il mio e una volta che avete scoperto qual è il supermercato con i prezzi migliori, quando vedrete delle offerte in giro potrete sempre rapportarle a quanto spendete solitamente.

Offerte:

Se avete buoni sconto utilizzati quando il supermercato mette il prodotto in offerta così lo pagherete ancora meno! (Es. avevo un buono 0.50€ degli omogenizzati mellin il supermercato li aveva messi in offerta a 0.80 in più il martedì faceva il 10 % di sconto su tutta le spesa, praticamente li ho pagati meno di 0.20€)

  • HippBio Frutta puoi trovarlo qui.
  • Plasmon Frutta puoi trovarli qui.
  • Mellin Pesce puoi trovarli qui.
  • Mellin Carne puoi trovarlo qui.

Perché Piange? 10 Motivi per capire perché piange + 1 metodo per farlo smettere.

Sempre la stessa domanda atavica: “ma perché piange?”

Amici, parenti e conoscenti lo chiedono spesso.
E, se devo essere sincera, anche io me lo sono chiesta spesso durante i primi mesi di vita di Nina.

Tutti i bambini piangono, chi più, chi meno.

Avete anche voi quell’amica che dice “no, il mio è bravissimo, non piange quasi mai”.

Ed è quel “quasi” che la frega, perché se anche foste il genitore migliore al mondo e vostro figlio fosse calmo e pacifico come il mare di sera d’estate, vi assicuro che il pianto è una cosa del tutto naturale.

Spesso, lo so, è però destabilizzante, ma è l’unico mezzo a sua disposizione per farsi ascoltare e far capire che qualcosa non va, e chi si prende cura di lui deve imparare a decodificarlo correttamente senza farsi prendere dal panico.

I vizi non esistono, esistono i bisogni e sapere che chi lo ama accorre al suo pianto dandogli conforto, è una consapevolezza che il piccolo porterà con sé per tutto il resto della sua esistenza.

Il bambino piange normalmente circa 60-90 minuti al giorno durante le prime 3 settimane di vita, nelle settimane successive il pianto può aumentare di 2-4 ore al giorno, poi gradualmente decresce intorno ai 3 mesi di età.

I motivi spesso sono:

  • fame
  • disagio
  • affaticamento
  • noia
  • eccesso di stimoli
  • caldo
  • sonno
  • qualche disturbo o dolore

Occorre quindi armarsi di tanta pazienza e assecondare quanto più possibile le sue esigenze, ma nel contempo non si deve nemmeno favorire la sregolatezza.

E’ particolarmente difficile mantenere calma e tranquillità quando ancora non si riconosce il pianto del bambino, quando c’è carenza di sonno, senso di impotenza e forse una crisi post parto scatenata dal cambiamento ormonale.

E’ importante però, capire da subito che il bambino non ha ancora i sensi sviluppati ma una particolare empatia che gli permette di percepire la situazione psicologica di chi gli sta vicino, cioè l’umore dei genitori, le loro tensioni, i loro stati d’animo.

Per non entrare in un circolo vizioso è necessario comprendere che la prima cosa di cui ha bisogno un neonato, a parte ciò che gli assicura la sopravvivenza, è un ambiente familiare disteso e sereno e per calmare lui, dovrete necessariamente prima calmare voi stessi.

Questo è assolutamente vero ed è quanto dicono tutti, ciò che non viene detto invece è che i primi giorni sono faticosi e impegnativi e l’ambiente è molto difficile che sia sereno e disteso.

Non siamo cattive madri, ma solo persone che si devono abituare a nuovi ritmi e responsabilità, non vi preoccupate, trascorsi i primi mesi andrà tutto meglio, dovete solo imparare a decodificarlo correttamente senza farvi prendere dal panico, o come dico io a “disinnescare” prima che scoppi una bomba.

Nel momento critico fate alcuni respiri profondi, se necessario lasciatelo piangere e cambiate stanza per un attimo, cercate di capire cosa vi fa impazzire, quali sentimenti personali offuscano la necessità di soddisfare il bisogno del bambino e soprattutto lasciate scivolare via la rabbia e il senso d’impotenza.

Dopodiché sarete pronte per tornare e con razionalità analizzare la situazione:

Cosa stava succedendo prima che piangesse?
Ascoltate il pianto, esaminate il suo comportamento e troverete la soluzione e nel caso non ci riusciste, pazienza, a meno che non stia bene, vedrete che inevitabilmente dopo un po’ si calmerà.

Ora vi consiglierò una lettura che posso tranquillamente definire il mio salvavita. E dopo averlo consigliato a diverse mamme, anch’esse ne sono rimaste estasiate… ha risolto tantissimi miei dubbi!

Vi giuro: i migliori soldi spesi per la mia salute mentale.

Il libro in questione è:  Il linguaggio segreto dei nenonati di Tracy Hogg che potrete trovare qui. All’interno troverete tutte le risposte per i primi giorni insieme,nello specifico di questo argomento, potrete trovare una guida con le risposte alle varie domande e spiegazioni del pianto nei vari contesti e soprattutto una descrizione dettagliata dei vari tipi di carattere del bambino per conoscerlo più rapidamente e prevenire il pianto stesso . Io lo reputo un acquisto indispensabile come supporto nei primi mesi, alla pari dei pannolini.

L’autrice parla inoltre di un metodo chiamato EASY che è una sorta di routine che ti permette di capire in anticipo, poiché il bambino è un essere molto abitudinario, quali sono i bisogni del neonato prima ancora che si manifestino, inoltre, migliorerà la vostra capacità di osservazione, una vera e propria guida per comprendere il comportamento del piccolo.

Di seguito delle indicazioni ispirate proprio dal libro:

1. STANCHEZZA

Solitamente il pianto inizia dopo il gioco, comincia come un lamento e se non viene messo a nanna inarca la schiena, si afferra le orecchie, le guance o si graffia la faccia che gira da una parte all’altra, in braccio cerca di girarsi scalcia in modo scoordinato. Se non lo addormentate prima del terzo sbadiglio con molta probabilità il lamento si trasformerà in pianto

2. ECCESSO DI STIMOLI

Solitamente il pianto inizia dopo il gioco, è un pianto lungo e forte, si agita e si ritrae dagli oggetti, allontana la testa da tutto ciò che è fonte di stimolo, ha uno sguardo spiritato. Se cambiando lo scenario continua a lamentarsi potrebbe essere stanchezza.

3. COLICHE

Cominciano senza preavviso, soprattutto nelle ore serali, è definito pianto inconsolabile. Le crisi di pianto sono accompagnate da agitazione, arrossamento del volto e smorfie, flessione degli arti inferiori verso l’addome, possibile emissione di gas e probabile ricerca del seno materno come tentativo di consolazione. L’unica cosa che potete fare è coccolarlo e dondolarlo a pancia in giù o fargli un massaggio in senso orario attorno all’ombelico. Nel caso in cui le coliche fossero molto frequenti e disturbanti, il vostro pediatra potrebbe consigliarvi un preparato, sia esso naturale o farmacologico.

4. REFLUSSO

Si presenta dopo aver mangiato. Il piccolo si agita e spesso rigurgita, tutto il corpo si irrigidisce tende a distendere le gabine e inarcare la schiena storcendo lateralmente la testa. Fase transitoria che nella maggior parte dei casi non porta problemi ma deve essere valutata dal pediatra.

5. SOLITUDINE

Cominciano se lasciato solo, inizia come versetti rumorosi come colpi di tosse che sfociano in pianto se non gli si dà attenzione, si guarda intorno per cercarvi.

6. FREDDO

Può capitare durante il cambio o dopo il bagnetto. Pianto forte, con tremolio del labbro inferiore, può mostrare segni di cianosi e pelle d’oca.

7. CALDO

Lamento nervoso simile a un respiro affannato che sfocia in pianto, il bimbo si presenta caldo e sudato, rosso in viso, fatica a respirare potrebbe avere puntini rossi sul viso.

8. FAME

Si presenta ogni 3-4 ore. Può anche presentarsi la sera dopo meno tempo se si allatta al seno poiché il latte è meno consistente e più acquoso quindi potrebbe saziare meno. Il pianto è ripetitivo e stabile. Il bimbo inizia succhiarsi le labbra e a muovere la testa lateralmente con il collo allungato indietro cercando il seno, inoltre oltre a portarsi i pugni alla bocca, se avvicinerete qualcosa alla bocca inizierà istintivamente a succhiare.

9. È SPORCO

E’ più un lamento che un pianto vero e proprio. Con i pannolini di oggi è difficile che si lamenti perché è bagnato, era vero anni fa ma ora i pannolini sono studiati appositamente in modo che rimangano sempre asciutti. Invece quando si parla di pupù il discorso cambia. Quando sono sporchi oltre ad accorgervene ovviamente dall’odore, il bambino tenderà a “scodinzolare” muovendo il sederino infastidito.

10. MALESSERE

Pianto forte e insistente, se un bambino, messo a proprio agio, continua piangere insistentemente è meglio consultare il medico, potrebbe non stare bene o avere qualche dolore.

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