Tosse e raffreddore, uno dei primi malanni dei neonati

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TOSSE e RAFFREDDORE

È un sintomo molto comune nell’età infantile, tanto da rappresentare, in molte casistiche, la causa più frequente di consultazione medica. Può essere acuta, quando ha esordio brusco e breve durata, oppure cronica, quando dura da più di tre settimane.

Normalmente la tosse compare quando un qualsiasi ostacolo impedisce la normale respirazione: dal muco che si forma lungo l’apparato respiratorio a qualche corpo estraneo che si introduce con l’aria inspirata (polveri, particelle di cibo, liquidi); la tosse ha comunque lo scopo di liberare le vie respiratorie e quindi proteggere i polmoni da infezioni o infiammazioni.

La maggior parte delle volte la tosse è causata da infezioni virali che colpiscono le vie respiratorie, determinando faringite, laringite, tracheite o bronchite. I bambini che frequentano le comunità (asili nido e scuole materne) ne sono maggiormente colpiti, mentre è un sintomo insolito nel neonato; pertanto occorre contattare il pediatra, onde scongiurare il pericolo di una pertosse o bronchiolite.

In caso di raffreddore i neonati con meno di un anno d’età se hanno il naso chiuso non riescono a succhiare e a mangiare bene, quindi risulta fondamentale pulirlo sia per facilitare la loro alimentazione sia per permettere un sonno notturno tranquillo.

Va precisato che circa il 70-80% delle infezioni respiratorie nei bambini sono di natura virale e questo significa che non esiste una terapia mirata al virus (come avviene invece nel caso dei batteri che vengono uccisi con un antibiotico), bensì terapie utili ad alleviare i sintomi respiratori che le accompagnano.

Occorre contattare il pediatra se:

  • il vostro bambino ha meno di un mese, e tossisce insistentemente
  • il respiro è difficoltoso, con produzione di sibili, anche dopo aver pulito il naso
  • la respirazione è frequente e il bambino sembra fare fatica e l’addome si svuota completamente ad espirazione, anche nei momenti di assenza di tosse
  • ha perso i sensi durante gli eccessi di tosse
  • le labbra diventano bluastre (cianosi) durante la tosse
  • c’è del sangue nel muco del bambino
  • c’è il sospetto di inalazione di corpi estranei (piccole parti di giochi, bocconi di cibo): in questo caso la tosse, di solito, compare improvvisamente dopo un momento in cui sembra che il piccolo stia soffocando
  • il bambino è o sembra molto sofferente
  • è presente febbre da più di 3 giorni
  • la tosse dura da più di 2 settimane
  • il bambino ha da 1- 3 mesi di vita e ha tosse insistente già da 2-3 giorni
  • sospettate un’allergia (per esempio ai pollini)
  • la tosse disturba il sonno del piccolo
  • si associa a vomito

Negli altri casi sarà sufficiente idratare il bambino somministrando liquidi per bocca e pulire accuratamente il naso, come nel su come si puliscono occhi orecchie e naso con soluzione isotonica, praticando a seguire un aerosol con soluzione ipertonica, prima di ogni pasto.

Evitate il fumo passivo: il fumo ha un effetto irritante sulla mucosa respiratoria e stimola la tosse, e mantenete il giusto grado di umidità nell’ambiente.

Usate gocce o sciroppi calmanti della tosse solo sotto consiglio del pediatra curante
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Coliche del Neonato, tutto quello che devi sapere

Vorrei esordire dicendo che le coliche non sono la risposta a tutti i pianti dei bambini sotto i 3 mesi.

COLICHE

Spesso mi è capitato di sentire dire che erano coliche quando in realtà magari era solo il latte poco sostanzioso delle ore serali che portava ad avere più fame o reflusso o altri fattori come il caldo. Insomma prima di dire che sono coliche osservate bene il neonato e chiedete un parere medico, spiegando i sintomi e non facendovi la diagnosi. Questo lo dico solo perché rischiate di curare il vostro piccolo per qualcosa che non ha e finireste per non soddisfare i suoi reali bisogni.

È un evento molto frequente che generalmente colpisce i lattanti sotto i tre mesi di vita.

Le cause, sono ancora in parte sconosciute. Sono chiamati in causa fattori ambientali, come l’ansia dei genitori; fattori legati all’alimentazione, come l’uso di cibi ricchi di carboidrati; possibili allergie o intolleranze al latte o ad altri cibi assunti dalla mamma; l’eccessiva deglutizione d’aria, legata alla fame e alla non perfetta coordinazione della suzione.

Per riconoscere una colica esiste una regola precisa e sintomi ben riconoscibili.

Per distinguere le coliche dagli altri episodi di pianto, si applica comunemente la regola del tre.

In base a questa regola, formulata da Wessel nel 1954, sarebbe affetto da coliche un lattante soggetto a episodi di irritabilità con agitazione o pianto della durata di più di tre ore al giorno, con una frequenza pari ad almeno tre giorni alla settimana e da almeno tre settimane consecutive.

Un attacco di coliche gassose è caratterizzato da un esordio improvviso, generalmente nelle ore pomeridiane o serali, di pianto intenso, acuto e difficilmente consolabile. Le crisi di pianto sono accompagnate da agitazione, arrossamento del volto e smorfie, flessione delle gambine verso l’addome, possibile emissione di gas e probabile ricerca del seno materno come tentativo di consolazione.

Poiché le cause possibili sono diverse e a volte contemporanee anche i trattamenti saranno differenti. È comune l’osservazione che l’emissione di feci e gas produca temporaneo sollievo al lattante. Di conseguenza cullare il piccolo tenendolo in posizione prona sull’avambraccio così come praticargli dei massaggi circolari in senso orario (senso del transito intestinale) attorno all’ombelico, sono accorgimenti che possono apportare un beneficio immediato, anche se temporaneo, favorendo l’emissione d’aria durante le pause della poppata può essere d’aiuto. Offrire al piccolo un ambiente familiare emotivamente stabile, senza eccessi d’ansia può rendere le coliche meno frequenti e durature. Ricordate che anche un’alimentazione eccessiva o troppo scarsa può favorire l’insorgenza di coliche.

In generale in caso di coliche è consigliabile bere molto ed evitare di mangiare in grandi quantità  i seguenti alimenti: alcolici in genere (vino, birra, liquori), the, caffè, bevande gasate, frutta secca, verdure aromatiche (cavolfiore, rape, carciofi, asparagi), Spezie (rigano, peperoncino, prezzemolo, ecc), Aglio, Formaggi fermentati (gorgonzola, mascarpone, ecc), Cibi speziati e carne in scatola, Cioccolata, Legumi(ad eccezione delle lenticchie), Frutti di mare e crostacei

Io posso affermare di aver salvato molte mamme in difficoltà con questo consiglio quindi tenetelo bene a mente:

REUTERIN o REUFLOR: Non è un medicinale, possono utilizzarlo tutti poiché è solo un particolare ceppo di fermenti lattici. Potete tranquillamente chiedere al vostro pediatra. Fino a oggi non sono stati identificati dei trattamenti davvero efficaci per calmare le crisi, ma ora lo studio del Murdoch Children’s Research Institute apre nuovi scenari. I ricercatori, infatti, hanno scoperto che il probiotico Lactobacillus reuteri nei neonati con meno di tre mesi riesce a ridurre le crisi di pianto.

Io l’ho utilizzato tutti i giorni per i primi 3 mesi, i bambini nati con cesareo hanno la flora intestinale più debole, per questo inizialmente il pediatra me lo aveva consigliato, dopodiché mi sono resa conto che quando ho cominciato a sospenderlo la mia piccola si lamentava per le coliche allora ho ripreso e non ha mai più sofferto tranne i giorni in cui lo finivo. Ha un costo alquanto elevato, io ovviavo comprandolo su Amazon qui, ma tornassi indietro non avrei alcun dubbio, è stato il mio salvavita.

Nel caso in cui le coliche fossero molto frequenti e disturbanti, il vostro pediatra potrebbe consigliarvi un preparato, sia esso naturale o farmacologico. A volte anche l’utilizzo di sondini rettali può favorire l’emissione di feci e gas e comportare beneficio. Tuttavia, solo su indicazione del pediatra curante si potrà somministrare medicine o modificare la dieta.

Cosa fare quando un neonato ha la febbre

Una corretta informazione riveste un’importanza fondamentale per tutelare la salute dei cittadini in generale e dei bambini in particolare. Da questa consapevolezza è nato l’impegno del Ministero della Salute per realizzare la guida “Quando nasce un bambino” che troverete in formato pdf su internet e dal quale sono tratte la maggior parte di queste informazioni.

Di seguito trovate una serie di informazioni su cosa fare quando il vostro bambino o bambina ha la febbre.

Fatemi sapere se vi è stato utile scrivendomi direttamente a valeria@laprimanina.it

FEBBRE

E’ utile sapere che solitamente un bimbo in salute, durante i primi mesi non si dovrebbe ammalare poiché ha ancora in corpo le difese immunitarie della madre. Nei primi mesi è quindi raro che il lattante presenti febbre, se non post vaccinale o da disidratazione quando vi è caldo eccessivo, mentre è comune intorno all’anno di vita.

Nel caso ci fosse un evento febbrile ci sono cose da sapere e da fare:

  • Contattare il personale competente

Se il bambino ha meno di 28 giorni di vita, le Linee Guida raccomandano che il neonato febbrile venga portato subito in ospedale, per l’elevato rischio di patologia, se invece si tratta di lattante, cioè bambino dalle 4 settimane compiute fino al compimento dei 3 mesi di vita, è opportuno consultare il pediatra con sollecitudine.

Se invece ha più di 3 mesi, ricordate che il livello della temperatura (cioè una febbre più o meno alta) non è sufficiente da solo a far capire se la malattia è lieve o grave. È importante sapere che bisogna guardare il bambino più che il termometro per decidere quando è il caso di preoccuparsi e consultare il pediatra con sollecitudine, o quando invece è possibile rimanere tranquilli, almeno per un po’, ad aspettare l’evoluzione spontanea della malattia (che nella maggior parte dei casi va verso la guarigione spontanea in 2-4 giorni).

In ogni caso è bene rivolgersi rapidamente al pediatra se il lattante ha la febbre molto alta (39 – 40°C) e/o nonostante la somministrazione del farmaco questa non si abbassasse, oppure nel caso il bambino vi sembri sofferente, se fossero presenti disturbi concomitanti, nel caso piangesse in maniera inconsolabile, rifiutasse completamente il cibo o assumesse un comportamento inusuale.

  • Misurare correttamente la temperatura

Vi sono diversi strumenti per la misurazione, ma quelli consigliati sono: il termometro pediatrico a mercurio o quello digitale. Personalmente avevo acquistato quello digitale della Braun che si posiziona sulla fronte ma non mi fidavo mai e alla fine utilizzo sempre quello pediatrico digitale rettale che potrete trovare qui.

Nel bambino molto piccolo è consigliabile misurare la temperatura per via rettale; infatti questa misurazione è attendibile, precisa e abbastanza veloce. Per la misurazione è preferibile lubrificare il bulbo del termometro con della vaselina o dell’olio e, dopo avere sdraiato il bambino sul fianco o a pancia in giù, introdurre il termometro per circa 2 cm, accostare i glutei e tenere fermo il bambino per tutto il tempo necessario all’operazione. Trascorso il tempo necessario si leggerà sul termometro il valore della temperatura misurata. Per rapportarlo alla temperatura ascellare bisognerà sottrarre 5 lineette (mezzo grado).

Cioè un valore di 38°C di temperatura rettale corrisponderà a circa 37,5°C ascellare. Può essere considerato febbrile un valore al di sopra di 37.5°C. Evitate di misurare la temperatura alla sera, perché in genere è più alta di un grado; vicino ai pasti o dopo avere bevuto liquidi molto caldi o freddi (lasciare trascorrere almeno mezz’ora); inoltre non misurare la temperatura appena il bambino si è svegliato ed è ancora coperto.

  • La temperatura febbrile non è direttamente proporzionale all’entità dell’infezione

L’aumento della temperatura corporea avviene per l’attivazione delle difese naturali ed è esso stesso uno dei meccanismi attraverso il quale l’organismo del bambino reagisce quando viene aggredito dall’esterno da un virus o da un batterio, che prediligono una temperatura più bassa. La febbre può essere provocata sia da malattie poco gravi (la maggior parte delle volte), sia da malattie più impegnative (molto più raramente). Una febbre molto alta, per fortuna, non vuol dire per forza che ci troviamo in presenza di una malattia molto grave.

  • Impiegare l’antipiretico in funzione del malessere del bambino

La febbre, ha lo scopo di creare condizioni sfavorevoli alla vita di virus e batteri, se non causa toppi disagi non è opportuno contrastarla nel corso di una malattia infettiva, soprattutto quando non supera i 38 °C, quindi l’usi antipiretici è consigliato con temperature superiori ai 38/38.5°C ascellari, ovvero ai 38.5/39°C rettali o auricolari. Il farmaco abbassa la febbre dopo circa 1 ora, e la sua efficacia persiste di solito per 4-5 ore.

  • Come abbassare la febbre.

Paracetamolo e ibuprofene sono gli unici farmaci antipiretici da utilizzare. Per favorire la naturale evoluzione della febbre, prima di tutto è importante non coprire eccessivamente il bimbo per consentire al corpo di disperdere il calore, perciò ad una temperatura ambientale di 19- 21°C lasciamo pure il piccolo con una leggera tutina di cotone, oppure semplicemente con il body se la febbre è sopra i 39°C. Da evitare i sistemi fisici come spugnature e ghiaccio, perché potrebbero essere dannosi.

  • Dosare sempre l’antipiretico in funzione del peso del bambino.

Le Linee Guida raccomandano di somministrare l’antipiretico in gocce o sciroppo, in quanto l’assorbimento è più costante ed è possibile maggiore precisione nel dosaggio, che deve essere sempre calcolato in base al peso corporeo e non in base all’età del bambino. Le supposte vanno utilizzate solo se, oltre alla febbre, è presente vomito o altre condizioni che impediscano l’impiego di farmaci per via orale sia perché sono sgradevoli per il bambino sia perché possono causare effetti collaterali, dal momento che si tende al sovradosaggio.

  • La febbre in condizioni normali non fa venire le convulsioni

La febbre è un reazione positiva dell’organismo è dunque l’effetto di un evento e non è casa di complicazioni in se per se.

  • Assecondate le su esigenze

Fate bere il bambino un po’ più del solito o attaccatelo al seno più frequentemente. Non forzatelo a mangiare se non vuole. Non costringetelo a letto se non vuole. Se è necessario, potete fare uscire il vostro bambino: per esempio per trasportarlo a casa di altri familiari (per permettervi di andare al lavoro o svolgere altre incombenze) oppure per portarlo alla visita pediatrica o al laboratorio a eseguire delle analisi. Fare uscire il bambino non comporta alcun rischio per la sua salute, le condizioni atmosferiche non influenzano l’andamento delle malattie.

I primi malanni che dovrai affrontare e come non preoccuparti

Una corretta informazione riveste un’importanza fondamentale per tutelare la salute dei cittadini in generale e dei bambini in particolare. Da questa consapevolezza è nato l’impegno del Ministero della Salute per realizzare la guida “Quando nasce un bambino” che troverete in formato pdf su internet e dal quale sono tratte la maggior parte di queste informazioni.

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FEBBRE

E’ utile sapere che solitamente un bimbo in salute, durante i primi mesi non si dovrebbe ammalare poiché ha ancora in corpo le difese immunitarie della madre. Nei primi mesi è quindi raro che il lattante presenti febbre, se non post vaccinale o da disidratazione quando vi è caldo eccessivo, mentre è comune intorno all’anno di vita.

Nel caso ci fosse un evento febbrile ci sono cose da sapere e da fare:

  • Contattare il personale competente

Se il bambino ha meno di 28 giorni di vita, le Linee Guida raccomandano che il neonato febbrile venga portato subito in ospedale, per l’elevato rischio di patologia, se invece si tratta di lattante, cioè bambino dalle 4 settimane compiute fino al compimento dei 3 mesi di vita, è opportuno consultare il pediatra con sollecitudine.

Se invece ha più di 3 mesi, ricordate che il livello della temperatura (cioè una febbre più o meno alta) non è sufficiente da solo a far capire se la malattia è lieve o grave. È importante sapere che bisogna guardare il bambino più che il termometro per decidere quando è il caso di preoccuparsi e consultare il pediatra con sollecitudine, o quando invece è possibile rimanere tranquilli, almeno per un po’, ad aspettare l’evoluzione spontanea della malattia (che nella maggior parte dei casi va verso la guarigione spontanea in 2-4 giorni).

In ogni caso è bene rivolgersi rapidamente al pediatra se il lattante ha la febbre molto alta (39 – 40°C) e/o nonostante la somministrazione del farmaco questa non si abbassasse, oppure nel caso il bambino vi sembri sofferente, se fossero presenti disturbi concomitanti, nel caso piangesse in maniera inconsolabile, rifiutasse completamente il cibo o assumesse un comportamento inusuale.

  • Misurare correttamente la temperatura

Vi sono diversi strumenti per la misurazione, ma quelli consigliati sono: il termometro pediatrico a mercurio o quello digitale. Personalmente avevo acquistato quello digitale della Braun che si posiziona sulla fronte ma non mi fidavo mai e alla fine utilizzo sempre quello pediatrico digitale rettale che potrete trovare qui.

Nel bambino molto piccolo è consigliabile misurare la temperatura per via rettale; infatti questa misurazione è attendibile, precisa e abbastanza veloce. Per la misurazione è preferibile lubrificare il bulbo del termometro con della vaselina o dell’olio e, dopo avere sdraiato il bambino sul fianco o a pancia in giù, introdurre il termometro per circa 2 cm, accostare i glutei e tenere fermo il bambino per tutto il tempo necessario all’operazione. Trascorso il tempo necessario si leggerà sul termometro il valore della temperatura misurata. Per rapportarlo alla temperatura ascellare bisognerà sottrarre 5 lineette (mezzo grado).

Cioè un valore di 38°C di temperatura rettale corrisponderà a circa 37,5°C ascellare. Può essere considerato febbrile un valore al di sopra di 37.5°C. Evitate di misurare la temperatura alla sera, perché in genere è più alta di un grado; vicino ai pasti o dopo avere bevuto liquidi molto caldi o freddi (lasciare trascorrere almeno mezz’ora); inoltre non misurare la temperatura appena il bambino si è svegliato ed è ancora coperto.

  • La temperatura febbrile non è direttamente proporzionale all’entità dell’infezione

L’aumento della temperatura corporea avviene per l’attivazione delle difese naturali ed è esso stesso uno dei meccanismi attraverso il quale l’organismo del bambino reagisce quando viene aggredito dall’esterno da un virus o da un batterio, che prediligono una temperatura più bassa. La febbre può essere provocata sia da malattie poco gravi (la maggior parte delle volte), sia da malattie più impegnative (molto più raramente). Una febbre molto alta, per fortuna, non vuol dire per forza che ci troviamo in presenza di una malattia molto grave.

  • Impiegare l’antipiretico in funzione del malessere del bambino

La febbre, ha lo scopo di creare condizioni sfavorevoli alla vita di virus e batteri, se non causa toppi disagi non è opportuno contrastarla nel corso di una malattia infettiva, soprattutto quando non supera i 38 °C, quindi l’usi antipiretici è consigliato con temperature superiori ai 38/38.5°C ascellari, ovvero ai 38.5/39°C rettali o auricolari. Il farmaco abbassa la febbre dopo circa 1 ora, e la sua efficacia persiste di solito per 4-5 ore.

  • Come abbassare la febbre.

Paracetamolo e ibuprofene sono gli unici farmaci antipiretici da utilizzare. Per favorire la naturale evoluzione della febbre, prima di tutto è importante non coprire eccessivamente il bimbo per consentire al corpo di disperdere il calore, perciò ad una temperatura ambientale di 19- 21°C lasciamo pure il piccolo con una leggera tutina di cotone, oppure semplicemente con il body se la febbre è sopra i 39°C. Da evitare i sistemi fisici come spugnature e ghiaccio, perché potrebbero essere dannosi.

  • Dosare sempre l’antipiretico in funzione del peso del bambino.

Le Linee Guida raccomandano di somministrare l’antipiretico in gocce o sciroppo, in quanto l’assorbimento è più costante ed è possibile maggiore precisione nel dosaggio, che deve essere sempre calcolato in base al peso corporeo e non in base all’età del bambino. Le supposte vanno utilizzate solo se, oltre alla febbre, è presente vomito o altre condizioni che impediscano l’impiego di farmaci per via orale sia perché sono sgradevoli per il bambino sia perché possono causare effetti collaterali, dal momento che si tende al sovradosaggio.

  • La febbre in condizioni normali non fa venire le convulsioni

La febbre è un reazione positiva dell’organismo è dunque l’effetto di un evento e non è casa di complicazioni in se per se.

  • Assecondate le su esigenze

Fate bere il bambino un po’ più del solito o attaccatelo al seno più frequentemente. Non forzatelo a mangiare se non vuole. Non costringetelo a letto se non vuole. Se è necessario, potete fare uscire il vostro bambino: per esempio per trasportarlo a casa di altri familiari (per permettervi di andare al lavoro o svolgere altre incombenze) oppure per portarlo alla visita pediatrica o al laboratorio a eseguire delle analisi. Fare uscire il bambino non comporta alcun rischio per la sua salute, le condizioni atmosferiche non influenzano l’andamento delle malattie.

 

COLICHE

Vorrei esordire dicendo che le coliche non sono la risposta a tutti i pianti dei bambini sotto i 3 mesi.

Spesso mi è capitato di sentire dire che erano coliche quando in realtà magari era solo il latte poco sostanzioso delle ore serali che portava ad avere più fame o reflusso o altri fattori come il caldo. Insomma prima di dire che sono coliche osservate bene il neonato e chiedete un parere medico, spiegando i sintomi e non facendovi la diagnosi. Questo lo dico solo perché rischiate di curare il vostro piccolo per qualcosa che non ha e finireste per non soddisfare i suoi reali bisogni.

È un evento molto frequente che generalmente colpisce i lattanti sotto i tre mesi di vita.

Le cause, sono ancora in parte sconosciute. Sono chiamati in causa fattori ambientali, come l’ansia dei genitori; fattori legati all’alimentazione, come l’uso di cibi ricchi di carboidrati; possibili allergie o intolleranze al latte o ad altri cibi assunti dalla mamma; l’eccessiva deglutizione d’aria, legata alla fame e alla non perfetta coordinazione della suzione.

Per riconoscere una colica esiste una regola precisa e sintomi ben riconoscibili.

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Per distinguere le coliche dagli altri episodi di pianto, si applica comunemente la regola del tre.

In base a questa regola, formulata da Wessel nel 1954, sarebbe affetto da coliche un lattante soggetto a episodi di irritabilità con agitazione o pianto della durata di più di tre ore al giorno, con una frequenza pari ad almeno tre giorni alla settimana e da almeno tre settimane consecutive.

Un attacco di coliche gassose è caratterizzato da un esordio improvviso, generalmente nelle ore pomeridiane o serali, di pianto intenso, acuto e difficilmente consolabile. Le crisi di pianto sono accompagnate da agitazione, arrossamento del volto e smorfie, flessione delle gambine verso l’addome, possibile emissione di gas e probabile ricerca del seno materno come tentativo di consolazione.

Poiché le cause possibili sono diverse e a volte contemporanee anche i trattamenti saranno differenti. È comune l’osservazione che l’emissione di feci e gas produca temporaneo sollievo al lattante. Di conseguenza cullare il piccolo tenendolo in posizione prona sull’avambraccio così come praticargli dei massaggi circolari in senso orario (senso del transito intestinale) attorno all’ombelico, sono accorgimenti che possono apportare un beneficio immediato, anche se temporaneo, favorendo l’emissione d’aria durante le pause della poppata può essere d’aiuto. Offrire al piccolo un ambiente familiare emotivamente stabile, senza eccessi d’ansia può rendere le coliche meno frequenti e durature. Ricordate che anche un’alimentazione eccessiva o troppo scarsa può favorire l’insorgenza di coliche.

In generale in caso di coliche è consigliabile bere molto ed evitare di mangiare in grandi quantità  i seguenti alimenti: alcolici in genere (vino, birra, liquori), the, caffè, bevande gasate, frutta secca, verdure aromatiche (cavolfiore, rape, carciofi, asparagi), Spezie (rigano, peperoncino, prezzemolo, ecc), Aglio, Formaggi fermentati (gorgonzola, mascarpone, ecc), Cibi speziati e carne in scatola, Cioccolata, Legumi(ad eccezione delle lenticchie), Frutti di mare e crostacei

Io posso affermare di aver salvato molte mamme in difficoltà con questo consiglio quindi tenetelo bene a mente:

REUTERIN o REUFLOR: Non è un medicinale, possono utilizzarlo tutti poiché è solo un particolare ceppo di fermenti lattici. Potete tranquillamente chiedere al vostro pediatra. Fino a oggi non sono stati identificati dei trattamenti davvero efficaci per calmare le crisi, ma ora lo studio del Murdoch Children’s Research Institute apre nuovi scenari. I ricercatori, infatti, hanno scoperto che il probiotico Lactobacillus reuteri nei neonati con meno di tre mesi riesce a ridurre le crisi di pianto.

Io l’ho utilizzato tutti i giorni per i primi 3 mesi, i bambini nati con cesareo hanno la flora intestinale più debole, per questo inizialmente il pediatra me lo aveva consigliato, dopodiché mi sono resa conto che quando ho cominciato a sospenderlo la mia piccola si lamentava per le coliche allora ho ripreso e non ha mai più sofferto tranne i giorni in cui lo finivo. Ha un costo alquanto elevato, io ovviavo comprandolo su Amazon qui, ma tornassi indietro non avrei alcun dubbio, è stato il mio salvavita.

Nel caso in cui le coliche fossero molto frequenti e disturbanti, il vostro pediatra potrebbe consigliarvi un preparato, sia esso naturale o farmacologico. A volte anche l’utilizzo di sondini rettali può favorire l’emissione di feci e gas e comportare beneficio. Tuttavia, solo su indicazione del pediatra curante si potrà somministrare medicine o modificare la dieta.

 

TOSSE e RAFFREDDORE

È un sintomo molto comune nell’età infantile, tanto da rappresentare, in molte casistiche, la causa più frequente di consultazione medica. Può essere acuta, quando ha esordio brusco e breve durata, oppure cronica, quando dura da più di tre settimane.

Normalmente la tosse compare quando un qualsiasi ostacolo impedisce la normale respirazione: dal muco che si forma lungo l’apparato respiratorio a qualche corpo estraneo che si introduce con l’aria inspirata (polveri, particelle di cibo, liquidi); la tosse ha comunque lo scopo di liberare le vie respiratorie e quindi proteggere i polmoni da infezioni o infiammazioni.

La maggior parte delle volte la tosse è causata da infezioni virali che colpiscono le vie respiratorie, determinando faringite, laringite, tracheite o bronchite. I bambini che frequentano le comunità (asili nido e scuole materne) ne sono maggiormente colpiti, mentre è un sintomo insolito nel neonato; pertanto occorre contattare il pediatra, onde scongiurare il pericolo di una pertosse o bronchiolite.

In caso di raffreddore i neonati con meno di un anno d’età se hanno il naso chiuso non riescono a succhiare e a mangiare bene, quindi risulta fondamentale pulirlo sia per facilitare la loro alimentazione sia per permettere un sonno notturno tranquillo.

Va precisato che circa il 70-80% delle infezioni respiratorie nei bambini sono di natura virale e questo significa che non esiste una terapia mirata al virus (come avviene invece nel caso dei batteri che vengono uccisi con un antibiotico), bensì terapie utili ad alleviare i sintomi respiratori che le accompagnano.

Occorre contattare il pediatra se:

  • il vostro bambino ha meno di un mese, e tossisce insistentemente
  • il respiro è difficoltoso, con produzione di sibili, anche dopo aver pulito il naso
  • la respirazione è frequente e il bambino sembra fare fatica e l’addome si svuota completamente ad espirazione, anche nei momenti di assenza di tosse
  • ha perso i sensi durante gli eccessi di tosse
  • le labbra diventano bluastre (cianosi) durante la tosse
  • c’è del sangue nel muco del bambino
  • c’è il sospetto di inalazione di corpi estranei (piccole parti di giochi, bocconi di cibo): in questo caso la tosse, di solito, compare improvvisamente dopo un momento in cui sembra che il piccolo stia soffocando
  • il bambino è o sembra molto sofferente
  • è presente febbre da più di 3 giorni
  • la tosse dura da più di 2 settimane
  • il bambino ha da 1- 3 mesi di vita e ha tosse insistente già da 2-3 giorni
  • sospettate un’allergia (per esempio ai pollini)
  • la tosse disturba il sonno del piccolo
  • si associa a vomito

Negli altri casi sarà sufficiente idratare il bambino somministrando liquidi per bocca e pulire accuratamente il naso, come nel su come si puliscono occhi orecchie e naso con soluzione isotonica, praticando a seguire un aerosol con soluzione ipertonica, prima di ogni pasto.

Evitate il fumo passivo: il fumo ha un effetto irritante sulla mucosa respiratoria e stimola la tosse, e mantenete il giusto grado di umidità nell’ambiente.

Usate gocce o sciroppi calmanti della tosse solo sotto consiglio del pediatra curante

DIARREA E STIPSI

L’aspetto delle feci va esaminato secondo le loro molteplici proprietà: la consistenza, il volume, la composizione, il colore, l’odore, la forma, la quantità, la frequenza di evacuazione.

Il numero di evacuazioni al giorno è molto variabile, si può considerare normale sia la scarica dopo ogni pasto, specialmente con il latte materno, sia una scarica ogni 2-3 giorni (LA).

Se il neonato prende il latte materno, le sue feci avranno un colore giallo (ocra o becco d’oca) e una consistenza cremosa o tendente al liquido. L’odore non è cattivo e tendenzialmente acidulo. A volte possono essere presenti dei granuli biancastri di caseina. In caso di allattamento con latte in formula la colorazione potrebbe essere invece verdastra anziché gialla. E’ necessario invece avvisare il pediatra in caso di feci di colore rosso (potrebbe essere indicativo della presenza di sangue fresco) di colore nero (potrebbe essere indicativo della presenza di sangue digerito) o di colore molto chiaro o addirittura bianco (potrebbe essere indicativo di ostruzione biliare).

La diarrea è la frequente emissione di feci non formate o liquide: entrambe le caratteristiche, numero delle scariche e consistenza delle feci, devono coesistere per parlare di evento diarroico.

Nel neonato allattato artificialmente, si parla di diarrea quando nella giornata è presente un numero di scariche superiore a 4 – 6, con feci poco formate o liquide. E’ inoltre da valutare se il piccolo si scarica in modo differente dal solito, elemento fondamentale, specialmente nel caso di allattamento al seno, con scariche abitualmente molto frequenti.

Qualunque sia il motivo a determinare la diarrea, l’aspetto che più preoccupa è l’insorgenza di disidratazione. La cosa più importante in questi casi, è valutare se c’è perdita di peso. Occorre, perciò, pesare giornalmente il bambino affetto da diarrea e vomito e bisogna consultare il proprio pediatra in caso di calo di peso. La presenza di bocca secca e la produzione di poca pipì nella giornata possono associarsi a disidratazione e vanno considerati come segnali d’allarme. In questo caso il pediatra potrà optare per reidratarlo con una soluzione glucosalina (ne esistono diverse in commercio) per ripristinare le perdite di sali minerali dovute alla diarrea da associare alla normale reidratazione mediante acqua. E’ raro invece che il pediatra decida di ricorrere ad antidiarroici che possono creare più danni che benefici.

La stitichezza è definita tale quando il bambino evacua ogni 3-4 giorni feci dure e secche, tipo palline, con intenso sforzo, provando evidente fastidio, a volte, anche dolore, durante la defecazione.

In tal caso è consigliabile il terzo giorno stimolare il bambino per aiutarlo a liberarsi. Il permanere delle feci nell’intestino più giorni può creare complicanze e l’emissione risulterebbe ulteriormente più complessa aumentando la disidratazione delle stesse.

Con il primo latte artificiale che adoperavo ho avuto un po di questi problemi. Inizialmente ho utilizzato un sondino anale per aiutarla ma non volevo creare dipendenze o rischiare di irritare più del dovuto allora seguendo il consiglio del mi pediatra ho acquistato il MELILAX PEDIATRIC e mi sono trovata benissimo, esiste anche la versione per adulti e nel caso in futuro dovessi aver bisogno sicuramente opterei per questo piuttosto che le perette di glicerina che fanno venire mal di pancia e lasciano strascichi per i giorni successivi a causa dell’irritazione alla mucosa che creano. L’equilibrio dell’intestino è fondamentale per la salute di tutto l’organismo. É importante poter liberare l’intestino con un prodotto che rispetti la fisiologia dell’organismo. Questo microclisma è a base di miele, con un’azione evacuante, induce uno stimolo non aggressivo di attivazione della defecazione, a cui si aggiunge un’importante azione protettiva sulla mucosa rettale. Utilizzato diverse volte con la relativa ansia del caso…in realtà posso definirla un esperienza positiva…la bimba non ha patito per nulla, anzi dopo essersi liberata era felice. Dopo averla coricata di lato e mantenuta accovacciata dalle forti braccia di mio marito, e dopo averlo lubrificato con lo stesso liquido interno al microclisma, ho introdotto pochissimo il beccuccio circa 0.5 cm per paura di farle del male, ogni volta ho praticamente fatto in tempo a chiuderle il pannolino che le avevo messo precedentemente sotto che il risultato è stato istantaneamente ottenuto Ottimo davvero!

VOMITO

Diarrea e vomito dipendono quasi sempre da infezioni sostenute da microbi (virus, batteri, parassiti), che arrivano nell’organismo attraverso la bocca. Qualunque sia il motivo a determinare il vomito, l’aspetto che più preoccupa è l’insorgenza di disidratazione.

La cosa più importante in questi casi, è valutare se c’è perdita di peso. Occorre, perciò, pesare giornalmente il bambino affetto da diarrea e vomito e bisogna consultare il proprio pediatra in caso di calo di peso. La presenza di bocca secca e la produzione di poca pipì nella giornata possono associarsi a disidratazione e vanno considerati come segnali d’allarme. In questo caso il pediatra potrà optare per re-idratarlo con una soluzione glucosalina (ne esistono diverse in commercio) per ripristinare le perdite di sali minerali. Se c’è vomito le bevande devono essere somministrate a temperatura ambiente o meglio fresche e a piccoli sorsi.

Contattare subito il pediatra se:

  • è presente vomito ripetuto che impedisce al bambino di bere
  • Ha meno di 3 mesi
  • il bambino appare disidratato (ha perso peso, urina poco o nulla, ha la bocca asciutta, è prostrato)
  • continua ad avere scariche liquide, dolori alla pancia e non riesce a prendere né cibo, né medicine

Diverso è il vomito occasionale che può presentarsi in caso il piccolo mangi troppo.

RIGURGITO E REFLUSSO

Il reflusso gastroesofageo, accompagnato o meno da rigurgiti, è un fenomeno del tutto fisiologico nei lattanti, e spesso non richiede alcun trattamento. Nel mio caso è stato il tallone di achille della mia piccola nel secondo e terzo mese.

Il reflusso gastroesofageo è il passaggio del contenuto gastrico nell’esofago; il rigurgito è lo stesso fenomeno, la differenza è che il reflusso non si vede, mentre si parla di rigurgito se con il reflusso un po’ del contenuto gastrico esce anche dalla bocca.

Spesso la colpa, se così di può dire, è l’immaturità del cardias, la valvola interposta tra esofago e stomaco che regola per l’appunto la comunicazione tra i due organi, aprendosi in maniera coordinata con la deglutizione e impedendo normalmente, con la sua chiusura, la possibile risalita di materiale acido. Man mano che il bambino cresce, comincia ad assumere cibi solidi e sta sempre più spesso in posizione eretta o seduta, il fenomeno diventa sempre meno evidente ed i rigurgiti scompaiono da sé.

Il reflusso, è riconoscibile attraverso comportamenti come pianto feroce subito dopo il pasto, ruminazione, inarcamento del busto e del collo all’indietro, tensione delle gambe, spesso non vuole essere posizionato a panca in su…non vi dico che nottatacce trascorse con lei a pelle di leopardo su di me perché in culla non voleva stare, a volte anche su di me si addormentava ma si svegliava urlante….povera.

In questi casi i consigli sono tenerlo una 20 di minuti in posizione eretta, almeno fino a quando non fa il ruttino prima di coricarlo, una posizione fantastica a riguardo è quella con il bambino di schiena sulla pancia della mamma. La mamma deve essere in piedi con una mano a fare da seggiolino al piccolo e l’altre sotto le ascelle, così facendo il piccolo è ben disteso in verticale e i liquidi scendono prima; un altro accorgimento può essere quello di fare di tanto in tanto una pausa durante la poppata.

La patologia da reflusso gastroesofageo , viene affrontata in relazione alla sua entità: di solito se non vi è perdita di peso non viene considerata neanche una patologia. Il sollevamento della testa del bimbo durante il riposo è il primo approccio; il Pediatra poi può valutare, in caso di bambini non allattati al seno, l’opportunità di utilizzare una formula “anti reflusso” caratterizzata da una maggiore viscosità (si tratta infatti di un latte ispessito in genere con farina di carruba) o, nei casi più importanti, considerare un’eventuale cura farmacologica mirata a ridurre l’acidità nello stomaco e a prevenire quindi l’esofagite in attesa della fisiologica maturazione, che di solito subentra entro l’anno di vita.

Io le ho provate entrambe, inizialmente il mio pediatra mi ha dato il medigel che è farina di carrube, da aggiungere direttamente al latte in polvere che stavo già utilizzando ma purtroppo ha creato più danni che altro. La bimba è diventata stitica e le ha fatto venire le coliche. Stesso effetto il latte anti-reflusso.

Allora sono passata ad un latte anticoliche ed antistipsi che sembrerebbe centrare poco ma è un latte leggermente più addensato del normale ma meno di quello anti-reflusso. In farmacia potrete trovare il Lenilac di Plasmon, Pantolac di Mellin, ma dopo un attenta ricerca ho scelto Aptamil Conformil plus. La mia scelta è ricaduta su questa marca perché a parità di componenti questo latte acquistandolo in su un sito tedesco: www.homoempatia.eu  l’ho pagato la metà degli altri. Questo ha migliorato la situazione ma non l’ha risolta completamente alchè ho associato il Gastrotuss Baby che le creava una sorta di tappo denso che contrastava le risalite acide. Può essere utilizzato anche il Riopan o il gaviscon ma il Gastrotuss Baby è meno invasivo nonchè studiato appositamente per gli infanti.

Spero che vi saranno utili il meno spesso possibili queste informazioni, ma meglio essere preparate!

Qui trovi tutta la guida, compila il form qui sotto.

Perché non dorme Sereno?

I disturbi del sonno a volte sono inevitabili. Anche bambini che di solito dormono bene possono attraversare questi periodi di irrequietezza. Questo accade di sovente in caso si manifestino le seguenti cause:

  • Quando si introducono cibi solidi e hanno aria.
  • Quando cominciano a muoversi nell’ambiente circostante e si mettono in posizioni da cui non riescono più ad uscire. A volte si svegliano confusi perché non capiscono in che posizione sono.
  • Quando attraversano un balzo di crescita possono svegliarsi affamati. Potrebbe durare un paio di giorni e cessare non appena aumentato la dose diurna di latte.
  • Quando mettono i denti e le gengive rosse ed infiammate le dolgono.
  • Quando hanno il pannolino sporco.
  • Hanno dormito troppo di giorno.
  • Hanno perso il ciuccio o fatto brutti sogni

In ogni caso evitate di accorrere ad ogni piccolo rumore. Il più delle volte hanno semplicemente un sonno irregolare. Quando andate a controllare adottate un atteggiamento calmo e amorevole, prendetevi cura dell’eventuale problema e proponetegli il ciuccio, per qualsiasi ragione evitate di essere troppo giocosi o amichevoli.

Cosa comprare: Mussole o fasce, sacco nanna, baby shosher, libro, baby monitor

Come abituarlo alla culla in 3 giorni!

Mamme ora il momento tanto atteso, la risposta alla domanda più importante. Io la risposta l’ho trovata in questo libro:

Il linguaggio segreto dei neonati”di Trancy Hogg.

Personalmente adoro tutti i suoi libri. Li potrete trovare tutti a questo link.

Per me questo libro è stata la salvezza. Nei momenti iniziali avere delle risposte concrete è fondamentale e io le ho trovate più in questo libro che in tante persone. Potrete trovare vari sistemi pratici, come capire i bisogni del piccolo, come capire la sua personalità, come creare una routine con flessibilità e possibilità di adattamento al temperamento del bambino, e nel limite del possibile alle esigenze della famiglia.

Quindi è bene dire che ciò che scriverò è un estratto del libro che consiglio a tutte le neomamme, vi assicuro che non ci sono soldi spesi meglio.

Per chi ha deciso di non optare per il metodo Sears cioè quello del “co-sleeping” che permette ai bambini di dormire nel lettone con i genitori ci sarà un grande scoglio da superare e cioè la riluttanza dei bambini alla culla. Ovviamente loro preferiscono il calore di un avvolgente abbraccio della mamma che una fredda e inanimata culla.

Prima di acquistare questo libro avevo provato il metodo Ferberizing cioè quello della “risposta ritardata”, mi avevano riferito che faceva i miracoli ma non teneva conto ne’ della personalità dei bambini ne’ tanto meno della resistenza dei genitori.

Il metodo suggerisce di fare piangere il bambino per periodi sempre più lunghi  5 -10 -15 minuti e così via, fino a che il piccolo non capirà che non verrà data una risposta e quindi si dovrà auto calmare.

Per me è stato impossibile, ho provato e sono arrivata anche a 30 minuti di seguito ma poi ho rinunciato per due ragioni, la prima è che fino a quel momento non avevo ottenuto risultati concreti per la soluzione del problema. La seconda perché non potevo credere che un metodo così insensibile nei confronti dei bisogni del bambino fosse la soluzione giusta per noi. Urgeva una soluzione alternativa dal momento che ero arrivata al punto che non potevo lasciarla neanche per andare in bagno, aveva una sorta di antifurto incorporato, come cercavo di posarla nella culla, suonava!!!!!!!

Allora ho comprato questo libro in cui ho trovato il metodo di Tracy Hogg del “sonno ragionevole” è lontano da qualsiasi estremo e soprattutto rispetta i bisogni di tutti, bambino e genitori. Non solo ha funzionato ma mi ha letteralmente cambiato le mie giornate.

I principi del sonno ragionevole sono i seguenti:

  • Non rendete il bambino dipendente da aiuti esterni, come oggetti o comportamenti senza il quale i bambini si trovano in difficoltà. Va da se che se li abituerete ad addormentarli cullandoli o facendogli fare passeggiate per il corridoio, quando arriverà a 7 Kg o la stagione estiva sarà un problema, perché comunque quella è diventata la su routine per addormentarsi. Inoltre quando si svegliano si sentono disorientati e spaventati, e finiscono per non sentirsi a proprio agio e sicuri nel lettino.
  • Imparate a capire come si addormenta. I bambini attraversano 3 fasi che durano in totale circa 20 minuti. Fase1: l’attimo momento in cui attraverso segnali vi farà capire che è stanco. Fase2: la zona. Il bambino assume uno sguardo fisso, come se fosse imbambolato per 3-4 minuti. Fase3: lasciarsi andare. In questa fase sembra addormentarsi ma di colpo riapre gli occhi. Questa fase può ripetersi per 3 volte. Purtroppo se una di queste fasi viene interrotta da un rumore forte o altro motivi sarà probabile dover ricominciare tutto da capo. Inoltre niente funziona per tutti, quindi vi consiglio di tenere diario o almeno tenere presente i ritmi e i segni che il bambino vi da quando ha sonno. Oltre ad evitare che questo arrivi troppo stanco alla nanna, riuscirete anche ad organizzarvi la giornata di conseguenza.
  • Imparate a cogliere i segnali. Se possibile intervenite al primo sbadiglio e non oltre il terzo se volete evitare una crisi da stanchezza. I segnali da osservare oltre gli sbadigli sono: allontanarsi dagli oggetti, si mettono le mani davanti agli occhi, perdono la coordinazione e fanno movimenti involontari come muovere braccia e gambe. Inizialmente non conoscerete ancora il vostro bimbo ne tanto meno il suo linguaggio corporeo, pertanto è ragionevole che facciate fatica a cogliere in tempo i segnali, purtroppo però se un bambino è iperstimolato o molto stanco potrebbe essere particolarmente difficile calmarlo. Ci vogliono una pazienza e determinazione enormi, specialmente se hanno già qualche vizio, quindi non cedete e tenete duro senza tornare alle vecchie abitudini.
  • Potrebbe allora essere utile ricreare l’ambiente uterino attraverso i 5 sensi:

Metodo Winnicot

  1. AVVOLGETELO 
    Quando sono troppo stanchi è necessario immobilizzarli perchè vedere i propri arti li spaventa, pensano che qualcuno gli stia facendo qualcosa e allo stesso tempo stimola ancora di più i loro sensi.
  2. RASSICURATELO
    Fategli sapere che siete lì per aiutarlo: battetegli con delicatezza sulla schiena a u ritmo fisso e regolare come quello del cuore e aggiungete un suono tipo sh….sh…sh…. che simula il rumore del ventre materno. In commercio esiste un attrezzo che riproduce tale suono, si chiama babyshusher e lo puoi trovare qui. In alternativa sono utlili anche le app sul cellulare che riproducono diversi rumori cosiddetti bianchi.
  3. ELIMINATE GLI STIMOLI VISIVI
    Luci, oggetti in movimento, aggrediscono un bambino stanco pertanto sarebbe ideale portarlo in una stanza oscurata che riproduca il semibuio dell’utero.
  4. METTEGLIA A CONTATTO L’ODORE MATERNO
    Attualmente viene fatta un sacco di pubblicità ai cosiddetti dodoo o a pupazzi da dare al bimbo dopo averli impregnati del proprio odore m nel contempo le indicazioni dicono che sarebbe meglio evitare di mettere oggetti nella culla per il pericolo di soffocamento, quindi che fare? Io vi consiglio di “vestire” il materassino della culla con una vostra maglietta di cotone bianco, in modo che non si possa togliere o spostare e che al contempo emani il vostro odore per tranquillizzare il cucciolo.
  5. SUZIONE
    Per eccellenza la suzione dona al bimbo il sapore della mamma attraverso il latte, ma è la suzione che ha un fortissimo potere calmante quindi potrete utilizzare un ciuccio per fargli scaricare le energie in eccesso e inseguito sarà lui stesso a lasciarlo. E’ molto importante insistere con il ciuccio quando è stanco e piange così verrà rimarcato che la che tetta deve essere data come nutrizione

Per ultimo il punto cardine del libro di Tracy Hogg.

Sistemate il bambino nella culla prima che si addormenti. Alcuni dopo un po’ di agitazione si tranquillizzano da soli, altri invece avranno bisogno di qualche aiutino in più, una canzoncina, qualche carezza o colpetto dolce dietro la schiena.

L’importante è smettere non appena si è calmato in modo che non associ questo gesto al momento della nanna. Se piange di nuovo, riprendetelo, ma quando si sarà tranquillizzato rimettetelo giù. E così via.

Concretamente gli state dicendo: “Va tutto bene io se hai bisogno sono qui” quindi niente pianti traumatici per il piccolo ma molta stanchezza per il genitore.

Vi preparo dicendovi che può darsi che dobbiate ripetere questa operazione un’infinità di volte ma nel giro di 3 giorni, sarete costanti, risolverete il problema. Se iniziate quando il bimbo è molto piccolo è più semplice perché dorme praticamente tutto il giorno quindi se iniziate il mattino ci sono molte probabilità che riusciate a dormire decentemente.

A me è capitato così, dopo una giornata infernale, dopo aver pensato di mollare un sacco di volte e aver resistito, mi sono guadagnata la prima di una lunga serie di notti serene senza zainetto. Ho diverse amiche che per diverse ragioni a loro tempo non hanno utilizzato questo metodo e si sono ritrovate con mille dolori perché devono tenere perennemente in braccio un bimbo ormai grande, quindi non rimandate più del necessario.

Aspettatevi qualche regressione, poiché le vecchie abitudini sono dure a morire, è necessario seguire il piano con costanza.

Inizialmente i genitori possono incappare in quella che viene definita “educazione involontaria”.

La chiave per modificare le conseguenze, quindi è fare qualcosa di diverso introducendo un nuovo comportamento in modo di consentire al vecchio di sparire lentamente.

Se il vostro piccolo ha meno di 3 mesi, di solito bastano 3 giorni o anche meno; ma se è più grande dovrete procedere un passo alla volta, quindi osservate e ideate una strategia, affrontate ogni complicazione lentamente e una alla volta. Ogni step dura circa tre giorni se sarete costanti.

Come associare la Nanna ad un fatto positivo?

Iniziamo con il dire che per i bambini il momento della nanna è vissuto come separazione quindi per portarsi avanti l’ideale sarebbe agire per cambiare questo sentimento sin dai primissimi giorni.

Potrebbe essere utile tenere a mente questi fattori:

  • Non è vero che un bambino stanco, che non ha dormito di giorno, dorme di più la notte. Anzi è più vero il contrario, un bambino che arriva alla sera troppo stanco farà più difficoltà ad addormentarsi e sarà quasi sicuramente più irritabile. Io comincio a metterla a letto verso le 21, sempre che i segnali non mi dicano che ha sonno prima, e puntualmente massimo 10 minuti dopo dorme. Quando capita non accorgermene o nel caso sia in giro una volta che perdo l’attimo è un dramma farla addormentare.
  • E’ importante sottolineare che per il bimbo la giornata dura 24 ore e non conosce differenza fra notte e giorno, perciò il concetto dormire tutta la notte è qualcosa che volete voi da lui, non è un fatto naturale ma dovrete essere voi a insegnarglielo. Durante il giorno non fatelo dormire per più di 3 ore di seguito e ponetelo in una stanza semi oscurata ma non totalmente buia. Di notte quando lo cambiate o lo allattate fatelo con le luci soffuse e non prestategli troppe attenzioni per evitare di mettergli in testa idee strane. Che un bambino non dorma tutta la notte ( dopo i 3 mesi) o che fatichi ad addormentarsi da solo, il problema è sempre quello di abituarlo al proprio lettino prima e di insegnargli come addormentarsi senza il vostro aiuto poi.
  • Non temete i pisolini diurni. Se dorme è perché ne ha bisogno quindi non occorre disturbarlo. Se il vostro bimbo è un dormiglione e il sonno si protrae oltre le due ore allora sarà bene svegliarlo, ma non direttamente, sarà sufficiente illuminare la stanza o fare rumore.

Considerate che secondo la National Sleep Foundation, le quantità di sonno corretto sono le seguenti:

0-3 mesi: 14 -17 ore (non meno di 11 e non più di 19)

4-11 mesi: 12-15 ore (non meno di 10 e non più di 18)

1-2 anni: 11-14 ore (non meno di 9 e non più di 16)

3-5 anni: 10-13 ore (non meno di 8 e non più di 14)

Tenete presente che i bambini alternano momenti di sonno attivo (REM) ad altri di sonno profondo. Questi cicli di sonno, si ripetono durante la giornata ed hanno una durata di circa 50 minuti ciascuno, intervallati da un sonno detto “di transizione”.

Se vi capita di vedere il vostro piccolo che sorride o respira in modo irregolare mentre dorme, allora è nella fase di sonno attivo! La mi piccolina per esempio di giorno ora fa dei pisolini durante la giornata che durano esattamente 50 minuti, si regola da sola.

  • Quando avrete imparato a conoscerlo sarà più semplice ma inizialmente quando è ancora molto piccolo prestate attenzione ai segnali e cercate di batterlo sul tempo: quando è stanco inarca la schiena, si afferra le orecchie, le guance o si graffia la faccia che gira da una parte all’altra, in braccio cerca di girarsi scalcia in modo scoordinato.
  • I neonati non sanno cosa gli capiterà, non conoscono nulla e per loro la routine è un fattore confortante, pertanto cercate di dare al bambino, sia di giorno che di notte, una regolarità quotidiana, seppur mantenendo la flessibilità necessaria e ricordatevi di essere coerenti. Se stabilite un luogo e un orario fate in modo che rimangano quelli.
  • Adottate un rituale della buona notte che lo rilassi: questo elemento diventerà fondamentale quando non si addormenteranno più istantaneamente dopo la poppata allora potrete fargli un bagnetto, un massaggio, qualche canzoncina, e perché no anche una poppata pre-nanna.
  • Tutti i bimbi si svegliano di notte almeno una volta. Verificato che non ci sia una corrispondenza con il cibo o il latte (fame, digestione…), questa volta andate contro al vostro istinto e non accorrete al primo suono che vostro figlio emette, spesso sono solo brutti sogni o la necessità di cambiare posizione. Quando andate a controllare adottate un atteggiamento calmo e proponetegli il ciuccio, senza prestargli particolari attenzioni e incorrere nel rischio che un risveglio momentaneo si trasformi in una notte in bianco.

Meglio Culla o Lettone?

MEGLIO CULLA O LETTONE?

Finalmente vi svelerò qual è la cosa giusta da fare a riguardo!

Vi sarete già scontrate con sostenitori delle diverse tesi e se state cercando una risposta vi sarete imbattuti sia in articoli che dimostrano che il “sonno condiviso” agevoli il legame genitori e figli e in altri che affermano che aumenta il rischio di SIDS e disturbi del sonno, quindi qual è la risposta alla domanda iniziale?

La risposta è che non c’è una cosa giusta o una sbagliata in assoluto, ma il metodo che dovete scegliere è quello che semplicemente vi fa stare più tranquilli! Potrete cercare per ore di capire cosa è meglio fare ma questa sarà solo la prima delle tante domande che vi farà riflettere non solo sull’importanza dei bisogni dei neonati ma anche su quelli dei neogenitori.

La risposta corretta sarete voi stessi a darvela in base alle vostre esigenze, l’importante è che sia una decisione condivisa dalla coppia per non rischiare di destabilizzare un rapporto che è già in fase si riassestamento dovuto al nuovo arrivo.

Tutti hanno un’opinione sul modo migliore per addormentare un bambino.

Ricordate che Ogni bambino è diverso ed ha esigenze differenti chi ha più bisogno di contatto (specialmente i prematuri) chi sta poco bene, chi rigurgita sovente o chi proprio nel lettino non ci vuole stare, sta a voi comprenderlo e trovare il giusto percorso che concilia sia i suoi che i vostri bisogni.

E’ facile dire e pensare soprattutto prima di partorire “mio figlio assolutamente mai nel lettone” ma andiamo a valutare bene la situazione…i primi giorni dopo la nascita tutto o quasi perde valore e la priorità assoluta diventa una: dormire!!!!

Chi, come la sottoscritta, pensa di essere una super donna si ricrederà amaramente, tutte andiamo incontro a questo problema e diciamola tutta: per chi allatta al seno è una vera comodità, continuare a dormire invece di alzarsi, cambiare stanza e stare sveglie, è una condizione che inizialmente risponde al bisogno primario delle mamme e sicuramente è una scelta molto allettante meno scontato è per chi allatta con il biberon che deve comunque svegliarsi per andare a fare il latte.

Io non sono qua a giudicare anzi sono proprio qua per condividere queste necessità che quasi sembrano passare in secondo piano rispetto alle esigenze del bambino ma in realtà il sonno è davvero fondamentale per avere un buon equilibrio psicofisico che vi permetterà di essere più calme e razionali per tutto il resto della giornata.

Valutate però bene i pro i contro, quelli che sono vantaggi potrebbero trasformarsi in lotte vere e proprie, accogliere il bebè nel proprio letto significa abituarlo ad addormentarsi sempre e solo accanto a voi. Potreste scontrarvi con una condivisione totale degli spazi, e difficilmente questa privacy non vi verrà a mancare, la vita dei bambini e quella degli adulti dovrebbero comunque avere spazi e momenti fra loro ben distinti. Inoltre vi assicuro che l’idillio dopo un paio di mesi finisce e mamma e papà preoccupati di schiacciare il bambino dormendo, perdono il sonno e decidono di spostarlo, ma a quel punto potrebbe non essere più così semplice, quindi sarebbe meglio tenere lo stesso comportamento dal principio, e ricordate che autonomia non significa abbandono!

In base a quanto molte mamme mi hanno riferito, vi consiglio di spostare il bimbo in culla non appena i ritmi delle poppate si stabilizzeranno e i risvegli si diraderanno, poiché andando avanti avrete sempre più l’esigenza di intimità ma di contro lo spostamento sarà sempre più complesso e richiederà più tempo e pazienza.

A volte, sono proprio mamma e papà i primi a non esserlo e nascondono i loro timori dietro la necessità di infondere sicurezza ai bambini.

Per chi invece ritiene che la presenza del bambino nel lettone, non sia un “vizio” ma più un modo per infondere serenità e sicurezza, può mantenere la propria opinione, progressivamente, però, questa abitudine andrà abbandonata e, dai tre anni in poi, il bambino dovrà dormire da solo. Ricordiamoci che di per se, per i bambini il momento della nanna è come un momento di separazione e addormentarlo nel lettone, per poi spostarlo nel lettino, può essere destabilizzante.

Solitamente non le consiglio poiché credo siano una spesa inutile se già in possesso di una navicella, ma in questo caso potrebbero essere un giusto compromesso le nuove culle side-bed, che permettono il contatto visivo, dando la possibilità di essere agganciate al letto, e agevolando così l’allattamento notturno ma nel contempo non lo espongono ai rischi del co-sleeping e risulta più facile il distacco in seguito.

Come scegliere il migliore latte artificiale in base al rapporto qualità prezzo

La scelta del latte artificiale

La normativa italiana ed europea sul latte per neonati è molto severa: tra l’altro non si possono utilizzare Ogm e sono molto bassi i livelli tollerati di residui di inquinanti fitosanitari (pesticidi). In etichetta deve essere chiara la distinzione tra latte per lattanti (fino a sei mesi) e latte di proseguimento, per bambini più grandi: due tipi che non bisogna confondere.

Come sottolinea il pediatra Alberto Ferrando nel suo libro Come nutrire mio figlio che potrai trovare qui“non ci sono prove scientifiche che evidenziano benefici o svantaggi di un latte rispetto ad un altro”, pertanto non temete di fare danni cambiando il latte o credere di dover chiedere al pediatra. Consiglio molto questa lettura poiché affronta il tema dell’alimentazione in tutte le età pediatriche, compresa l’adolescenza, ma focalizza l’attenzione sui primi 1000 giorni di vita, periodo fondamentale per dare al bambino corrette abitudini alimentari e prevenire malattie nell’età adulta.

Vi dico subito che l’80% dei genitori cambia almeno una volta la marca del LATTE. Il latte in formula può facilmente causare diarrea, stitichezza, coliche, reflusso e potrete trovarvi facilmente nella situazione di dover cambiare diverse volte marca del latte prima di trovare quello più adatto per il piccolo. Ogni bimbo è a se, adattatevi alle sue esigenze.

Le differenze fra i vari tipi di latte sono minime e dovrebbero essere proposte in base alle caratteristiche del neonato. Per i prematuri servirà un latte più ricco, per quelli nati con il parto cesareo un latte arricchito con probiotici, un latte “più semplice” per quelli con allattamento misto, artificiale e materno, e un latte “più completo” per i neonati che devono crescere esclusivamente con il latte in polvere.

prescrivere un tipo di latte piuttosto che un altro in base alle esigenze del lattante. (pretermine, nato con cesareo, ecc.)ma sono davvero rari i pediatri che fanno un analisi attenta in base alle diverse esigenze , molto più comunemente anche loro hanno delle preferenze e delle abitudini quindi se il neonato non ha necessità particolari andate pure in farmacia ad acquistare il neolatte che è uno dei meno cari.

Peccato che spesso i pediatri prescrivono spesso lo stesso tipo senza fare alcuna analisi.

Quindi possiamo dire che essendo la formula di base del latte uguale per tutti, la differenza sta nelle componenti superflue fermenti ecc… purtroppo sono davvero rari i pediatri che fanno un analisi attenta in base alle diverse esigenze , molto più comunemente anche loro hanno delle preferenze e delle abitudini quindi se il neonato non ha necessità particolari andate pure in farmacia ad acquistare il neolatte che è uno dei meno cari.

Altroconsumo ha testato 21 campioni di latte artificiale, quello per neonati, dalla nascita ai sei mesi, ciò che ne è risultato è che i prodotti di marca come sempre costano di più, indipendentemente dal canale di vendita. Ma il prezzo non è un indicatore di qualità. I 21 prodotti analizzati sono, dal punto di vista degli ingredienti, molto simili. E quelli che contengono gli ingredienti aggiuntivi non sempre sono tra i più cari. Insomma anche in questo caso il prezzo è più questione di marketing che di qualità. Un estratto del articolo a seguito.

Andiamo ancora più nel dettaglio. Un altro studio di altroconsumo riporta che il latte artificiale può contenere contaminanti pericolosi oltre la dose giornaliera tollerabile. Di seguito un estratto dall’articolo

Ultimi accorgimenti dedicati al risparmio.

Esistono due tipi di latte artificiale: latte in polvere da ricostituire e latte già liquido. In generale il latte liquido è più caro di quello in polvere, a parità di marca: è il prezzo da pagare per la maggiore comodità di utilizzo, è già pronto, basta scaldarlo a 37°C.

Diversi i canali di vendita, supermercati, negozi per bambini e farmacie. Il che implica prezzi molto variabili a seconda del luogo in cui il latte è venduto: i negozi per bambini sono spesso più cari anche delle farmacie. Un primo consiglio è dunque scegliere con attenzione il canale di vendita, ricordando che il più conveniente è il supermercato, che offre latte di qualità (per esempio Coop ha un ottimo prezzo e tutti gli ingredienti aggiuntivi).

Acquistate anche online se è possibile. Le spedizioni rapide con consegna in 2/3 giorni e l’integrità del prodotto garantisce la qualità.

Io ho acquistato il latte sempre online.

Con un unico ed affidabile canale di rifornimento.

Su Amazon, dove i prezzi sono decisamente più bassi anche del 50% e potrete trovare tutte le marche o quasi.

Vi scrivo una classifica dei migliori (secondo me): 

1) Nestlè, lo trovi cliccando qui: https://amzn.to/3kqT51g oppure qui https://amzn.to/30IseWP

2) Aptamil, lo trovi cliccando qui: https://amzn.to/33IgcP1 oppure qui https://amzn.to/30HwzsZ

3) Plasmon, lo trovi cliccando qui: https://amzn.to/2XKgp02  oppure qui https://amzn.to/33LfqRo

4) Mellin, lo trovi cliccando qui: https://amzn.to/2DC3jvb

5) Humana, lo trovi cliccando qui: https://amzn.to/2FanfFZ

Conservazione e preparazione latte materno

Prima di ogni raccolta è fondamentale un accurato lavaggio delle mani. Per lo svuotamento è possibile utilizzare spremitura manuale, estrazione con tiralatte manuale o elettrico. Tutto il materiale utilizzato deve essere lavato e risciacquato con cura in modo da eliminare i residui organici. ( Io per il lavaggio ho preferito non utilizzare il sapone ma il bicarbonato, per evitare contaminazione con saponi).

Se estrai piccole quantità di latte diverse volte al giorno, mescola le porzioni solo quando si saranno ben raffreddate, mai latte appena estratto insieme a quello già raffreddato.

Non raffreddare nella porta del frigorifero ma nella zona più fredda (solitamente la parte posteriore del ripiano sopra lo scomparto delle verdure.

Si sconsiglia di aggiungere latte appena estratto a quello già congelato.

Indicare sul contenitore ora e giorno di raccolta del latte.

Quando si congela il latte, lasciare spazio nel contenitore per permettere al liquido di espandersi, non riempire per più dei 3/4

Non scongelare ne scaldare il latte nel microonde o in acqua bollente per evitare la perdita delle vitamine e minerali ma a bagno maria partendo da acqua a temperatura ambiente.

Lo scongelamento puo avvenire lentamente ( in frigorifero per un periodo non superiore alle 24 ore) o rapidamente ( a bagnomaria con acqua non superiore a 37 gradi o sotto acua corrente tiepida)

Il latte estratto e congelato, dopo lo scongelamento, potrà essere conservato per massimo 2 ore a temperatura ambiente e per massimo 24 ore in frigorifero.

Il latte non deve essere ricongelato dopo lo scongelamento.

Fai roteare delicatamente il contenitore per miscelare il grasso separato. Evita di  scuotere o mescolare il latte.

Tempi di conservazione del latte per un bimbo nato a termine:

  • temperatura ambiente (19°-26°) 4-6 ore
  • frigo 3-8 giorni
  • congelatore 2 settimane-6 mesi
  • congelato e posto successivamente in frigo 24 ore

 

Tutto il necessario per la conservazione del latte Materno:

  • Tiralatte (prima di acquistarlo, visto il costo non indifferente soprattutto per quello elettrico, consiglio di valutare che vi sia una massiccia produzione, in caso contrario potrete affittarlo in farmacia. Sconsiglio il tiralatte manuale per risparmiare tempo ed energia. Per lo stesso motivo consiglio l’acquisto di un tiralatte doppio che ha un prezzo leggermente superiore ma vi assicuro che soprattutto di notte sarete felici di dormire mezz’ora in più perché avete svuotato i due seni in contemporanea.
  • Contenitori di plastica rigida appositi. Vi consiglio di acquistare subito quelli con capienza almeno 200ml altrimenti crescendo il vostro piccolo e aumentando le dosi di latte a poppata sarete costretti a ricomprarli. Inoltre li utilizzerete anche per la conservazione delle pappe più avanti.
  • Biberon. Vi consiglio l’acquisto di almeno due per tipo, vi tornerà utile di notte quando non avrete voglia di lavarlo e sterillarlo per il mattino e ci sarà il secondo biberon lavato e magari già pronto, solo da scaldare. Io vi consiglierò quelli della mam perché personalmente mi sono trovata splendidamente, ho evitato di acquistare lo sterilizzatore perché si sterilizzano in 3 minuti nel micronde e sono anticolica…fantastici. Vi consiglio il pluripac per risparmiare e nel quale troverete anche lo scovolino per il lavaggio e un ciuccio.
  • Sterilizzatore elettrico o sterilizzatore da microonde . Io non ho acquistato lo sterilizzatore elettrico ma vi messo il link di un prodotto di cui mi hanno parlato molto bene. Nel compenso ho acquistato lo sterilizzatore da microonde, e per quanto mi riguarda mi sono trovata benissimo, molto veloce e pratico per i contenitore del latte, i biberon e i ciucci li ho acquistati della mam così erano autosterilizzanti tramite microonde. Considerate che passati i primi 6 mesi smetterete di sterilizzare qualsiasi cosa. Fate attenzione alle misure del vostro forno a microonde prima dell’acquisto, alcuni modelli potrebbero non entrare nei forni piccoli.
  • Liquidi sterilizzanti. Alcune cose, come parti del tiralatte, paracapezzoli ecc, non possono essere sterilizzate ad alte temperature. Io inizialmente ho utilizzato il prodotto nel link dopodichè sono passata al bicarbonato.
  • Scaldabiberon
  • Termos da viaggio. E’ stato il mio salvavita fuori casa. Lo utilizzo ancora adesso per le pappe. L’acqua bollita all’interno del contenitore termico mantiene la temperatura fino a 6 ore e potrai riscaldare il biberon in 2,5 minuti. Compatibile con quasi tutte le marche di biberon e contenitori per la pappa. Utile da tenere sul comodino di notte per avere l’acqua calda già pronta.