Interpretare il linguaggio di tuo figlio appena nato? Sì, fallo grazie a questo metodo

Il metodo si chiama “easy” e mai nome è stato più azzeccato!

È un metodo semplice che consiste nel creare una routine di eventi da ripetersi sempre nello stesso ordine durante la giornata.

Come associare la Nanna ad un fatto positivo?

Iniziamo con il dire che per i bambini il momento della nanna è vissuto come separazione quindi per portarsi avanti l’ideale sarebbe agire per cambiare questo sentimento sin dai primissimi giorni.

Potrebbe essere utile tenere a mente questi fattori:

  • Non è vero che un bambino stanco, che non ha dormito di giorno, dorme di più la notte. Anzi è più vero il contrario, un bambino che arriva alla sera troppo stanco farà più difficoltà ad addormentarsi e sarà quasi sicuramente più irritabile. Io comincio a metterla a letto verso le 21, sempre che i segnali non mi dicano che ha sonno prima, e puntualmente massimo 10 minuti dopo dorme. Quando capita non accorgermene o nel caso sia in giro una volta che perdo l’attimo è un dramma farla addormentare.
  • E’ importante sottolineare che per il bimbo la giornata dura 24 ore e non conosce differenza fra notte e giorno, perciò il concetto dormire tutta la notte è qualcosa che volete voi da lui, non è un fatto naturale ma dovrete essere voi a insegnarglielo. Durante il giorno non fatelo dormire per più di 3 ore di seguito e ponetelo in una stanza semi oscurata ma non totalmente buia. Di notte quando lo cambiate o lo allattate fatelo con le luci soffuse e non prestategli troppe attenzioni per evitare di mettergli in testa idee strane. Che un bambino non dorma tutta la notte ( dopo i 3 mesi) o che fatichi ad addormentarsi da solo, il problema è sempre quello di abituarlo al proprio lettino prima e di insegnargli come addormentarsi senza il vostro aiuto poi.
  • Non temete i pisolini diurni. Se dorme è perché ne ha bisogno quindi non occorre disturbarlo. Se il vostro bimbo è un dormiglione e il sonno si protrae oltre le due ore allora sarà bene svegliarlo, ma non direttamente, sarà sufficiente illuminare la stanza o fare rumore.

Considerate che secondo la National Sleep Foundation, le quantità di sonno corretto sono le seguenti:

0-3 mesi: 14 -17 ore (non meno di 11 e non più di 19)

4-11 mesi: 12-15 ore (non meno di 10 e non più di 18)

1-2 anni: 11-14 ore (non meno di 9 e non più di 16)

3-5 anni: 10-13 ore (non meno di 8 e non più di 14)

Tenete presente che i bambini alternano momenti di sonno attivo (REM) ad altri di sonno profondo. Questi cicli di sonno, si ripetono durante la giornata ed hanno una durata di circa 50 minuti ciascuno, intervallati da un sonno detto “di transizione”.

Se vi capita di vedere il vostro piccolo che sorride o respira in modo irregolare mentre dorme, allora è nella fase di sonno attivo! La mi piccolina per esempio di giorno ora fa dei pisolini durante la giornata che durano esattamente 50 minuti, si regola da sola.

  • Quando avrete imparato a conoscerlo sarà più semplice ma inizialmente quando è ancora molto piccolo prestate attenzione ai segnali e cercate di batterlo sul tempo: quando è stanco inarca la schiena, si afferra le orecchie, le guance o si graffia la faccia che gira da una parte all’altra, in braccio cerca di girarsi scalcia in modo scoordinato.
  • I neonati non sanno cosa gli capiterà, non conoscono nulla e per loro la routine è un fattore confortante, pertanto cercate di dare al bambino, sia di giorno che di notte, una regolarità quotidiana, seppur mantenendo la flessibilità necessaria e ricordatevi di essere coerenti. Se stabilite un luogo e un orario fate in modo che rimangano quelli.
  • Adottate un rituale della buona notte che lo rilassi: questo elemento diventerà fondamentale quando non si addormenteranno più istantaneamente dopo la poppata allora potrete fargli un bagnetto, un massaggio, qualche canzoncina, e perché no anche una poppata pre-nanna.
  • Tutti i bimbi si svegliano di notte almeno una volta. Verificato che non ci sia una corrispondenza con il cibo o il latte (fame, digestione…), questa volta andate contro al vostro istinto e non accorrete al primo suono che vostro figlio emette, spesso sono solo brutti sogni o la necessità di cambiare posizione. Quando andate a controllare adottate un atteggiamento calmo e proponetegli il ciuccio, senza prestargli particolari attenzioni e incorrere nel rischio che un risveglio momentaneo si trasformi in una notte in bianco.

Perché dire spesso NO. La mia esperienza

Inizio con dirvi perché la mia scelta di dire spesso no!

Quando ero piccola, la mia famiglia non era povera ma neanche benestante.
I miei parenti in vita erano a circa 1000 Km di distanza e mia mamma è stata un po’ costretta a restare a casa per badare a me.

E’ vero moltissime famiglie avevano entrambi i genitori che lavoravano e sa la cavavano con le tate e con gli asili, ma mia mamma allora, ha scelto di vivere con il poco dello stipendio di mio papà ma dedicandosi a me completamente.

Scelta, che io reputo condivisibile al punto tale, da replicarla oggi con la mia bambina.

Detto ciò capirete che molti erano i no che mi venivano detti, perché effettivamente il nostro stile di vita non ci permetteva il surplus che molti bambini richiedevano, io compresa.

Bene io posso affermare oggi, di essere una persona umile, una di quelle che gioisce ancora delle piccole cose, e di questo devo ringraziare i miei. Io penso di essere diventata così proprio grazie a questo modello educativo che non prevede grandi cose, ma tanto amore.

I miei genitori non mi hanno mai fatto pesare il fatto di non possedere determinate cose, ma mi davano sempre un alternativa estremamente valida.

Non potevo comprare il gioco che volevo? I miei mi portavano a visitare parchi e fattorie, mi facevano addobbare casa come se fosse un luna park, mia mamma mi cuciva i vestiti di carnevale; ne ricordo uno che faceva invidia a quelli che si acquistavano al supermercato.

Tutto ciò per dirvi che non potevano sicuramente eliminare dagli scaffali e dalla mia vista le cose che desideravo ma nello stesso tempo sapevano spiegarmi che non potevamo permetterceli e mi davano spesso un’alternativa migliore.

L’educazione a un certo comportamento comincia dal giorno zero e presuppone il rispetto per il bambino e per la sua intelligenza, per fare tutto ciò ci vuole fiducia, complicità e amore reciproco.

Come iniziare allora?

Il comportamento da tenere a casa è l’allenamento di quello che il bambino farà fuori e in altre circostanze.

I primi no a mia figlia glieli ho detti quando ha iniziato a gettare le cose che prendeva in mano giù dal seggiolone, ma il vero scoglio l’ho affrontato quando ha iniziato a camminare.

Naturalmente il NO deve essere pronunciato con fermezza ed accompagnato da un comportamento conseguente adeguato. Se lei avesse buttato il giochino per terra e io gli avessi detto no, raccogliendolo e restituendoglielo, ovviamente io non sarei stata credibile e lei lo avrebbe preso come gioco, ripetendo l’atto proibito.

Quindi se capita questo sappiate che non è perché lei vuole provocarvi ma solo perché non siete stati abbastanza efficaci nel vostro modo di comunicare cosa volevate. Per il piccolo il No è solo una parola, starà a voi farle capire la spiegazione logica della stessa.

Quando comincerà a muovere i primi passi, vi consiglio di non rimuovere troppi oggetti perché gli togliereste la possibilità di capire che cos’è giusto e cosa sbagliato, se rimuoverete le cose alla sua portata non imparerà a rispettare le cose altrui e vi troverete in difficoltà a casa degli altri.

Sarà sufficiente mostrargli e fargli osservare gli oggetti che non si devono toccare e spiegargli che non sono giocattoli ma cose della mamma.

Inizialmente ovviamente la mia piccola puntava sempre gli oggetti e quando stava per afferrarli mi limitavo a dire non si tocca, è di mamma, non un giocattolo. Solo se insisteva allora aggiungevo un secco No.

Nel giro di pochi giorni, gli oggetti venivano visti ma notati a malapena.

Bastano pochi giorni per insegnare a un bambino a non toccare certe cose, ma probabilmente dovrete ripetere l’operazione in diverse aree della casa e con oggetti differenti.

Ecco magari spostate i cristalli gli oggetti preziosi o quelli che cadendo potrebbero rompersi e fare male al piccolo.

Questo metodo neanche a dirlo l’ho trovato nel libro di Trancy Hogg puericultrice inglese, “Il linguaggio segreto dei neonati”.

Personalmente adoro tutti i suoi libri. Li potrete trovare tutti al seguente link: https://amzn.to/2QOtY9J

Avevo già parlato di lei quando si parlava di metodo per fare la nanna, ma nei suoi libri potrete trovare vari sistemi pratici, come capire i bisogni del piccolo, come capire la sua personalità, come creare una routine con flessibilità e possibilità di adattamento al temperamento del bambino, e nel limite del possibile alle esigenze della famiglia.

Ne Il linguaggio segreto dei neonati, troverete nello specifico tutto i metodi per i primi giorni insieme, quando si è in cerca di risposte perché non si capisce il piccolo e non si è mai affrontato questa esperienza.

Ne Il tuo bambino: tutte le risposte. Dalla nascita ai tre anni troverete come gestire i tanti problemi (sonno, inappetenza, paura del distacco…).

Gli schemi descrittivi si riferiscono a fasce di età: fino a 3 mesi, tra i 6 mesi e i 12 mesi, e oltre i 12 mesi.

Non ho ancora letto Il linguaggio segreto dei bambini. 1-3 anni ma perché ancora la mia piccola non ha compiuto l’anno, sarà sicuramente il mio primo acquisto essendo i suoi libri sinonimo di garanzia.