Letture consigliate

Quando si affronta un momento importante come la maternità è un’ottima idea affidarsi a buone letture che possono aiutare a dare più consapevolezza . I miei consigli riguardo ai libri che considero IMPERDIBILI!

Aiuto, mio figlio non parla!

Quando un bambino comincia a parlare? Quali sono le fasi dello sviluppo del linguaggio e come stimolarlo? E quali segnali ci avvertono che è consigliabile interpellare un esperto?

Interpretare il linguaggio di tuo figlio appena nato? Sì, fallo grazie a questo metodo

Il metodo si chiama “easy” e mai nome è stato più azzeccato!

È un metodo semplice che consiste nel creare una routine di eventi da ripetersi sempre nello stesso ordine durante la giornata.

Riflessioni sparse sul rapporto coi nonni

Nonni troppo invadenti:

Mettiamo in chiaro le cose fin da subito: la relazione che si instaura con I nonni è un rapporto tutto nuovo, mai esistito fino a questo momento. Con la nascita di un primogenito I figli diventano neogenitori e i genitori neononni. Come i primi, non hanno mai avuto esperienza in questo ruolo e anche per i secondi è lo stesso. Essi si sono relazionati ai neonati in veste di genitori prima di noi ma da nonni mai, pertanto è estremamente facile che equivochino i ruoli.

La definizione e il rispetto dei ruoli è fondamentale per poter portare avanti serenamente l’educazione dei propri figli;

I nonni devono potersi sentire liberi di affiancare i nuovi genitori con il loro affetto e la loro esperienza, ma devono, tuttavia, ricordarsi del fatto che il tempo delle decisioni insindacabili da genitori non è più il loro.

Spetta ai nuovi genitori prendere le decisioni importanti, crescere ed educare anche commettendo errori; i consigli devono esserci e devono essere sempre ben accetti, ma bisogna anche imparare ad accettare che l’ultima parola spetta ad altri e che è il loro giudizio, questa volta, ad essere insindacabile. Giusto o sbagliato che sia.

Farsi aiutare dai nonni NON significa quindi farli sentire autorizzati a dare la propria opinione su ciò che riguarda l’educazione dei nipoti, nel contempo, i genitori NON dovrebbero, in generale, essere sempre prevenuti, ma anche saper accettare che anche i nonni sono stati catapultati in una realtà sconosciuta e che la maggior parte delle volte, hanno buone intenzioni ma pessimo tatto.

Il mio consiglio è:
se ritieni che i tuoi genitori (o più probabilmente suoceri) siano troppo invadenti, non esitare a fissare dei limiti.

E’ importante soprattutto, ragionare sulla quantità di tempo che i nostri figli trascorrono con i nonni: maggiore è il tempo che qualcuno trascorre con i nostri figli, maggiore sarà la necessità di stabilire delle regole.

Può sembrare difficilissimo parlarne ma è meglio mettere dei paletti piuttosto che coltivare un risentimento che avvelenerà la vostra relazione o ancora peggio potrebbe alterare quella con il vostro compagno. Non aspettare che sia il tuo partner a farlo nel caso si trattasse dei suoi genitori ma instaura un dialogo costruttivo. Ricorda però di essere ragionevole e di pensare al bene di tutti: non solo a ciò che desideri tu ma anche a ciò che è giusto per il tuo bambino, per il tuo partner, e per i nonni stessi. Che ti piaccia o no, sono una parte importante della famiglia.

Inoltre è fondamentale, non perdere mai di vista il fatto che i nonni, che secondo le statistiche nell’80% dei casi, in questa particolare fase della vita, creano questo senso di inquietudine e ansietà, sono gli stessi genitori che ci hanno cresciuto e che amiamo da sempre. Sono quelli che, nonostante i nostri sfoghi, sono presenti nel momento in cui abbiamo bisogno. Quando i genitori tornano a lavorare o semplicemente quando devono fare commissioni o trascorrere una serata romantica, anche se vengono bistrattati i nonni sono sempre presenti e felici di trascorrere alcune ore in compagnia dei loro nipotini, consapevoli che loro non creeranno mai più una nuova vita, si godono a pieno con la leggerezza di chi non ha responsabilità (che spettano ai genitori) ma dedicandosi a pieno e con complicità alla parte ludica della loro vita.

Quando il problema sono i suoceri:

Vi riporto qui una breve testimonianza di una mamma:

“ho letto che i bimbi si affezionano di più ai nonni materni perché percepiscono le emozioni della mamma. Di solito la mamma quando va dai suoceri è un pò nervosa …mentre dagli altri nonni è rilassata […] Andavo d’accordo con i miei suoceri prima, ma adesso non più, soprattutto con mia suocera. Vedo che mio figlio in braccio a lei non ci sta bene, con mio suocero ci sta di più. Loro sono molto appiccicosi, non lo fanno gattonare da nessuna parte e non lo fanno sporcare!”

È un cliché questo che purtroppo si ripete spesso. Voglio precisare che è normale che ci sia un legame senza dubbio più forte con i nonni materni per via del rapporto che lega la madre alla figlia e viceversa.

Le emozioni dei genitori si ripercuotono inevitabilmente nei piccoli, soprattutto nei bambini che stanno parecchio con la mamma. Quindi se il rapporto con gli suoceri non è idilliaco o si predilige uno di essi, con molta probabilità il bambino lo percepirà e per osmosi tenderà ad apprezzare il nonno che anche la mamma apprezza.

“La verità – comunque – sta nel mezzo” come diceva i latini!
Non bisogna negare ai propri figli i benefici affettivi e psicologici dello stare con i nonni, poche ore a settimana non sono sufficienti per far sì che i bambini riconoscano in loro degli educatori.

Ogni bambino non ha simpatie o antipatie, le svilupperà poi in seguito in base alla sua personalità e al rapporto che vorrà istaurare con i nonni materni e paterni. I bambini non conoscono i vincoli familiari, che siano suoceri o sconosciuti a loro non importa, si affezionano in base alla quantità di tempo dedicata e al tipo di rapporto che si costruisce giorno per giorno.

Per concludere vorrei dire che è indiscutibile che i nonni siano dei pilastri fondamentali per i nipoti, in quanto li accudiscono sin da piccoli, li amano incondizionatamente e si prendono cura di loro quando i genitori sono assenti per varie ragioni.

Per quanto i rapporti siano tesi, la loro presenza è una figura di conforto, sia per i bambini che per i genitori, sia da un punto vista emotivo che pratico.

Non vantiamo sui nonni solo pretese e non ricordiamoci di loro solo nel momento del bisogno! Ognuno con la propria sensibilità ha una ruolo importante nella crescita del bambino e non bisogna negarglielo.

Naturalmente, ogni storia é una storia a se.

È importante che i nonni si adattino alle necessità ed esigenze dei nipoti senza modificare in alcun modo la loro vita, e collaborino nel loro interesse e per la loro serenità.

Vi lascio con questa citazione che mi piace tanto:

“NESSUNO PUÒ FARE PER I BAMBINI PICCOLI CIÒ CHE FANNO I NONNI.
I NONNI COSPARGONO LA POLVERE DI STELLE SULLA VITA DEI BAMBINI.” (A. HALEY)

Perché dire spesso NO. La mia esperienza

Inizio con dirvi perché la mia scelta di dire spesso no!

Quando ero piccola, la mia famiglia non era povera ma neanche benestante.
I miei parenti in vita erano a circa 1000 Km di distanza e mia mamma è stata un po’ costretta a restare a casa per badare a me.

E’ vero moltissime famiglie avevano entrambi i genitori che lavoravano e sa la cavavano con le tate e con gli asili, ma mia mamma allora, ha scelto di vivere con il poco dello stipendio di mio papà ma dedicandosi a me completamente.

Scelta, che io reputo condivisibile al punto tale, da replicarla oggi con la mia bambina.

Detto ciò capirete che molti erano i no che mi venivano detti, perché effettivamente il nostro stile di vita non ci permetteva il surplus che molti bambini richiedevano, io compresa.

Bene io posso affermare oggi, di essere una persona umile, una di quelle che gioisce ancora delle piccole cose, e di questo devo ringraziare i miei. Io penso di essere diventata così proprio grazie a questo modello educativo che non prevede grandi cose, ma tanto amore.

I miei genitori non mi hanno mai fatto pesare il fatto di non possedere determinate cose, ma mi davano sempre un alternativa estremamente valida.

Non potevo comprare il gioco che volevo? I miei mi portavano a visitare parchi e fattorie, mi facevano addobbare casa come se fosse un luna park, mia mamma mi cuciva i vestiti di carnevale; ne ricordo uno che faceva invidia a quelli che si acquistavano al supermercato.

Tutto ciò per dirvi che non potevano sicuramente eliminare dagli scaffali e dalla mia vista le cose che desideravo ma nello stesso tempo sapevano spiegarmi che non potevamo permetterceli e mi davano spesso un’alternativa migliore.

L’educazione a un certo comportamento comincia dal giorno zero e presuppone il rispetto per il bambino e per la sua intelligenza, per fare tutto ciò ci vuole fiducia, complicità e amore reciproco.

Come iniziare allora?

Il comportamento da tenere a casa è l’allenamento di quello che il bambino farà fuori e in altre circostanze.

I primi no a mia figlia glieli ho detti quando ha iniziato a gettare le cose che prendeva in mano giù dal seggiolone, ma il vero scoglio l’ho affrontato quando ha iniziato a camminare.

Naturalmente il NO deve essere pronunciato con fermezza ed accompagnato da un comportamento conseguente adeguato. Se lei avesse buttato il giochino per terra e io gli avessi detto no, raccogliendolo e restituendoglielo, ovviamente io non sarei stata credibile e lei lo avrebbe preso come gioco, ripetendo l’atto proibito.

Quindi se capita questo sappiate che non è perché lei vuole provocarvi ma solo perché non siete stati abbastanza efficaci nel vostro modo di comunicare cosa volevate. Per il piccolo il No è solo una parola, starà a voi farle capire la spiegazione logica della stessa.

Quando comincerà a muovere i primi passi, vi consiglio di non rimuovere troppi oggetti perché gli togliereste la possibilità di capire che cos’è giusto e cosa sbagliato, se rimuoverete le cose alla sua portata non imparerà a rispettare le cose altrui e vi troverete in difficoltà a casa degli altri.

Sarà sufficiente mostrargli e fargli osservare gli oggetti che non si devono toccare e spiegargli che non sono giocattoli ma cose della mamma.

Inizialmente ovviamente la mia piccola puntava sempre gli oggetti e quando stava per afferrarli mi limitavo a dire non si tocca, è di mamma, non un giocattolo. Solo se insisteva allora aggiungevo un secco No.

Nel giro di pochi giorni, gli oggetti venivano visti ma notati a malapena.

Bastano pochi giorni per insegnare a un bambino a non toccare certe cose, ma probabilmente dovrete ripetere l’operazione in diverse aree della casa e con oggetti differenti.

Ecco magari spostate i cristalli gli oggetti preziosi o quelli che cadendo potrebbero rompersi e fare male al piccolo.

Questo metodo neanche a dirlo l’ho trovato nel libro di Trancy Hogg puericultrice inglese, “Il linguaggio segreto dei neonati”.

Personalmente adoro tutti i suoi libri. Li potrete trovare tutti al seguente link: https://amzn.to/2QOtY9J

Avevo già parlato di lei quando si parlava di metodo per fare la nanna, ma nei suoi libri potrete trovare vari sistemi pratici, come capire i bisogni del piccolo, come capire la sua personalità, come creare una routine con flessibilità e possibilità di adattamento al temperamento del bambino, e nel limite del possibile alle esigenze della famiglia.

Ne Il linguaggio segreto dei neonati, troverete nello specifico tutto i metodi per i primi giorni insieme, quando si è in cerca di risposte perché non si capisce il piccolo e non si è mai affrontato questa esperienza.

Ne Il tuo bambino: tutte le risposte. Dalla nascita ai tre anni troverete come gestire i tanti problemi (sonno, inappetenza, paura del distacco…).

Gli schemi descrittivi si riferiscono a fasce di età: fino a 3 mesi, tra i 6 mesi e i 12 mesi, e oltre i 12 mesi.

Non ho ancora letto Il linguaggio segreto dei bambini. 1-3 anni ma perché ancora la mia piccola non ha compiuto l’anno, sarà sicuramente il mio primo acquisto essendo i suoi libri sinonimo di garanzia.