Quando un bambino comincia a parlare? Quali sono le fasi dello sviluppo del linguaggio e come stimolarlo? E quali segnali ci avvertono che è consigliabile interpellare un esperto?

Ha detto “mamma”, che felicità quando il tuo bambino inizia a parlare? Mai quanto
quella di un genitore con bambino “LATE TALKER”!

Quando un bambino comincia a parlare? Quali sono le fasi dello sviluppo del linguaggio
e come stimolarlo? E quali segnali ci avvertono che è consigliabile
interpellare un esperto?

Generalmente queste domande se le pongono le mamme quando notano che potrebbe esserci qualcosa che non va, perchè diciamocelo per i bambini che a 12 mesi o poco più già dicono le loro paroline le mamme non si pongono neanche il problema, situazione opposta per quei bimbi che a 16,17,18,…mesi non spiaccicano parola.

Devo confessarvi che ho particolarmente a cuore questo argomento perchè rientro nel secondo caso, sono mamma e diciamocelo, quando si tratta dei nostri piccoli non vediamo l’ora di poter riuscire a comunicare con loro.

Attualmente Nina ha quasi 2 anni, dice le parole essenziali e il linguaggio non è più fonte di grande preoccupazione ma sono eccitata ed entusiasta solo all’idea che presto o tardi lo farà, sono entrata nell’ottica che prima o poi parlerà considerando che ha avuto in questo periodo un evoluzione e anche che nella famiglia di mio marito si tende a parlare a 3 anni, ma facciamo un passo indietro a quando ne aveva 18 e non diceva niente di niente. Nel momento in cui sono iniziate le paure è scattata la mia ricerca.

Quali sono le prime parole che un bambino pronuncia?

Ho letto che lo sviluppo del linguaggio inizia già durante la gravidanza. Durante l’ultimo trimestre di gravidanza, quando si sviluppano le strutture uditive ed il bambino viene esposto al linguaggio già riesce ad ascoltare da dentro la pancia della mamma. Quando nasce, il bambino è predisposto all’apprendimento di tutte le lingue ed è solo intorno all’anno di vita che si stabilizza la specializzazione della lingua

Solitamente quando pensiamo al linguaggio non dobbiamo per forza pensare alla riproduzione di suoni vera e propria, in realtà le prime parole sono precedute da alcune tappe fondamentali, che costituiscono i prerequisiti fondamentali dello sviluppo del linguaggio.Ve li elenco brevemente qui di seguito:

Comunicazione intenzionale, ovvero la gestualità Intorno a 10-12 mesi, il
bambino si serve dell’indicazione per entrare in relazione con l’adulto,
ottenere un oggetto o condividere dei significati. Successivamente (dopo i 14 mesi) inizia con i “gesti simbolici” o meglio con dei gesti che esprimono un concetto.

Comprensione La comprensione delle parole avviene ad esempio, quando la mamma prepara la pappa e mette il bimbo sul seggiolone dicendo ‘adesso mangiamo la pappa’, il bambino immediatamente astrae quel termine e lo lega al suo significato. E così ogni volta che la mamma pronuncerà quella parola capirà che è arrivato il momento di mangiare.

Passaggio dal reale al simbolico Qui parlo della capacità ad esempio quando finge di dar da mangiare alla bambola senza aver nulla in mano – per poi passare alla fase in cui un oggetto acquista un valore simbolico, come quando fa finta di dare una pappa di foglie e sassolini dicendo che è minestrone.

La produzione di parole vere e proprie è preceduta dalla cosiddetta lallazione, che compare tra i 6 e gli 8 mesi. Questo è il momento in cui è facile che venga fuori il suono “mamma”, perché l’esperimento più comune consiste proprio nell’abbassare la mandibola ed unire le labbra alternativamente. In realtà il bambino non ha ancora associato quella emissione di suono al suo significato:
col tempo, vedendo che ogni volta che pronuncia questo suono appare la mamma, comincerà ad attribuirgli significato e ad utilizzare quella prima parola per richiamare l’adulto. 

A partire dal primo anno di età comincia la produzione delle prime parole, fino ad arrivare ai 2 anni, quando il bambino dovrebbe saper produrre tra le 50 e le 80 parole. Nel corso del secondo anno di età il bambino perfeziona le regole fonologiche, che gli consentono di capire quali suoni linguistici possono stare insieme per creare un significato e condividerlo. Fino ad arrivare ai 3 anni, quando in genere si completa l’acquisizione del linguaggio, la fonologia, la grammatica di base.

Quali segnali ci avvertono che è consigliabile interpellare un esperto?

Nel momento in cui sono nati primi dubbi mi sono rivolta al pediatra poichè la mancanza di linguaggio è uno dei fattori che possono essere presenti in caso di autismo.

Il pediatra mi ha fatto eseguire un test chiamato M-CHAT utile per rilevare in modo tempestivo il maggior numero possibile di casi di disturbo dello spettro autistico (Comunicazione verbale e non verbale; Capacità di relazionarsi efficacemente con gli altri e con il mondo circostante; Flessibilità di comportamento e pensiero.).Fortunatamente non è stato necessario procedere ad altri test ma la preoccupazione è stata comunque tanta.

Il mio consiglio se vostro/a figlio/a non parlasse a 18 mesi è in prima battuta
rivolgersi al pediatra che saprà consigliarvi e poi affidarvi al vostro istinto.

Ogni madre conosce suo figlio meglio di chiunque altro, osserva comportamenti ed eventuali anomalie nello sviluppo, che un pediatra, in una rapida visita di qualche decina di minuti in un contesto che non è quello del bambino, potrebbe non avere la possibilità di vedere.

Il pediatra ha un ruolo fondamentale nella salute e il benessere di tuo figlio, ma non sminuire mai l’importanza delle tue osservazioni ed esperienze, un genitore la maggior parte delle volte avverte se c’è qualcosa che non va.

 L’M-CHAT contiene un elenco di domande standard che possono essere valutate in meno di due minuti e lo potete trovare qua

o nella versione più lunga qua

La maggior parte delle domande che portano a una risposta negativa indicano un potenziale rischio di disturbo dello spettro autistico. È composto da 23 item (si/no), di cui 6 sono considerati item critici (2,7,9,13,14,15).

Il seguente algoritmo permette di interpretare il profilo di rischio emerso dalla somministrazione di M-CHAT -R/F.

PUNTEGGIO
M CHAT R/F 0-2: basso rischio -> Ripetere lo screening a 24 mesi o dopo 3 mesi;

M CHAT R/F 3-7: rischio moderato -> necessari approfondimenti dello screening tramite invio allo specialista (otorino e neuropsichiatra) ;

M CHAT R/F 8-20: rischio elevato-> Invio allo specialista per approfondire la valutazione diagnostica e verificare l’ammissibilità per i programmi di intervento riabilitativo precoce.

Se non sono necessari approfondimenti significa semplicemente che vostro figlio potrebbe essere considerato un LATE  TALKER cioè un parlatore tardivo.

E’ importante ricordare che un ritardo nello sviluppo del linguaggio non è affatto un indice di ritardo nello sviluppo cognitivo.

I bambini che parlano tardi vengono in genere identificati con questo criterio: 

Producono meno di 10 parole diverse (nella fascia di età 18-23 mesi) o producono meno di 50 parole diverse e nessuna combinazione di almeno due parole (nella fascia di età di 24-34 mesi). La fase di esplosione del linguaggio, che di solito avviene intorno ai 21 mesi, nei Late Talkers si sposta dai 24 ai 30 mesi

E’ importante escludere che ci siano fattori cognitivi, percettivi,
neurologici, alla base del ritardo linguistico. Questo viene in genere appurato somministrando un test di efficienza intellettiva, compiendo un esame audiologico e neurologico, ed escludendo che il bambino abbia avuto frequenti episodi di otite purulenta, che potrebbero aver determinato occasionali perdite parziali di udito.

Come stimolare il linguaggio? Consigli del logopedista:


  • Eliminare il ciuccio quanto più possibile.
  • Se non è un bimbo che nella sua quotidiana ha a che fare con altri bambini, potrebbe essere utili portarlo al nido o nei baby park perchè gli altri bimbi non lo asseconderanno e dovrà trovare un linguaggio per comunicare con loro.
  • La prima forma, la più spontanea, è quella delle filastrocche e delle ninne nanne che i bambini ascoltano sin dalla più tenera età. La presenza di rime e assonanze è in questo stadio più utile del significato delle parole stesse ma i concetti semplici che esprimono costruiscono un primissimo vocabolario di significati.
  • Anche le canzoni aiutano molto, e molto di più di un cartone animato, perchè non costringono alla passività e inoltre permettono a voi di cantare con i vostri figli. per quel che riguarda la scelta, ok canzoni per bambini, ma anche del pop o del rock andranno benissimo!
  • Quando parlate ai vostri bambini cercate di utilizzare un linguaggio fatto di parole reali, esistenti nell’uso quotidiano, senza cadere nei cosiddetti mammese o bambinese.
  • Indicate ogni cosa di cui parlate e non chiedete di ripetere come un pappagallo.
  • Parlando al vostro bambino mantenete il contatto visivo, e cercate di avere intorno poche interferenze: no alla televisione sempre accesa, no alla radio, no alla confusione che non aiutano il bambino a comprendere la corretta pronuncia delle parole.
  • Stimolate i bambini ad usare le parole perchè gli servono, ovvero rendetegli meno facile la vita: aspettate che vi chieda quel che vuole usando le parole giuste e non accontentatevi di un gesto, anche se avete capito cosa desidera
  • Leggere racconti al bambino coinvolgendolo attivamente nel dialogo, facendogli delle domande e effettuando una pausa per ascoltare la sua risposta. Nina non ama mettersi seduta inerme ad ascoltarmi leggere allora sotto consiglio dell’educatrici del nido ho acquistato questi libri : I colori delle emozioni con i pop up ( I pop up sono linguette interattive che attirano molto l’attenzione dei bambini. ) e Nella Fattoria che è un libro sonoro con i versi degli animali, con testi semplici, fori da cui sbirciare e tanti percorsi tattili da esplorare con le dita .
  • Giocate con i giochi educativi e stimolanti peril linguaggio. Tutta la linea headu “Montessori” è fantastica a questo proposito. Mia figlia ha fatto grandi progressi giocando.

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