Il metodo più semplice ed efficace per svezzare un bambino – Svezzamento parte II

Più del cosa, è importante il come, abbiamo visto nel precedente articolo, che secondo l’autosvezzamento non ci sarebbe un ordine specifico di alimenti, ma per semplificarci la vita vi darò delle istruzioni su come comportarvi nell’approccio con i vari alimenti.

Il metodo più semplice ed efficace per svezzare un bambino è:

solitamente, l’introduzione graduale dei vari alimenti, iniziando con piccole dosi.
Questo serve alla mamma per capire se il bimbo riesce a gestire la deglutizione e tollera il cucchiaino, per saggiare la tolleranza delle nuove consistenze dei cibi e dei gusti che hanno e per verificare che non vi siano allergie o intolleranze.

Proprio per limitare le possibili intolleranze la regola è “un alimento al giorno” cercando di mantenerlo per almeno 3 giorni di fila, così da poter notare l’insorgere di eventuali modifiche di qualsivoglia genere. Generalmente sono lievi intolleranze, quindi non preoccuparti più del dovuto, di solito si possono presentare eritemi, asma, tosse, irritazioni al sederino, diarrea, lacrimazione, vomito.

Con lo svezzamento dopo i 6 mesi e specialmente nel periodo estivo occorre iniziare a somministrare l’acqua.
Deve bere molto perché con le prime pappe anche i reni lavorano molto di più per eliminare le scorie, inoltre agevolerà il transito intestinale. Ecco allora che ingerire molti liquidi, così come succede per gli adulti, è importante anche nell’alimentazione dei piccoli.

Il bimbo si regola da solo per quanto riguarda la quantità da assumere nelle 24 ore, il bambino assume una consistente quantità di liquidi grazie al latte, al brodo vegetale e alla frutta, quindi non bisogna preoccuparsi se si ha la sensazione che non beva abbastanza: se rifiuta l’acqua vuol dire che non ha sete, bisogna però ricordarsi di offrirgli da bere più volte al giorno.

Il latte materno contiene circa l’87% di acqua pertanto un bambino sano allattato al seno a libera domanda generalmente prende liquidi a sufficienza.

Un bambino non allattato al seno deve ricevere liquidi da altre fonti quando prende alimenti complementari e latte artificiale.

Nei climi temperati sono necessari almeno 400-600 ml/die di altri liquidi in aggiunta ai circa 200-700 ml/die di acqua provenienti dal latte e da altri cibi; in climi molto caldi sono necessari 800-1200 ml/die.

Degli alimenti complementari sono generalmente necessari a partire da quest’età, in aggiunta al latte materno.

Gli alimenti complementari possono essere classificati in:

  • Alimenti di transizione (passati, in purea, semisolidi), alimenti cioè appartenenti a specifiche categorie ma adattati per andare incontro alle particolari esigenze nutrizionali e fisiologiche del lattante.
  • Alimenti familiari, basati su una dieta familiare varia ed equilibrata, con qualche piccolo adattamento.

Il passaggio dal latte materno agli alimenti di transizione, fino alla completa integrazione nella dieta familiare con la cessazione dell’allattamento al seno, dev’essere graduale.

Quando il bambino si sarà abituato a mangiare un po’ di tutto, è bene programmare pranzo e cena variando gli alimenti in modo da offrire un “pasto completo” anche somministrato separatamente (meglio dopo l’anno), l’importante è che contenga tutti i nutrienti secondo le indicazioni riportate a seguire, valide sia per gli adulti che per il bambino.

Contenere acqua (i primi mesi è data con il brodo)+ carboidrati,(prima farine poi pasta o pane) + grassi (olio) + proteine(si comincia con liofilizzati per passare ad omogeneizzato a cucinai al vapore) + vitamine e minerali (verdura).

Per ragioni di sicurezza, un bambino deve sempre essere adeguatamente sorvegliato.
L’adattamento al mutare delle abilità motorie del bambino richiede una stretta attenzione, dato che queste cambiano rapidamente nei primi due anni di vita. Il tempo necessario al bambino per mangiare una certa quantità di cibo diminuisce con l’età per gli alimenti solidi e viscosi, ma non per le puree più diluite. Anche l’abilità di maneggiare un cucchiaio o una tazza, o di afferrare un pezzo di cibo con le mani migliora con l’età durante i pasti. Dagli un cucchiaio tutto per lui e quando sarà in grado di portarlo alla bocca riempilo recuperando con il vostro ciò che cade. Imparerà in fretta che può fare da solo.

Come procedere

Pur considerando che vi sono variazioni nei bisogni dei singoli bambini, il latte materno da solo non è sufficiente a soddisfare tutte le esigenze nutrizionali dei bambini dopo i sei mesi. Il fabbisogno di latte è di circa 700 ml dalla nascita a due mesi, dopodiché tra i 3 e i 5 mesi passa a circa 800 ml.

A 6 mesi si prevedono 4-5 pasti, di cui uno rappresentato dalla pappa e 3-4 dal latte artificiale, in quantità variabili da 170 a 230 ml di latte a pasto. Il fabbisogno di latte ritorna ad essere i latte (circa 700 ml) e 200 Kcal di alimenti complementari. Pertanto nel mio caso che la piccolina mangia 4 volte al giorno, di cui una pappa, e le rimanenti 230 di latte, sarebbe meglio non sostituire una poppata con la frutta ma dargliela in aggiunta ad essa, altrimenti non riceverebbe abbastanza latte.

Questo problema non si pone a chi fa 5 pasti che potrà sostituire quello pomeridiano alla frutta. Quando il piccolo comincerà a non bere molto latte il pomeriggio, si potrà sostituire con yogurt, frutta o una dose inferiore di latte a propria scelta.

Tra i 7 e gli 11 mesi si prevedono 4-5 pasti, di cui due rappresentati dalla pappa e 2-3 dal latte artificiale, in quantità variabili da 170 a 230 ml di latte a pasto. Il fabbisogno di latte sarà di circa 500ml e 455 Kcal di alimenti complementari. Il problema dello spuntino per chi fa 4 pasti totali al giorno rimane come nel mese precedente.

Tra i 12 e i 24 mesi, i pasti dovrebbero diventare 5 colazione, pranzo, cena e due merende. Si raccomandano 200-400 ml/die di latte vaccino intero non diluito se altri cibi di derivazione animale sono inclusi nella dieta, 300-500 ml/die se non lo sono. Il latte deve continuare ad essere parte integrante della dieta durante l’alimentazione complementare e si raccomanda di continuare con l’allattamento al seno fino a due anni ed oltre.

Igiene

Usate panni di carta per lavare e asciugare le superfici poiché più igieniche rispetto qa spugne ed asciugamani, acquistate anti batterici come il napisan (quello che si può anche non risciaquare).
Lavate bene la frutta e fino al compimento dei 6 mesi occorre cuocerle al vapore o bollirle. La sterilizzazione fino ai 6 mesi riveste ancora un ruolo importante pertanto sterilizzate tutto ciò che viene a contatto con i cibi.

Cosa comprare

Spugne dedicate, scottex, Napisan, frullatore, grattuggia( meglio di vetro), colino, cucchiaino (Importante è verificare che nessun oggetto in plastica che utilizzate per le pappe contenga il Bisfenolo BPA con il riscaldamento con molta probabilità può contaminare l’alimento), vasetti, vaporiera passaverdure.

Qui puoi leggere l’articolo sullo Svezzamento – parte I

Scarica la guida completa sullo svezzamento

I primi malanni che dovrai affrontare e come non preoccuparti

Una corretta informazione riveste un’importanza fondamentale per tutelare la salute dei cittadini in generale e dei bambini in particolare. Da questa consapevolezza è nato l’impegno del Ministero della Salute per realizzare la guida “Quando nasce un bambino” che troverete in formato pdf su internet e dal quale sono tratte la maggior parte di queste informazioni.

Prima di continuare, se vuoi scaricare tutta, ma proprio tutta la guida, compila il form qui sotto.

FEBBRE

E’ utile sapere che solitamente un bimbo in salute, durante i primi mesi non si dovrebbe ammalare poiché ha ancora in corpo le difese immunitarie della madre. Nei primi mesi è quindi raro che il lattante presenti febbre, se non post vaccinale o da disidratazione quando vi è caldo eccessivo, mentre è comune intorno all’anno di vita.

Nel caso ci fosse un evento febbrile ci sono cose da sapere e da fare:

  • Contattare il personale competente

Se il bambino ha meno di 28 giorni di vita, le Linee Guida raccomandano che il neonato febbrile venga portato subito in ospedale, per l’elevato rischio di patologia, se invece si tratta di lattante, cioè bambino dalle 4 settimane compiute fino al compimento dei 3 mesi di vita, è opportuno consultare il pediatra con sollecitudine.

Se invece ha più di 3 mesi, ricordate che il livello della temperatura (cioè una febbre più o meno alta) non è sufficiente da solo a far capire se la malattia è lieve o grave. È importante sapere che bisogna guardare il bambino più che il termometro per decidere quando è il caso di preoccuparsi e consultare il pediatra con sollecitudine, o quando invece è possibile rimanere tranquilli, almeno per un po’, ad aspettare l’evoluzione spontanea della malattia (che nella maggior parte dei casi va verso la guarigione spontanea in 2-4 giorni).

In ogni caso è bene rivolgersi rapidamente al pediatra se il lattante ha la febbre molto alta (39 – 40°C) e/o nonostante la somministrazione del farmaco questa non si abbassasse, oppure nel caso il bambino vi sembri sofferente, se fossero presenti disturbi concomitanti, nel caso piangesse in maniera inconsolabile, rifiutasse completamente il cibo o assumesse un comportamento inusuale.

  • Misurare correttamente la temperatura

Vi sono diversi strumenti per la misurazione, ma quelli consigliati sono: il termometro pediatrico a mercurio o quello digitale. Personalmente avevo acquistato quello digitale della Braun che si posiziona sulla fronte ma non mi fidavo mai e alla fine utilizzo sempre quello pediatrico digitale rettale che potrete trovare qui.

Nel bambino molto piccolo è consigliabile misurare la temperatura per via rettale; infatti questa misurazione è attendibile, precisa e abbastanza veloce. Per la misurazione è preferibile lubrificare il bulbo del termometro con della vaselina o dell’olio e, dopo avere sdraiato il bambino sul fianco o a pancia in giù, introdurre il termometro per circa 2 cm, accostare i glutei e tenere fermo il bambino per tutto il tempo necessario all’operazione. Trascorso il tempo necessario si leggerà sul termometro il valore della temperatura misurata. Per rapportarlo alla temperatura ascellare bisognerà sottrarre 5 lineette (mezzo grado).

Cioè un valore di 38°C di temperatura rettale corrisponderà a circa 37,5°C ascellare. Può essere considerato febbrile un valore al di sopra di 37.5°C. Evitate di misurare la temperatura alla sera, perché in genere è più alta di un grado; vicino ai pasti o dopo avere bevuto liquidi molto caldi o freddi (lasciare trascorrere almeno mezz’ora); inoltre non misurare la temperatura appena il bambino si è svegliato ed è ancora coperto.

  • La temperatura febbrile non è direttamente proporzionale all’entità dell’infezione

L’aumento della temperatura corporea avviene per l’attivazione delle difese naturali ed è esso stesso uno dei meccanismi attraverso il quale l’organismo del bambino reagisce quando viene aggredito dall’esterno da un virus o da un batterio, che prediligono una temperatura più bassa. La febbre può essere provocata sia da malattie poco gravi (la maggior parte delle volte), sia da malattie più impegnative (molto più raramente). Una febbre molto alta, per fortuna, non vuol dire per forza che ci troviamo in presenza di una malattia molto grave.

  • Impiegare l’antipiretico in funzione del malessere del bambino

La febbre, ha lo scopo di creare condizioni sfavorevoli alla vita di virus e batteri, se non causa toppi disagi non è opportuno contrastarla nel corso di una malattia infettiva, soprattutto quando non supera i 38 °C, quindi l’usi antipiretici è consigliato con temperature superiori ai 38/38.5°C ascellari, ovvero ai 38.5/39°C rettali o auricolari. Il farmaco abbassa la febbre dopo circa 1 ora, e la sua efficacia persiste di solito per 4-5 ore.

  • Come abbassare la febbre.

Paracetamolo e ibuprofene sono gli unici farmaci antipiretici da utilizzare. Per favorire la naturale evoluzione della febbre, prima di tutto è importante non coprire eccessivamente il bimbo per consentire al corpo di disperdere il calore, perciò ad una temperatura ambientale di 19- 21°C lasciamo pure il piccolo con una leggera tutina di cotone, oppure semplicemente con il body se la febbre è sopra i 39°C. Da evitare i sistemi fisici come spugnature e ghiaccio, perché potrebbero essere dannosi.

  • Dosare sempre l’antipiretico in funzione del peso del bambino.

Le Linee Guida raccomandano di somministrare l’antipiretico in gocce o sciroppo, in quanto l’assorbimento è più costante ed è possibile maggiore precisione nel dosaggio, che deve essere sempre calcolato in base al peso corporeo e non in base all’età del bambino. Le supposte vanno utilizzate solo se, oltre alla febbre, è presente vomito o altre condizioni che impediscano l’impiego di farmaci per via orale sia perché sono sgradevoli per il bambino sia perché possono causare effetti collaterali, dal momento che si tende al sovradosaggio.

  • La febbre in condizioni normali non fa venire le convulsioni

La febbre è un reazione positiva dell’organismo è dunque l’effetto di un evento e non è casa di complicazioni in se per se.

  • Assecondate le su esigenze

Fate bere il bambino un po’ più del solito o attaccatelo al seno più frequentemente. Non forzatelo a mangiare se non vuole. Non costringetelo a letto se non vuole. Se è necessario, potete fare uscire il vostro bambino: per esempio per trasportarlo a casa di altri familiari (per permettervi di andare al lavoro o svolgere altre incombenze) oppure per portarlo alla visita pediatrica o al laboratorio a eseguire delle analisi. Fare uscire il bambino non comporta alcun rischio per la sua salute, le condizioni atmosferiche non influenzano l’andamento delle malattie.

 

COLICHE

Vorrei esordire dicendo che le coliche non sono la risposta a tutti i pianti dei bambini sotto i 3 mesi.

Spesso mi è capitato di sentire dire che erano coliche quando in realtà magari era solo il latte poco sostanzioso delle ore serali che portava ad avere più fame o reflusso o altri fattori come il caldo. Insomma prima di dire che sono coliche osservate bene il neonato e chiedete un parere medico, spiegando i sintomi e non facendovi la diagnosi. Questo lo dico solo perché rischiate di curare il vostro piccolo per qualcosa che non ha e finireste per non soddisfare i suoi reali bisogni.

È un evento molto frequente che generalmente colpisce i lattanti sotto i tre mesi di vita.

Le cause, sono ancora in parte sconosciute. Sono chiamati in causa fattori ambientali, come l’ansia dei genitori; fattori legati all’alimentazione, come l’uso di cibi ricchi di carboidrati; possibili allergie o intolleranze al latte o ad altri cibi assunti dalla mamma; l’eccessiva deglutizione d’aria, legata alla fame e alla non perfetta coordinazione della suzione.

Per riconoscere una colica esiste una regola precisa e sintomi ben riconoscibili.

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Per distinguere le coliche dagli altri episodi di pianto, si applica comunemente la regola del tre.

In base a questa regola, formulata da Wessel nel 1954, sarebbe affetto da coliche un lattante soggetto a episodi di irritabilità con agitazione o pianto della durata di più di tre ore al giorno, con una frequenza pari ad almeno tre giorni alla settimana e da almeno tre settimane consecutive.

Un attacco di coliche gassose è caratterizzato da un esordio improvviso, generalmente nelle ore pomeridiane o serali, di pianto intenso, acuto e difficilmente consolabile. Le crisi di pianto sono accompagnate da agitazione, arrossamento del volto e smorfie, flessione delle gambine verso l’addome, possibile emissione di gas e probabile ricerca del seno materno come tentativo di consolazione.

Poiché le cause possibili sono diverse e a volte contemporanee anche i trattamenti saranno differenti. È comune l’osservazione che l’emissione di feci e gas produca temporaneo sollievo al lattante. Di conseguenza cullare il piccolo tenendolo in posizione prona sull’avambraccio così come praticargli dei massaggi circolari in senso orario (senso del transito intestinale) attorno all’ombelico, sono accorgimenti che possono apportare un beneficio immediato, anche se temporaneo, favorendo l’emissione d’aria durante le pause della poppata può essere d’aiuto. Offrire al piccolo un ambiente familiare emotivamente stabile, senza eccessi d’ansia può rendere le coliche meno frequenti e durature. Ricordate che anche un’alimentazione eccessiva o troppo scarsa può favorire l’insorgenza di coliche.

In generale in caso di coliche è consigliabile bere molto ed evitare di mangiare in grandi quantità  i seguenti alimenti: alcolici in genere (vino, birra, liquori), the, caffè, bevande gasate, frutta secca, verdure aromatiche (cavolfiore, rape, carciofi, asparagi), Spezie (rigano, peperoncino, prezzemolo, ecc), Aglio, Formaggi fermentati (gorgonzola, mascarpone, ecc), Cibi speziati e carne in scatola, Cioccolata, Legumi(ad eccezione delle lenticchie), Frutti di mare e crostacei

Io posso affermare di aver salvato molte mamme in difficoltà con questo consiglio quindi tenetelo bene a mente:

REUTERIN o REUFLOR: Non è un medicinale, possono utilizzarlo tutti poiché è solo un particolare ceppo di fermenti lattici. Potete tranquillamente chiedere al vostro pediatra. Fino a oggi non sono stati identificati dei trattamenti davvero efficaci per calmare le crisi, ma ora lo studio del Murdoch Children’s Research Institute apre nuovi scenari. I ricercatori, infatti, hanno scoperto che il probiotico Lactobacillus reuteri nei neonati con meno di tre mesi riesce a ridurre le crisi di pianto.

Io l’ho utilizzato tutti i giorni per i primi 3 mesi, i bambini nati con cesareo hanno la flora intestinale più debole, per questo inizialmente il pediatra me lo aveva consigliato, dopodiché mi sono resa conto che quando ho cominciato a sospenderlo la mia piccola si lamentava per le coliche allora ho ripreso e non ha mai più sofferto tranne i giorni in cui lo finivo. Ha un costo alquanto elevato, io ovviavo comprandolo su Amazon qui, ma tornassi indietro non avrei alcun dubbio, è stato il mio salvavita.

Nel caso in cui le coliche fossero molto frequenti e disturbanti, il vostro pediatra potrebbe consigliarvi un preparato, sia esso naturale o farmacologico. A volte anche l’utilizzo di sondini rettali può favorire l’emissione di feci e gas e comportare beneficio. Tuttavia, solo su indicazione del pediatra curante si potrà somministrare medicine o modificare la dieta.

 

TOSSE e RAFFREDDORE

È un sintomo molto comune nell’età infantile, tanto da rappresentare, in molte casistiche, la causa più frequente di consultazione medica. Può essere acuta, quando ha esordio brusco e breve durata, oppure cronica, quando dura da più di tre settimane.

Normalmente la tosse compare quando un qualsiasi ostacolo impedisce la normale respirazione: dal muco che si forma lungo l’apparato respiratorio a qualche corpo estraneo che si introduce con l’aria inspirata (polveri, particelle di cibo, liquidi); la tosse ha comunque lo scopo di liberare le vie respiratorie e quindi proteggere i polmoni da infezioni o infiammazioni.

La maggior parte delle volte la tosse è causata da infezioni virali che colpiscono le vie respiratorie, determinando faringite, laringite, tracheite o bronchite. I bambini che frequentano le comunità (asili nido e scuole materne) ne sono maggiormente colpiti, mentre è un sintomo insolito nel neonato; pertanto occorre contattare il pediatra, onde scongiurare il pericolo di una pertosse o bronchiolite.

In caso di raffreddore i neonati con meno di un anno d’età se hanno il naso chiuso non riescono a succhiare e a mangiare bene, quindi risulta fondamentale pulirlo sia per facilitare la loro alimentazione sia per permettere un sonno notturno tranquillo.

Va precisato che circa il 70-80% delle infezioni respiratorie nei bambini sono di natura virale e questo significa che non esiste una terapia mirata al virus (come avviene invece nel caso dei batteri che vengono uccisi con un antibiotico), bensì terapie utili ad alleviare i sintomi respiratori che le accompagnano.

Occorre contattare il pediatra se:

  • il vostro bambino ha meno di un mese, e tossisce insistentemente
  • il respiro è difficoltoso, con produzione di sibili, anche dopo aver pulito il naso
  • la respirazione è frequente e il bambino sembra fare fatica e l’addome si svuota completamente ad espirazione, anche nei momenti di assenza di tosse
  • ha perso i sensi durante gli eccessi di tosse
  • le labbra diventano bluastre (cianosi) durante la tosse
  • c’è del sangue nel muco del bambino
  • c’è il sospetto di inalazione di corpi estranei (piccole parti di giochi, bocconi di cibo): in questo caso la tosse, di solito, compare improvvisamente dopo un momento in cui sembra che il piccolo stia soffocando
  • il bambino è o sembra molto sofferente
  • è presente febbre da più di 3 giorni
  • la tosse dura da più di 2 settimane
  • il bambino ha da 1- 3 mesi di vita e ha tosse insistente già da 2-3 giorni
  • sospettate un’allergia (per esempio ai pollini)
  • la tosse disturba il sonno del piccolo
  • si associa a vomito

Negli altri casi sarà sufficiente idratare il bambino somministrando liquidi per bocca e pulire accuratamente il naso, come nel su come si puliscono occhi orecchie e naso con soluzione isotonica, praticando a seguire un aerosol con soluzione ipertonica, prima di ogni pasto.

Evitate il fumo passivo: il fumo ha un effetto irritante sulla mucosa respiratoria e stimola la tosse, e mantenete il giusto grado di umidità nell’ambiente.

Usate gocce o sciroppi calmanti della tosse solo sotto consiglio del pediatra curante

DIARREA E STIPSI

L’aspetto delle feci va esaminato secondo le loro molteplici proprietà: la consistenza, il volume, la composizione, il colore, l’odore, la forma, la quantità, la frequenza di evacuazione.

Il numero di evacuazioni al giorno è molto variabile, si può considerare normale sia la scarica dopo ogni pasto, specialmente con il latte materno, sia una scarica ogni 2-3 giorni (LA).

Se il neonato prende il latte materno, le sue feci avranno un colore giallo (ocra o becco d’oca) e una consistenza cremosa o tendente al liquido. L’odore non è cattivo e tendenzialmente acidulo. A volte possono essere presenti dei granuli biancastri di caseina. In caso di allattamento con latte in formula la colorazione potrebbe essere invece verdastra anziché gialla. E’ necessario invece avvisare il pediatra in caso di feci di colore rosso (potrebbe essere indicativo della presenza di sangue fresco) di colore nero (potrebbe essere indicativo della presenza di sangue digerito) o di colore molto chiaro o addirittura bianco (potrebbe essere indicativo di ostruzione biliare).

La diarrea è la frequente emissione di feci non formate o liquide: entrambe le caratteristiche, numero delle scariche e consistenza delle feci, devono coesistere per parlare di evento diarroico.

Nel neonato allattato artificialmente, si parla di diarrea quando nella giornata è presente un numero di scariche superiore a 4 – 6, con feci poco formate o liquide. E’ inoltre da valutare se il piccolo si scarica in modo differente dal solito, elemento fondamentale, specialmente nel caso di allattamento al seno, con scariche abitualmente molto frequenti.

Qualunque sia il motivo a determinare la diarrea, l’aspetto che più preoccupa è l’insorgenza di disidratazione. La cosa più importante in questi casi, è valutare se c’è perdita di peso. Occorre, perciò, pesare giornalmente il bambino affetto da diarrea e vomito e bisogna consultare il proprio pediatra in caso di calo di peso. La presenza di bocca secca e la produzione di poca pipì nella giornata possono associarsi a disidratazione e vanno considerati come segnali d’allarme. In questo caso il pediatra potrà optare per reidratarlo con una soluzione glucosalina (ne esistono diverse in commercio) per ripristinare le perdite di sali minerali dovute alla diarrea da associare alla normale reidratazione mediante acqua. E’ raro invece che il pediatra decida di ricorrere ad antidiarroici che possono creare più danni che benefici.

La stitichezza è definita tale quando il bambino evacua ogni 3-4 giorni feci dure e secche, tipo palline, con intenso sforzo, provando evidente fastidio, a volte, anche dolore, durante la defecazione.

In tal caso è consigliabile il terzo giorno stimolare il bambino per aiutarlo a liberarsi. Il permanere delle feci nell’intestino più giorni può creare complicanze e l’emissione risulterebbe ulteriormente più complessa aumentando la disidratazione delle stesse.

Con il primo latte artificiale che adoperavo ho avuto un po di questi problemi. Inizialmente ho utilizzato un sondino anale per aiutarla ma non volevo creare dipendenze o rischiare di irritare più del dovuto allora seguendo il consiglio del mi pediatra ho acquistato il MELILAX PEDIATRIC e mi sono trovata benissimo, esiste anche la versione per adulti e nel caso in futuro dovessi aver bisogno sicuramente opterei per questo piuttosto che le perette di glicerina che fanno venire mal di pancia e lasciano strascichi per i giorni successivi a causa dell’irritazione alla mucosa che creano. L’equilibrio dell’intestino è fondamentale per la salute di tutto l’organismo. É importante poter liberare l’intestino con un prodotto che rispetti la fisiologia dell’organismo. Questo microclisma è a base di miele, con un’azione evacuante, induce uno stimolo non aggressivo di attivazione della defecazione, a cui si aggiunge un’importante azione protettiva sulla mucosa rettale. Utilizzato diverse volte con la relativa ansia del caso…in realtà posso definirla un esperienza positiva…la bimba non ha patito per nulla, anzi dopo essersi liberata era felice. Dopo averla coricata di lato e mantenuta accovacciata dalle forti braccia di mio marito, e dopo averlo lubrificato con lo stesso liquido interno al microclisma, ho introdotto pochissimo il beccuccio circa 0.5 cm per paura di farle del male, ogni volta ho praticamente fatto in tempo a chiuderle il pannolino che le avevo messo precedentemente sotto che il risultato è stato istantaneamente ottenuto Ottimo davvero!

VOMITO

Diarrea e vomito dipendono quasi sempre da infezioni sostenute da microbi (virus, batteri, parassiti), che arrivano nell’organismo attraverso la bocca. Qualunque sia il motivo a determinare il vomito, l’aspetto che più preoccupa è l’insorgenza di disidratazione.

La cosa più importante in questi casi, è valutare se c’è perdita di peso. Occorre, perciò, pesare giornalmente il bambino affetto da diarrea e vomito e bisogna consultare il proprio pediatra in caso di calo di peso. La presenza di bocca secca e la produzione di poca pipì nella giornata possono associarsi a disidratazione e vanno considerati come segnali d’allarme. In questo caso il pediatra potrà optare per re-idratarlo con una soluzione glucosalina (ne esistono diverse in commercio) per ripristinare le perdite di sali minerali. Se c’è vomito le bevande devono essere somministrate a temperatura ambiente o meglio fresche e a piccoli sorsi.

Contattare subito il pediatra se:

  • è presente vomito ripetuto che impedisce al bambino di bere
  • Ha meno di 3 mesi
  • il bambino appare disidratato (ha perso peso, urina poco o nulla, ha la bocca asciutta, è prostrato)
  • continua ad avere scariche liquide, dolori alla pancia e non riesce a prendere né cibo, né medicine

Diverso è il vomito occasionale che può presentarsi in caso il piccolo mangi troppo.

RIGURGITO E REFLUSSO

Il reflusso gastroesofageo, accompagnato o meno da rigurgiti, è un fenomeno del tutto fisiologico nei lattanti, e spesso non richiede alcun trattamento. Nel mio caso è stato il tallone di achille della mia piccola nel secondo e terzo mese.

Il reflusso gastroesofageo è il passaggio del contenuto gastrico nell’esofago; il rigurgito è lo stesso fenomeno, la differenza è che il reflusso non si vede, mentre si parla di rigurgito se con il reflusso un po’ del contenuto gastrico esce anche dalla bocca.

Spesso la colpa, se così di può dire, è l’immaturità del cardias, la valvola interposta tra esofago e stomaco che regola per l’appunto la comunicazione tra i due organi, aprendosi in maniera coordinata con la deglutizione e impedendo normalmente, con la sua chiusura, la possibile risalita di materiale acido. Man mano che il bambino cresce, comincia ad assumere cibi solidi e sta sempre più spesso in posizione eretta o seduta, il fenomeno diventa sempre meno evidente ed i rigurgiti scompaiono da sé.

Il reflusso, è riconoscibile attraverso comportamenti come pianto feroce subito dopo il pasto, ruminazione, inarcamento del busto e del collo all’indietro, tensione delle gambe, spesso non vuole essere posizionato a panca in su…non vi dico che nottatacce trascorse con lei a pelle di leopardo su di me perché in culla non voleva stare, a volte anche su di me si addormentava ma si svegliava urlante….povera.

In questi casi i consigli sono tenerlo una 20 di minuti in posizione eretta, almeno fino a quando non fa il ruttino prima di coricarlo, una posizione fantastica a riguardo è quella con il bambino di schiena sulla pancia della mamma. La mamma deve essere in piedi con una mano a fare da seggiolino al piccolo e l’altre sotto le ascelle, così facendo il piccolo è ben disteso in verticale e i liquidi scendono prima; un altro accorgimento può essere quello di fare di tanto in tanto una pausa durante la poppata.

La patologia da reflusso gastroesofageo , viene affrontata in relazione alla sua entità: di solito se non vi è perdita di peso non viene considerata neanche una patologia. Il sollevamento della testa del bimbo durante il riposo è il primo approccio; il Pediatra poi può valutare, in caso di bambini non allattati al seno, l’opportunità di utilizzare una formula “anti reflusso” caratterizzata da una maggiore viscosità (si tratta infatti di un latte ispessito in genere con farina di carruba) o, nei casi più importanti, considerare un’eventuale cura farmacologica mirata a ridurre l’acidità nello stomaco e a prevenire quindi l’esofagite in attesa della fisiologica maturazione, che di solito subentra entro l’anno di vita.

Io le ho provate entrambe, inizialmente il mio pediatra mi ha dato il medigel che è farina di carrube, da aggiungere direttamente al latte in polvere che stavo già utilizzando ma purtroppo ha creato più danni che altro. La bimba è diventata stitica e le ha fatto venire le coliche. Stesso effetto il latte anti-reflusso.

Allora sono passata ad un latte anticoliche ed antistipsi che sembrerebbe centrare poco ma è un latte leggermente più addensato del normale ma meno di quello anti-reflusso. In farmacia potrete trovare il Lenilac di Plasmon, Pantolac di Mellin, ma dopo un attenta ricerca ho scelto Aptamil Conformil plus. La mia scelta è ricaduta su questa marca perché a parità di componenti questo latte acquistandolo in su un sito tedesco: www.homoempatia.eu  l’ho pagato la metà degli altri. Questo ha migliorato la situazione ma non l’ha risolta completamente alchè ho associato il Gastrotuss Baby che le creava una sorta di tappo denso che contrastava le risalite acide. Può essere utilizzato anche il Riopan o il gaviscon ma il Gastrotuss Baby è meno invasivo nonchè studiato appositamente per gli infanti.

Spero che vi saranno utili il meno spesso possibili queste informazioni, ma meglio essere preparate!

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Cosa serve e come fare il bagnetto al tuo piccolino

Ciao Mamme!

Oggi parliamo del Bagnetto per il tuo bambino. Consigli sul dove, come, quando fare il bagnetto.

Intanto, per prima cosa, è fondamentale sapere che i primi giorni dopo la dimissione è consigliabile evitare il bagnetto per il neonato, occorre attendere la caduta del moncone che avviene in genere intorno ai 10-15 giorni di vita.

Nei primi giorni dopo la nascita, l’alternativa al bagnetto sarà lavare con acqua tiepida le varie parti del corpo, come sederino, piedini e gambine. Potrebbe risultare utile utilizzare un detergente specifico per neonati, da applicare con un batuffolo di cotone, per pulire la zona ascellare e tra le pieghe del collo. L’alternativa è l’uso di spugnature con acqua a patto che le spugne e le manopole per la pulizia del bebè vengano sterilizzate giornalmente, essendo queste un ricettacolo di batteri.

Il bagnetto dovrebbe essere vissuto come momento piacevole e rilassante, se si nota che il bambino vive il bagnetto come un momento di tensione o di disagio, soprattutto i primi giorni è meglio procedere a piccoli passi diradarne la frequenza, e nel frattempo continuare come i primi giorni di vita, limitando la fase d’immersione.

Per il neonato durante i primi giorni di vita non è necessario l’utilizzo di attrezzature particolari, andrà benissimo lavarlo sotto il getto del lavandino; è così piccino e ha la tipica posizione fetale che per i primissimi tempi non si può pensare al classico bagnetto in vasca.  In commercio ci sono dei fiori giganti che si inseriscono nel lavandino e ti lasciano libere le mani per poterlo lavare comodamente, essendo morbidissimi e avvolgenti il piccolo vivrà questa esperienza positivamente, potrete trovare un esempio qui.

Successivamente in una prima fase sarà opportuno preferire le apposite vaschette più facilmente lavabili e disinfettabili allo scopo di garantire igiene e sicurezza. L’importante è che queste siano collocate in un punto stabile e non rischino di rovesciarsi. Per i primi mesi vi consiglio di acquistare una vaschetta con sedile reclinato, come questa qui oppure con il kit per i primi mesi compreso come questa qui. In questo modo il bambino sarà supportato autonomamente e non vi verrà il mal di schiena a stare piegati per sorreggerlo tutto il tempo. Purtroppo io avevo optato per una soluzione pieghevole come quella in questo link, a causa del poco spazio, e miei lombari ne hanno subito le conseguenze. In ogni caso per la scelta è fondamentale che vi sia un blocco antiscivolamento in mezzo alle gambine, per evitare spiacevoli incidenti potenzialmente gravi.

Forse l’ideale sarebbe in bagnetto all’interno del fasciatoio provvisto di tubicino che si fa scaricare automaticamente, l’unico inconveniente è che bisogna avere spazio accanto ad uno scarico altrimenti è tutto inutile.

Quando il piccolo sarà in grado di stare seduto autonomamente, si potrà scegliere di passare alle sedute apposite, sempre che vogliate eliminare la vaschetta. Sono molto utili anche per chi non ha spazio e non ha vasca. Potrebbe essere l’unica soluzione in caso di doccia.

Dopo i 12 mesi per chi ha la vasca sarà semplicemente utile acquistare i tappetini antiscivolo come questo qui, opportunamente detergerla e porre maggiore attenzione vista la grande massa d’acqua e lo spazio molto più ampio; la vasca grande offre l’opportunità, in molte famiglie, d’immergersi accanto al figlio

Come fare il bagnetto al tuo bambino

  • Preparate l’ocorrente: Brocca,Sapone neutro o amido di riso, Shampoo, Accappatoio, Asciugamano, Termometro, Cambio comprensivo di pannolino.
  • Riempitela vaschetta: La temperatura dell’acqua dovrebbe essere intorno ai 37.5° C, mezzo grado più calda di quella corporea. Misurare con gli appositi termometri da bagno, o con il gomito (funziona come per il latte sul polso, immergendo il gomito non si deve sentire differenza di temperatura). Riempi la vaschetta in modo che l’acqua non superi le spalle e versa direttamente il detergente nella vaschetta, io ho sempre e solo utilizzato amido di riso e nient’altro, solo in un paio di occasioni per la pelle secca ho aggiunto un paio di gocce di olio di mandorle. Due accortezze: L’amido è in polvere quindi scioglierlo prima che il bimbo entri in vasca per evitare inalazioni. La temperatura deve essere regolata anche secondo la stagionalità. Usate il buon senso.
  • Create l’ambientazione: Assicuratevi che la temperatura della stanza non scenda mai al di sotto dei 21°-22° C, se necessario acquistate una stufetta. Potete mettere della musica soft e accendere delle luci soffuse. Ricordate che il neonato vive in un ambiente pulito, non ha mai toccato terra, lo scopo del bagno, al di là dei bisogni di pulizia è quello di creare una routine di gioco e rilassamento.
  • Prepariamo il bebè: parlandogli dolcemente, dopo averlo adagiato su una superficie morbida spogliamolo, togliamo il pannolino e puliamolo accuratamente per evitare che eventuali tracce di feci finiscano nell’acqua del bagnetto. Mettete il palmo della mano destra sul petto del piccolo, con medio anulare e mignolo sotto l’avambraccio sinistro. Dopodiché fate passare la vostra mano sinistra dietro il collo e le spalle inclinandolo leggermente e trasferire il peso sulla mano destra davanti infine fare slittare la mano sinistra su sederino e sollevatelo in posizione seduta leggermente piegato in avanti. Abbassatelo nella vaschetta in posizione seduta prima il sederino e poi la schiena, spostate la mano sinistra sulla nuca per sostenerlo e lentamente sdraiatelo nell’acqua. Con la destra libera potrete lavarlo. Vi consiglio di mettere un asciugamanino umido sul petto per tenerlo caldo nei primi periodi. Mentre lo facciamo stiamo calme e parliamo tranquillamente al piccolo, lui percepirà il nostro stato d’animo e sarà tranquillo.
  • Detersione con bacinella o nel lavandino: il bebè va immerso nell’acqua facendo passare il proprio braccio sinistro dietro le spalle in modo da posizionare il suo collo sul tuo polso sinistro e chiudere il braccino sinistro del neonato sotto l’ascella con il tuo indice e pollice creando un anello con le dita così che non possa scivolare, e tu abbia la mano destra libera per lavarlo. Per il lavaggio non occorrono spugne o manopole, ma basta la sola mano della mamma. Per ultimo, è bene girare il piccolo, prendendolo con la mano destra e chiudendo ad anello il braccino sinistro e girandolo facendogli appoggiare il pancino sul proprio avambraccio e con l’altra mano lavargli la schiena. Detersione con vaschetta: Ricordate che avete già messo il detergente nell’acqua non occorre versarne ancora sulla pelle delicata del bambino. Con le dita lavate bene zone, come le ascelle, le pieghe del collo, quelle dietro le orecchie o nelle gambe, perché a volte è proprio lì che si annida lo sporco. A me avevano sempre detto di fare attenzione alle pieghe di ascelle e inguine e così ho fatto, sono sempre stata meticolosa peccato che un giorno mi sono resa conto che tra le pieghette del collo era tutta arrossata poverina. Con la mano lavare la testa, in questo caso se utilizzerete dello shampoo per bambini occorrerà lavarlo via con una brocca di acqua pulita facendo attenzione che non gli vada l’acqua negli occhi. Quando il bambino sarà più grandicello, all’incirca dai tre mesi di vita in poi, si potrà mettere nella vaschetta qualche giochino galleggiante per farlo divertire
  • Fine del bagnetto: Con la mano libera prendete l’accappatoio mettendo il cappuccetto sotto il collo o fra i denti e sistemate i lembi sotto le vostre ascelle. Tirate fuori il bimbo con i stessi movimenti che avete fatto per inserirlo, così che esca da seduto (da coricato lo disorienta). Sollevatelo con la schiena rivolta verso di voi e avvolgetelo.
  • Fasciatoio: Una volta terminato il bagnetto, è importante asciugare bene il neonato, tamponando la pelle senza strofinarla e facendo attenzione alle pieghe cutanee, che non vanno lasciate umide perché possono macerare facilmente. Per asciugare le orecchie, si può adoperare una garzina, da passare nel padiglione auricolare senza entrare all’interno del condotto auricolare per non provocare lesioni. Dopo il bagnetto, non è assolutamente indispensabile applicare creme o latte idratante sulla pelle del bambino a meno che non abbia la pelle particolarmente secca, ma volendo si può effettuare un massaggio rilassante utilizzando l’olio di mandorle puro e biologico. Non avendo lo spazio per collocare il fasciatoio in bagno , per non farle prendere freddo ho acquistato mi sono attrezzata con un fasciatoio portatile ma rigido di quelli che possono collocare sopra le culle, io lo metto sopra la vasca quando finisce il bagnetto.

Quando e quanto spesso fare il bagnetto?

Il bagnetto è uno spazio d’incontro tra la mamma e/o il papà e il bebè. Deve essere un momento piacevole e rilassante per tutti, specialmente per il bambino, che essendo immerso nell’acqua andrà a rivivere le sensazioni del ventre materno.

Per questo motivo: NIENTE FRETTA, prendetevi del tempo da dedicare al 100% al vostro cucciolo, l’ideale è un orario in cui non siete stanchissime (difficile da trovare i primi mesi) e lontano dai pasti.

Se fate ricerche su internet potrete leggere numerosi articoli che riportano che trattandosi di bagno caldo e ambiente caldo il bagno si può effettuare anche dopo mangiato poiché non si incorre nel rischio di congestione, questo risolverebbe tutti i problemi di orario, ma io ho chiesto a diversi pediatri e nessuno si è preso questa responsabilità. Mi è stato detto di attendere circa un’ora e mezza dal pasto se allattati con latte in formula e solo 10 minuti con il latte materno. Io ho preferito modificare gli orari e non rischiare. A voi la scelta!

Non esiste un’ora specifica e valida per tutti per il bagnetto: ci sono bambini che lo trovano energizzante, è un continuo giocare e in questi casi potrebbe essere fatto il mattino per iniziare la giornata. In genere, gli esperti suggeriscono che il momento più indicato sia quello serale. Momento in cui la mamma ha concluso le sue attività di casa e il piccolo sia poi completamente rilassato e pronto per si addormentarsi con maggior facilità.

Il problema sorge solo nei primi tempi, quando l’ultimo pasto serale cade circa alle 23.30. vi assicuro che dopo una giornata stremante alle 22.30-23.00 non avrete tutta questa voglia ed energia necessaria, con il tempo questo inconveniente cesserà di esistere perché l’ultimo pasto si sposterà alle 19.30 circa.

Inizialmente io ho provato a farlo prima dell’ultimo pasto, ma ero cotta e puntualmente mi dovevo svegliare per preparare tutto, dopo poco sono passata a farglielo alle 20 prima del penultimo pasto insomma, così ho potuto godermelo di più. Quindi il mio consiglio è quello di organizzarvi bene nei primi 2/3 mesi, in modo che questo momento non venga vissuto come ulteriore fonte di stress.

Per quanto tempo fare il bagnetto?

Fare il bagnetto è un’esperienza in genere molto gradita al piccolo ma la durata deve essere graduale.

Cinque minuti o anche meno dovrebbero bastare per lavarlo e sciacquarlo, man mano che cresce si potranno allungare i tempi del bagnetto, ma per ora qualche minuto è più che sufficiente. Il bagnetto può durare fino a quando il bambino mostra di gradirlo, è giusto prolungare questo momento ludico, controllando di tanto in tanto che l’acqua sia sempre sufficientemente calda. Vi consiglio di tenere un orologio in bagno, non tanto per il tempo che il piccolo trascorre in vaca ma più che altro per controllare che non si faccia troppo tardi e il piccolo cominci a urlare per la fame prima ancora di cominciare a rivestirlo.

Non è però un obbligo. Nei primi 2-3 mesi di vita del bambino, fargli il bagnetto non è strettamente necessario. Questo perché ha un sudore diverso da quello degli adulti e poi non si muove molto durante il giorno. In più, vive in un ambiente pulito, quello della culla pertanto un bagno ogni 2-3 giorni va benissimo. Al tempo stesso, non c’è alcuna controindicazione a fargli il bagnetto ogni giorno un momento che, anzi, può diventare un rituale. È una pratica che può essere molto piacevole per il bimbo, perché gli ricorda l’ambiente uterino.

Unico accorgimento è quello di addolcire l’acqua, ad esempio con l’amido di riso, perché quella del rubinetto è spesso molto dura e calcarea e potrebbe irritare la pelle delicata del piccolo.

Il bagnetto può durare fino a quando il bambino mostra di gradirlo. Lo scopo del bagno, al di là dei bisogni di pulizia e di divertimento e anche quello di attivare la circolazione sanguigna della pelle e la traspirazione.

Dubbi leciti da eliminare:

  • Non fatelo mai giocare con saponi, profumi o talco: potrebbe ingerirli o inalarli. È pericolosissimo l’uso del borotalco, in alcuni paesi è chiaramente indicata sulle confezioni la sua pericolosità in quanto può essere inalato dal bambino.
  • Se d’estate fa molto caldo, si può dare sollievo al piccolo utilizzando delle spugnature fresche oppure offrendogli più volte brevi immersioni in acqua tiepida.
  • Il bagno, in caso di tosse e raffreddore, non solo si può fare, ma è anche consigliato, a patto che l’ambiente sia ben riscaldato. L’aria caldo-umida, infatti, fluidifica il muco. Logicamente se oltre all’ostruzione nasale vi sono altre complicanze influenzali, è bene chiedere l’apposito parere pediatrico.
  • In via teorica anche la febbre non è un deterrente anzi oltre a non essere pericoloso, il contatto con l’acqua tiepida a circa un grado in meno rispetto a quella corporea dà al piccolo una sensazione di sollievo e di benessere diffuso. È, però, importante evitare accuratamente gli sbalzi di temperatura, che possono peggiorare la condizione di indebolimento dell’organismo.
  • Invece, se il raffreddore è associato all’otite è meglio evitare di fare un bagnetto o una doccia che prevedano una sorta di lavaggio anche parziale dei capelli e della testa. Questo perché l’acqua potrebbe penetrare nelle orecchie in cui vi è l’infezione e provocare al bimbo maggior fastidio.
  • Dopo il vaccino ci sono pareri medici che affermano che sarebbe meglio evitare per 48 ore il bagno per evitare possibili infezioni veicolate dall’acqua, e altri che negano tale relazione. Occorre essere guidati dalle condizioni del bambino, se la sua temperatura aumentata o non si sente bene sarebbe meglio evitare in caso contrario non ci sono restrizioni particolari da seguire. Poi ci sono quelli come me del non si sa mai, che pensa che in fondo sono solo due giorni senza bagnetto e si può sopravvivere senza.
  • Non si deve abbandonare mai, nemmeno per un attimo, il bambino da solo nella vaschetta, infatti, a parte il rischio di annegamento che può verificarsi anche in condizioni di ridotto volume di acqua, il piccolo può inalare acqua schizzata o riversata sul volto giocando con contenitori cavi, ecc. oppure, scivolando, può spaventarsi e procurarsi piccoli traumi.
  • Il piccolo non deve essere posto in prossimità di erogatori di acqua (rubinetti, miscelatori, ecc.) per il rischio di ustioni di acqua ad alta temperatura.
  • Evitate di lasciare il piccolo scoperto per il cambio e in un ambiente non ben caldo dopo il bagnetto per più di 5-10 minuti. C’è il rischio che lo stress da freddo attenui le sue difese immunitarie

Occorrente: Bagnetto per lavandino per i primi 2 mesi, Vaschetta, Seduta, Tappetino Antiscivolamento, Amido di riso, shampoo o sapone, termometro, fasciatoio portatile,Sapone neutro o amido di riso, Shampoo.

Cosa è e come alleviare i sintomi della Crosta Lattea

La crosta lattea è una forma di dermatite seborroica che interessa, come dice il nome stesso, la pelle del lattante.

Non c’è alcuna correlazione tra la crosta lattea e l’allattamento materno.

La zona più coinvolta e il cuoio capelluto del bebè, dove compaiono tante squamette untuose di colore giallastro.

Queste proliferano e aderiscono tra di loro: la testa del bimbo appare dunque come ricoperta da una crosta che impedisce la corretta traspirazione della pelle per questo si tende a rimuoverla.

L’irritazione spesso interessa anche le sopracciglia, la fronte, il mento, i lati del naso. Solo in alcuni casi, si estende alla zona del pannolino.

Colpisce il 3-4% dei bambini e fa la sua comparsa a circa 30-40 giorni dalla nascita ed è destinata a scomparire spontaneamente entro il 3°-4° mese di vita senza lasciar alcuna traccia.

Se dopo questo periodo la pelle del piccolo è ancora soggetta ad arrossamenti diffusi, tende a desquamarsi, e l’irritazione è accompagnata da un intenso prurito, occorre consultare il pediatra. Non si è infatti di fronte a un protrarsi della dermatite seborroica (crosta lattea), bensì a una probabile manifestazione di dermatite atopica, inoltre i casi con manifestazioni più estese e intense vanno valutati dal pediatra che potrà prescrivere shampoo, olio e creme a base di alludekina, una sostanza che esercita un’azione emolliente sulla pelle irritata.

Va comunque tenuto presente che le cure possono soltanto alleviare i sintomi e prevenire eventuali complicazioni, in quanto il disturbo.

In questi casi è bene:

  • ammorbidire l’area della crosta lattea ungendola con un olio di quelli per i bambini come l’olio di mandorle dolci, di oliva o di calendula. Possibilmente lasciarlo per un paio d’ore sulla cute prima di rimuovere con un bagnetto.
  • fare un bagnetto al piccolo lavando bene il cuoio capelluto e bagnando la testa in modo che renda ancora più soffice la crosta.
  • Dopo il lavaggio, con una leggera frizione eseguita con una garza imbevuta di tali oli e successivamente, se il piccolo ha molti capelli, con un apposito pettinino a denti fitti che potrete trovare qui, rimuovere le croste adagio e con delicatezza.

Non bisogna  ‘grattare’ le crosticine con il pettinino o con le dita, perché la cute potrebbe irritarsi e peggiorare la situazione.

Il disturbo viene aggravato dall’acqua e dai saponi che asportano la piccola quantità di film idrolipidico presente sulla cute, quindi attenzione ai prodotti da utilizzare consiglio amido di riso e nient’altro, o tuttalpiù arricchito con qualche goccia di olio vegetale.

Da acquistare: Amido di Riso per il bagnetto e Olio Vegetale (Ideale sarebbe olio di mandorle dolci bio), pettinino a maglia stretta, Garze o Cotone.

Come tagliare le unghie a un neonato?

Ciao Mamma!

Questa sarà una delle sfide più difficili per la pulizia e l’igiene della tua bambina o del tuo bambino. Tagliare le piccole unghie dalle  sue delicatissime manine sembrerà un’impresa impossibile. Poca ansia, forza e coraggio!

Tagliare le unghie è un lavoraccio!

Il problema non è tanto l’operazione in se ma il momento migliore per farlo.

Dopo il bagnetto, è sicuramente il momento ideale perché queste si saranno ammorbidite con l’acqua ma consiglio di farlo una volta che il piccolo si sia addormentato. Per quanto mi riguarda prima per me sarebbe stato quasi impossibile, perché la mia piccolina ferma proprio non ci stava, ora che è un po più grande cerco i momenti in cui è immobilizzata, seggiolone, seggiolino, in braccio a papà. Ma da piccolissima era un lavoro di squadra mio marito la teneva mentre dormiva, io tagliavo e poi la posavo nella culla.

Sono in molti i neonatologi che oggi raccomandano di attendere dalle tre alle quattro settimane prima di tagliare le unghie del bebè per evitare il rischio di infezioni.

Qualora le unghie dovessero apparire davvero troppo lunghe e il piccolo dovesse graffiarsi molto si potrà intervenire delicatamente con le apposite limette di carta.

Passate le primissime settimane si potranno utilizzare le apposite forbicine dalla punta arrotondata: il profilo delle unghie delle mani segue la curvatura del polpastrello delle dita, mentre quello dei piedi è più lineare, conservando l’angolatura alle estremità e avendo cura di non tagliare mai le unghie troppo corte.

Da Acquistare: Kit che comprende sia forbicine che lime per i primi periodi. Io ho il Kit della Chicco, le lime sono 6 ma non è necessario buttarle una volta utilizzate, con le unghie piccolissime dei neonati prima che si consumino si possono utilizzare circa 3 volte. A me sono addirittura avanzate. L’importante è comunque acquistare un Kit che sia composto da forbicine e da lime, quest’ultime fondamentali nelle prime settimane.

Fatemi sapere come è andata la vostra prima esperienza con il taglio delle unghie!

Come si puliscono Occhi, Orecchie e Naso di un neonato?

Buongiorno Neo Mamme!

State guardando il vostro piccolino, tenero e soprattutto così delicato, ma avete bisogno di pulirgli occhi, orecchie e naso. Come fare?

Probabilmente quando ci pensavate (se ci pensavate) prima di diventare mamme, pulire gli occhietti di un neonato, le sue orecchie o il bel nasino, poteva sembrare un’operazione semplice. In realtà, è proprio così, basta solo prendere un po’ di dimestichezza.

Iniziamo subito!

Come pulire gli occhi di un neonato?

La pulizia degli occhi deve essere eseguita giornalmente, con soluzione fisiologica e garze sterili.
La garza deve essere passata delicatamente lungo la palpebra del bimbo, dalla rima interna verso l’esterno, cercando di rimuovere tutti i residui di secrezione lacrimale e utilizzando una garza pulita per ogni occhio.

Da acquistare: Garze, Fisiologica Monodose poiché per evitare congiuntiviti è necessaria la sterilità.

Come pulire le Orecchie di un neonato?

La pulizia dell’orecchio del neonato si limita al padiglione esterno e all’accesso del condotto uditivo, ricordandosi di non utilizzare cotone idrofilo (cotton-fiock) o altro materiale estraneo all’interno del condotto, in quanto il piccolo, reagendo a stimoli dolorosi o fastidiosi, potrebbe improvvisamente effettuare bruschi movimenti del capo con conseguenti lesioni del timpano.

Per la pulizia delle orecchie è sufficiente che il neonato appoggiato al braccio del genitore, stia immerso nell’acqua così che il livello raggiunga le orecchie in modo da far entrare vapore. Questa posizione provoca lo scioglimento del cerume, mentre quello che compare alla vista si toglie semplicemente piegando una garza sterile attorno al dito ed effettuare la pulizia, in alternativa è possibile arrotolare un po’ di garza imbeverla nella fisiologica e successivamente pulire l’accesso del condotto.

Da acquistare: Garze, Fisiologica Monodose poiché per evitare otiti è necessaria la sterilità.

Come pulire il Naso di un neonato

La pulizia del naso dovrebbe essere effettuata prima di ogni pasto, anche per la pulizia interna del naso, si raccomanda di non usare corpi estranei, ma tutt’al più l’installazione di qualche goccia di acqua, di soluzione fisiologica per narice.

E’ bene effettuare la pulizia una volta al giorno e nel caso di naso chiuso è fondamentale prima di ogni pasto e comunque ogni volta sia necessario.

In caso di naso chiuso indispensabile è associare lavaggi nasali per liberare le vie respiratorie, con 5 ml (se il bimbo ha meno di 12 mesi) con 10 ml (se ha tra 12 mesi e 3 anni) di fisiologica preferibilmente scaldata ( sotto acqua calda ) a 37° (temperatura corporea) e solo qualora risultasse necessario procedere con la pulizia tramite aspiratore nasale.

In caso di tosse grassa potrebbe essere utile effettuare l’aerosol con acqua ipertonica dopo i lavaggi e prima della pappa. Vi consiglio di preparare tutto prima o tenerlo direttamente accanto al fasciatoio. Un consiglio utile è quello di lavarglielo la sera dopo il bagnetto, che con i suoi fumenti ha già espletato una funzione ammorbidente e fluidificante.

Perché è bene fare i lavaggi al naso di un neonato?

I lavaggi sono utili per un duplice motivo.

Il primo più conosciuto, è che in caso di raffreddore i neonati con meno di un anno d’età non potendosi soffiare il naso, se hanno il naso chiuso non riescono a succhiare e a mangiare bene, quindi risulta fondamentale pulirlo sia per facilitare la loro alimentazione sia per permettere un sonno notturno tranquillo.

Va precisato che circa il 70-80% delle infezioni respiratorie nei bambini sono di natura virale e questo significa che non esiste una terapia mirata al virus (come avviene invece nel caso dei batteri che vengono uccisi con un antibiotico), bensì terapie utili ad alleviare i sintomi respiratori che le accompagnano.

Il secondo motivo è che in caso di bambino in salute con il lavaggio non si cerca la prevenzione del raffreddore ma l’eliminazione della colonizzazione virale e batterica nasofaringea e con essi i rischi di otite e sinusite.

Inoltre, un naso non libero favorisce il ristagno di secrezioni nei seni paranasali e queste secrezioni possono scendere nelle basse vie aeree per aspirazione causando bronchiti asmatiche, bronchiti catarrali e polmoniti.

So bene che veder piangere i nostri piccini ci fa stringere il cuore e pertanto questa pratica spesso non è effettuata se non in caso di raffreddamento, ma vorrei condividere con voi la mia esperienza dicendovi che io la pensavo esattamente così fino a che la mia piccola si è ammalata e a causa di un raffreddore che non le permetteva di respirare, ho dovuto fare un day hospital all’ospedale dove le hanno effettuato un mega lavaggio e diagnosticato un principio di bronchiolite e come unica terapia quella di fare prima di ogni pasto lavaggi e aerosol.

Vi posso assicurare che ha sofferto molto di più in quei giorni, che quando giornalmente le faccio il lavaggio che ormai è diventato di prassi e non la fa piangere neanche più.

Come effettuare i lavaggi al naso di un bambino

Vi consiglio di preparare tutto prima o tenerlo direttamente accanto al fasciatoio. Io glielo lavo la sera dopo il bagnetto che con i suoi fumenti ha già espletato una funzione ammorbidente e fluidificante. Quando aveva il raffreddore e occorreva assicurarsi un’umidità circa del 55% -65%, non avendo l’umidificatore prima di effettuare il bagnetto lasciavo scorrere l’acqua della doccia così che stando un po’ di tempo in quell’ambiente saturo di umidità le si sciogliesse bene il muco.

La procedura da seguire è la seguente:

  • Aspirare nella siringa la quantità di soluzione fisiologica prevista per l’età e lasciare l’ago nel flacone di fisiologica
  • Riscaldare la siringa sotto acqua calda per circa 10-15 secondi
  • Adagiare supino il neonato con il capo ruotato da un lato e posizionare la siringa all’ingresso della narice superiore, direzionata verso l’orecchio dello stesso lato.
  • Svuotare tutta la siringa, esercitando sul pistone una pressione continua e lenta. La soluzione fisiologica fuoriesce solitamente dalla narice inferiore, trascinando con sé le secrezioni.Esistono in commercio dei particolari cappucci ( Nasal Washing Cup) che si applicano alla siringa così da tappare bene la narice ed evitare che l’acqua rifluisca giù per la stessa per gravità. Se la posizione è corretta, la soluzione non raggiunge la gola e non provoca fastidio. Ripetere sul lato opposto.
  • Un altro metodo se non riuscite a tenere fermo il piccolo e può essere tenuto in braccio, è posizionarlo lateralmente con la sua testa più in basso rispetto al piano delle sue spalle. Potrebbe essere il caso di farsi aiutare dal proprio marito/compagno.
  • Non è necessario utilizzare un aspiratore nasale a meno che il bimbo non sia molto raffreddato.
  • Lavare la siringa sotto acqua corrente e riposizionarla nell’ago connesso al flacone di fisiologica.

Non è necessario utilizzare un aspiratore nasale a meno che il bimbo non sia molto raffreddato.
Lavare la siringa sotto acqua corrente e riposizionarla nell’ago connesso al flacone di fisiologica.

Da acquistare:

  • Soluzione fisiologica isotonica è acquistabile in comode monodosi (costano circa 8€ e se effettuati lavaggi giornalieri durano circa 24 giorni) o in bottiglie da 500ml decisamente più economiche circa 1.80 € e durano più di 3 mesi, inoltre all’ospedale mi hanno riferito che l pressione esercitata dalla siringa è quella più corretta per il lavaggio rispetto alla pipetta monodose.
  • Soluzione fisiologica ipertonica (da utilizzare con aerosol)
  • Siringa
  • Aspiratore. In commercio i più gettonati sono quelli della Chicco e della Narhinel, io ho acquistato il primo poiché sia l’aspiratore che le ricariche costano decisamente meno. L’ho utilizzato quando era piena di catarro e vi posso assicurare che la funzionalità è la medesima.
  • Aerosol

Spero abbiate trovato consigli utili. Come sempre vi invito a scrivermi e a condividere con me le vostre esperienze!