Come associare la Nanna ad un fatto positivo?

Iniziamo con il dire che per i bambini il momento della nanna è vissuto come separazione quindi per portarsi avanti l’ideale sarebbe agire per cambiare questo sentimento sin dai primissimi giorni.

Potrebbe essere utile tenere a mente questi fattori:

  • Non è vero che un bambino stanco, che non ha dormito di giorno, dorme di più la notte. Anzi è più vero il contrario, un bambino che arriva alla sera troppo stanco farà più difficoltà ad addormentarsi e sarà quasi sicuramente più irritabile. Io comincio a metterla a letto verso le 21, sempre che i segnali non mi dicano che ha sonno prima, e puntualmente massimo 10 minuti dopo dorme. Quando capita non accorgermene o nel caso sia in giro una volta che perdo l’attimo è un dramma farla addormentare.
  • E’ importante sottolineare che per il bimbo la giornata dura 24 ore e non conosce differenza fra notte e giorno, perciò il concetto dormire tutta la notte è qualcosa che volete voi da lui, non è un fatto naturale ma dovrete essere voi a insegnarglielo. Durante il giorno non fatelo dormire per più di 3 ore di seguito e ponetelo in una stanza semi oscurata ma non totalmente buia. Di notte quando lo cambiate o lo allattate fatelo con le luci soffuse e non prestategli troppe attenzioni per evitare di mettergli in testa idee strane. Che un bambino non dorma tutta la notte ( dopo i 3 mesi) o che fatichi ad addormentarsi da solo, il problema è sempre quello di abituarlo al proprio lettino prima e di insegnargli come addormentarsi senza il vostro aiuto poi.
  • Non temete i pisolini diurni. Se dorme è perché ne ha bisogno quindi non occorre disturbarlo. Se il vostro bimbo è un dormiglione e il sonno si protrae oltre le due ore allora sarà bene svegliarlo, ma non direttamente, sarà sufficiente illuminare la stanza o fare rumore.

Considerate che secondo la National Sleep Foundation, le quantità di sonno corretto sono le seguenti:

0-3 mesi: 14 -17 ore (non meno di 11 e non più di 19)

4-11 mesi: 12-15 ore (non meno di 10 e non più di 18)

1-2 anni: 11-14 ore (non meno di 9 e non più di 16)

3-5 anni: 10-13 ore (non meno di 8 e non più di 14)

Tenete presente che i bambini alternano momenti di sonno attivo (REM) ad altri di sonno profondo. Questi cicli di sonno, si ripetono durante la giornata ed hanno una durata di circa 50 minuti ciascuno, intervallati da un sonno detto “di transizione”.

Se vi capita di vedere il vostro piccolo che sorride o respira in modo irregolare mentre dorme, allora è nella fase di sonno attivo! La mi piccolina per esempio di giorno ora fa dei pisolini durante la giornata che durano esattamente 50 minuti, si regola da sola.

  • Quando avrete imparato a conoscerlo sarà più semplice ma inizialmente quando è ancora molto piccolo prestate attenzione ai segnali e cercate di batterlo sul tempo: quando è stanco inarca la schiena, si afferra le orecchie, le guance o si graffia la faccia che gira da una parte all’altra, in braccio cerca di girarsi scalcia in modo scoordinato.
  • I neonati non sanno cosa gli capiterà, non conoscono nulla e per loro la routine è un fattore confortante, pertanto cercate di dare al bambino, sia di giorno che di notte, una regolarità quotidiana, seppur mantenendo la flessibilità necessaria e ricordatevi di essere coerenti. Se stabilite un luogo e un orario fate in modo che rimangano quelli.
  • Adottate un rituale della buona notte che lo rilassi: questo elemento diventerà fondamentale quando non si addormenteranno più istantaneamente dopo la poppata allora potrete fargli un bagnetto, un massaggio, qualche canzoncina, e perché no anche una poppata pre-nanna.
  • Tutti i bimbi si svegliano di notte almeno una volta. Verificato che non ci sia una corrispondenza con il cibo o il latte (fame, digestione…), questa volta andate contro al vostro istinto e non accorrete al primo suono che vostro figlio emette, spesso sono solo brutti sogni o la necessità di cambiare posizione. Quando andate a controllare adottate un atteggiamento calmo e proponetegli il ciuccio, senza prestargli particolari attenzioni e incorrere nel rischio che un risveglio momentaneo si trasformi in una notte in bianco.

Meglio Culla o Lettone?

MEGLIO CULLA O LETTONE?

Finalmente vi svelerò qual è la cosa giusta da fare a riguardo!

Vi sarete già scontrate con sostenitori delle diverse tesi e se state cercando una risposta vi sarete imbattuti sia in articoli che dimostrano che il “sonno condiviso” agevoli il legame genitori e figli e in altri che affermano che aumenta il rischio di SIDS e disturbi del sonno, quindi qual è la risposta alla domanda iniziale?

La risposta è che non c’è una cosa giusta o una sbagliata in assoluto, ma il metodo che dovete scegliere è quello che semplicemente vi fa stare più tranquilli! Potrete cercare per ore di capire cosa è meglio fare ma questa sarà solo la prima delle tante domande che vi farà riflettere non solo sull’importanza dei bisogni dei neonati ma anche su quelli dei neogenitori.

La risposta corretta sarete voi stessi a darvela in base alle vostre esigenze, l’importante è che sia una decisione condivisa dalla coppia per non rischiare di destabilizzare un rapporto che è già in fase si riassestamento dovuto al nuovo arrivo.

Tutti hanno un’opinione sul modo migliore per addormentare un bambino.

Ricordate che Ogni bambino è diverso ed ha esigenze differenti chi ha più bisogno di contatto (specialmente i prematuri) chi sta poco bene, chi rigurgita sovente o chi proprio nel lettino non ci vuole stare, sta a voi comprenderlo e trovare il giusto percorso che concilia sia i suoi che i vostri bisogni.

E’ facile dire e pensare soprattutto prima di partorire “mio figlio assolutamente mai nel lettone” ma andiamo a valutare bene la situazione…i primi giorni dopo la nascita tutto o quasi perde valore e la priorità assoluta diventa una: dormire!!!!

Chi, come la sottoscritta, pensa di essere una super donna si ricrederà amaramente, tutte andiamo incontro a questo problema e diciamola tutta: per chi allatta al seno è una vera comodità, continuare a dormire invece di alzarsi, cambiare stanza e stare sveglie, è una condizione che inizialmente risponde al bisogno primario delle mamme e sicuramente è una scelta molto allettante meno scontato è per chi allatta con il biberon che deve comunque svegliarsi per andare a fare il latte.

Io non sono qua a giudicare anzi sono proprio qua per condividere queste necessità che quasi sembrano passare in secondo piano rispetto alle esigenze del bambino ma in realtà il sonno è davvero fondamentale per avere un buon equilibrio psicofisico che vi permetterà di essere più calme e razionali per tutto il resto della giornata.

Valutate però bene i pro i contro, quelli che sono vantaggi potrebbero trasformarsi in lotte vere e proprie, accogliere il bebè nel proprio letto significa abituarlo ad addormentarsi sempre e solo accanto a voi. Potreste scontrarvi con una condivisione totale degli spazi, e difficilmente questa privacy non vi verrà a mancare, la vita dei bambini e quella degli adulti dovrebbero comunque avere spazi e momenti fra loro ben distinti. Inoltre vi assicuro che l’idillio dopo un paio di mesi finisce e mamma e papà preoccupati di schiacciare il bambino dormendo, perdono il sonno e decidono di spostarlo, ma a quel punto potrebbe non essere più così semplice, quindi sarebbe meglio tenere lo stesso comportamento dal principio, e ricordate che autonomia non significa abbandono!

In base a quanto molte mamme mi hanno riferito, vi consiglio di spostare il bimbo in culla non appena i ritmi delle poppate si stabilizzeranno e i risvegli si diraderanno, poiché andando avanti avrete sempre più l’esigenza di intimità ma di contro lo spostamento sarà sempre più complesso e richiederà più tempo e pazienza.

A volte, sono proprio mamma e papà i primi a non esserlo e nascondono i loro timori dietro la necessità di infondere sicurezza ai bambini.

Per chi invece ritiene che la presenza del bambino nel lettone, non sia un “vizio” ma più un modo per infondere serenità e sicurezza, può mantenere la propria opinione, progressivamente, però, questa abitudine andrà abbandonata e, dai tre anni in poi, il bambino dovrà dormire da solo. Ricordiamoci che di per se, per i bambini il momento della nanna è come un momento di separazione e addormentarlo nel lettone, per poi spostarlo nel lettino, può essere destabilizzante.

Solitamente non le consiglio poiché credo siano una spesa inutile se già in possesso di una navicella, ma in questo caso potrebbero essere un giusto compromesso le nuove culle side-bed, che permettono il contatto visivo, dando la possibilità di essere agganciate al letto, e agevolando così l’allattamento notturno ma nel contempo non lo espongono ai rischi del co-sleeping e risulta più facile il distacco in seguito.

Conservazione e preparazione latte materno

Prima di ogni raccolta è fondamentale un accurato lavaggio delle mani. Per lo svuotamento è possibile utilizzare spremitura manuale, estrazione con tiralatte manuale o elettrico. Tutto il materiale utilizzato deve essere lavato e risciacquato con cura in modo da eliminare i residui organici. ( Io per il lavaggio ho preferito non utilizzare il sapone ma il bicarbonato, per evitare contaminazione con saponi).

Se estrai piccole quantità di latte diverse volte al giorno, mescola le porzioni solo quando si saranno ben raffreddate, mai latte appena estratto insieme a quello già raffreddato.

Non raffreddare nella porta del frigorifero ma nella zona più fredda (solitamente la parte posteriore del ripiano sopra lo scomparto delle verdure.

Si sconsiglia di aggiungere latte appena estratto a quello già congelato.

Indicare sul contenitore ora e giorno di raccolta del latte.

Quando si congela il latte, lasciare spazio nel contenitore per permettere al liquido di espandersi, non riempire per più dei 3/4

Non scongelare ne scaldare il latte nel microonde o in acqua bollente per evitare la perdita delle vitamine e minerali ma a bagno maria partendo da acqua a temperatura ambiente.

Lo scongelamento puo avvenire lentamente ( in frigorifero per un periodo non superiore alle 24 ore) o rapidamente ( a bagnomaria con acqua non superiore a 37 gradi o sotto acua corrente tiepida)

Il latte estratto e congelato, dopo lo scongelamento, potrà essere conservato per massimo 2 ore a temperatura ambiente e per massimo 24 ore in frigorifero.

Il latte non deve essere ricongelato dopo lo scongelamento.

Fai roteare delicatamente il contenitore per miscelare il grasso separato. Evita di  scuotere o mescolare il latte.

Tempi di conservazione del latte per un bimbo nato a termine:

  • temperatura ambiente (19°-26°) 4-6 ore
  • frigo 3-8 giorni
  • congelatore 2 settimane-6 mesi
  • congelato e posto successivamente in frigo 24 ore

 

Tutto il necessario per la conservazione del latte Materno:

  • Tiralatte (prima di acquistarlo, visto il costo non indifferente soprattutto per quello elettrico, consiglio di valutare che vi sia una massiccia produzione, in caso contrario potrete affittarlo in farmacia. Sconsiglio il tiralatte manuale per risparmiare tempo ed energia. Per lo stesso motivo consiglio l’acquisto di un tiralatte doppio che ha un prezzo leggermente superiore ma vi assicuro che soprattutto di notte sarete felici di dormire mezz’ora in più perché avete svuotato i due seni in contemporanea.
  • Contenitori di plastica rigida appositi. Vi consiglio di acquistare subito quelli con capienza almeno 200ml altrimenti crescendo il vostro piccolo e aumentando le dosi di latte a poppata sarete costretti a ricomprarli. Inoltre li utilizzerete anche per la conservazione delle pappe più avanti.
  • Biberon. Vi consiglio l’acquisto di almeno due per tipo, vi tornerà utile di notte quando non avrete voglia di lavarlo e sterillarlo per il mattino e ci sarà il secondo biberon lavato e magari già pronto, solo da scaldare. Io vi consiglierò quelli della mam perché personalmente mi sono trovata splendidamente, ho evitato di acquistare lo sterilizzatore perché si sterilizzano in 3 minuti nel micronde e sono anticolica…fantastici. Vi consiglio il pluripac per risparmiare e nel quale troverete anche lo scovolino per il lavaggio e un ciuccio.
  • Sterilizzatore elettrico o sterilizzatore da microonde . Io non ho acquistato lo sterilizzatore elettrico ma vi messo il link di un prodotto di cui mi hanno parlato molto bene. Nel compenso ho acquistato lo sterilizzatore da microonde, e per quanto mi riguarda mi sono trovata benissimo, molto veloce e pratico per i contenitore del latte, i biberon e i ciucci li ho acquistati della mam così erano autosterilizzanti tramite microonde. Considerate che passati i primi 6 mesi smetterete di sterilizzare qualsiasi cosa. Fate attenzione alle misure del vostro forno a microonde prima dell’acquisto, alcuni modelli potrebbero non entrare nei forni piccoli.
  • Liquidi sterilizzanti. Alcune cose, come parti del tiralatte, paracapezzoli ecc, non possono essere sterilizzate ad alte temperature. Io inizialmente ho utilizzato il prodotto nel link dopodichè sono passata al bicarbonato.
  • Scaldabiberon
  • Termos da viaggio. E’ stato il mio salvavita fuori casa. Lo utilizzo ancora adesso per le pappe. L’acqua bollita all’interno del contenitore termico mantiene la temperatura fino a 6 ore e potrai riscaldare il biberon in 2,5 minuti. Compatibile con quasi tutte le marche di biberon e contenitori per la pappa. Utile da tenere sul comodino di notte per avere l’acqua calda già pronta.

Come pulire e medicare il cordone ombelicale

Una delle prime operazioni delicate da fare al nostro bambino, è quella di pulire e medicare il cordone ombelicale.

Moltissime mamme mi hanno riferito di sentirsi a disagio a effettuare questa operazione, un po’ perché impressionabili, e per questo non c’è rimedio a parte il pensiero di aiutare il proprio piccolo, un po’ per paura di fargli male e su questo invece mi sento di tranquillizzarvi.

Non correte alcun rischio di arrecare dolore se procedete con cautela inoltre è un operazione più semplice di quanto si immagini.

Per medicare il moncone sono necessarie solo delle garze sterili da avvolgere attorno al moncone in modo che rimanga sempre ben asciutto, e una benda per bloccare il tutto da avvolgere alla vita del neonato, non serve nient’altro, utilizzare antibatterici o disinfettanti potrebbe rivelarsi addirittura controproducente e ritardare il distacco.

In commercio vendono Kit già così composti  che potrete trovare qui, ma nel caso si avessero già a casa delle comunissime garze si possono tagliare lungo la metà di un lato fino al centro, in questo modo si può infilare l’ombelico nel taglio della garza stessa.

La medicazione è da cambiare almeno 3 volte al giorno, e comunque ogni volta che viene accidentalmente bagnata, fino alla caduta. Fate attenzione quindi quando lo lavate o quando lo cambiate, la mia piccolina durante il cambio del pannolino lo ha bagnato diverse volte.

È possibile che alla base si formi un po’ di secrezione non vi preoccupate e procedete normalmente, solo qualora l’odore della secrezione non fosse buono, o se l’emanazione fosse tanta ci sarebbe la necessità di disinfettare la zona con gli stessi prodotti che si utilizzano dopo la caduta del cordone stesso cioè con Acqua Ossigenata o Eosina al 2%, sino alla completa guarigione, che di solito avviene entro una settimana.

Non preoccuparti se, caduto questo, l’ombelico è sporgente, rientrerà col tempo spontaneamente senza necessità particolari, ricordate invece che il mancato distacco del tralcio del cordone ombelicale, dopo 15-20 giorni, o la presenza d’infezioni ombelicali o peri-ombelicali richiedono l’intervento e le cure di personale sanitario specializzato.

Da acquistare: garze, bende e disinfettante.

Come far fare una nanna sicura al tuo bambino o bambina

Buongiorno a tutte le Mamme

Oggi vi parlerò di un argomento particolare e che vi aiuterà a stare più serene durante la nanna della vostra bambina o del vostro bambino.

Ecco alcuni accorgimenti per la sicurezza del piccolo:

COME RIDURRE IL RISCHIO DI SIDS?

Per prevenire la sindrome della morte improvvisa infantile (Sudden Infant Death Syndrome – SIDS), conosciuta anche come morte in culla, che consiste nel decesso improvviso del bambino (picco è fra i 2 e 4 mesi di età, soprattutto nel periodo invernale; è più rara dopo i 6 mesi, eccezionale nel primo mese,ma l’attenzione va mantenuta alta fino al tutto il primo anno), si consiglia di rispettare le seguenti regole:

  • l bambino deve essere messo a dormire in posizione supina (a pancia in su) sin dai primi giorni di vita. Anche se quando comincerà a girarsi da solo lo troverete spesso prono o laterale.
  • La condivisione del letto dei genitori (bed sharing) non è consigliata. Il bimbo dovrebbe dormire in culla o nel lettino, meglio se nella stanza dei genitori per tutto il primo anno.
  • L’ambiente non deve mai essere eccessivamente caldo. La temperatura ambientale dovrebbe essere infatti mantenuta attorno ai 18-20 gradi. Da evitare anche l’eccesso di vestiti e di coperte pesanti che possono far sudare eccessivamente il piccolo.
  • Il materasso deve essere della misura esatta della culla/lettino e non eccessivamente soffice. Nell’articolo “come abituarlo alla culla in 3 giorni” troverete tutte le indicazioni di un lettino sicuro
  • Va evitato di far dormire il bambino sopra divani (anche per il pericolo di cadute), cuscini imbottiti, trapunte o comunque avendo vicino oggetti soffici quali giocattoli di peluche o paracolpi per evitare anche il pericolo dell’ingestione di corpi estranei.
  • Il bambino deve essere sistemato con i piedi che toccano il fondo della culla o del lettino, oppure arrotolare una coperta per restringere la lunghezza della culla in modo che non possa scivolare sotto le coperte;
  • Va evitato l’uso del cuscino, in caso di reflusso posizionare il cuscino sotto al materasso.
  • L’ambiente deve essere libero da fumi, quindi non si deve fumare e soprattutto bisogna evitare che altri fumino in casa.
  • L’uso del succhiotto durante il sonno, può avere un effetto protettivo, in ogni caso va proposto dopo il mese di vita (per non interferire con l’inizio dell’allattamento al seno) e sospeso possibilmente entro l’anno di vita (per evitare che disturbi il buon sviluppo dei denti).

Come METTERE IN SICUREZZA la culla?

Prima di tutto è bene dire che i primi 2/3 mesi di vita del neonato è molto difficile che questo si muovi, pertanto non state a preoccuparvi più del dovuto, solitamente come lo si lascia lo si ritrova, pertanto non è necessario in alcun modo l’uso dei sacchi nanna (nei primi mesi) sarà sufficiente preparare correttamente la culla.

Come sistemare la culla:

Rimuovere il materasso e distendere copertina e lenzuolino in modo che dopo aver inserito il materasso queste siano ben ferme dal peso del bambino, dopodiché inserire nella parte centrale una traversa in modo da non bagnare il materasso in caso di perdite successivamente coprire con lenzuolo con angoli.

Nel rimboccare le coperte sarebbe meglio inserire, nella parte inferiore, il lenzuolo e la coperta per almeno 15/20 cm.

Coprire poi il bambino e avvolgere con lenzuola e coperta dall’altro lato. Inoltre per stare sereni le coperte andrebbero messe sotto le ascelle del bimbo così che non possa scivolare sotto.

 

Verso i 3/4 mesi cominciano invece ad agitarsi quindi sarebbe utile collocarlo con i piedi che toccano il fondo della culla così che non possa scivolare o mettergli dei riduttori interni (io avevo arrotolato un asciugamano).

In alternativa a quest’età potete pensare all’acquisto di un sacco nanna, non tanto utile per evitare il soffocamento, ma più perché il bimbo tende a scoprirsi, comunque niente che una coperta ben posizionata non possa risolvere. Non compratelo prima però per due ragioni:

  • la prima perché ormai la fase “paura del soffocamento” è già parzialmente superata poiché avete imparato a sistemare correttamente le coperte e potreste con il senno di poi ritenerla una spesa inutile.
  • la seconda è che prima di tale periodo comunque non riuscireste ad utilizzarlo. Ve lo dice chi ha commesso questo errore. Proprio perché i primi giorni volevo placare le mie pure, non ho minimamente pensato che collocare un neonato in un sacco nanna 2/3 volte a notte e 5/6 volte al giorno fosse un lavoraccio. Ricordate che anche solo abituarli alla culla vi occuperà molto tempo ed energie e rischiare di svegliarla perché dovevo inserirla nel sacco era un rischio che vi assicuro nessuna mamma è disposto a correre. Conseguenza: acquistato e mai utilizzato, spero di poterlo usare la prossima stagione sempre che la misura non sarà a quel punto troppo piccola.

Una valida alternativa al sacco nanna nei primi mesi è la fasciatura, che ha la duplice azione sia di calmare e rassicurare il bambino donandogli pace e benessere, sia di bloccarlo. La spiegazione “scientifica” ha a che fare con il concetto di contenimento: chiusi dentro a una copertina o a un lenzuolino, con i confini abbastanza limitati intorno, vedono restringere il loro campo d’azione e si rassicurano. I bambini, che per nove mesi hanno vissuto nello spazio ristretto dell’utero materno, si sentono così al sicuro, è importante che dopo le sei settimane cominciate ad abituare il piccolo a dormire semifasciato, da sotto le ascelle in giù.

Esistono in commercio dei sacchi appostiti che potrete trovare qui.

Per chi fosse in grado di fasciare con i teli, sono molto comode le mussole di cotone, traspiranti.

Io ho fasciato la mia piccola per molto tempo, lei è nata pretermine e aveva proprio la necessità di sentirsi avvolta e non ho comprato questo sacco perché avevo paura di buttare altri soldi dopo l’esperienza del sacco nanna, ma ho parlato con mamme che si sono trovate bene, la chiusura non è rumorosa o difficoltosa come quella del sacco nanna.

Per evitare reazioni di surriscaldamento, avvolgete sempre il bambino in un unico strato e, quando dorme fasciato, riducete il numero di coperte del lettino. Attenzione però, la fasciatura è sicura se non impedisce che le gambe del bambino si pieghino, perché questa posizione permette il naturale sviluppo delle articolazioni dell’anca. Le gambe dei neonati non devono essere mai chiuse ermeticamente e pressate insieme.

Se proprio la nanna è una vostra ossessione e la paura condiziona il vostro sonno vi consiglio di acquistare l’Angel care dotato di uno speciale sensore che, in caso di assenza di qualsiasi movimento compresi quelli respiratori per più di 20 secondi, ti avverte immediatamente con un allarme sonoro. Occorre prestare sempre attenzione ma potrete abbassare un po’ la guardia. Ricordate di disattivarlo prima di prenderlo in braccio altrimenti sveglierete vostro marito di soprassalto. Angel care lo potete trovare qui.

Perché dire spesso NO. La mia esperienza

Inizio con dirvi perché la mia scelta di dire spesso no!

Quando ero piccola, la mia famiglia non era povera ma neanche benestante.
I miei parenti in vita erano a circa 1000 Km di distanza e mia mamma è stata un po’ costretta a restare a casa per badare a me.

E’ vero moltissime famiglie avevano entrambi i genitori che lavoravano e sa la cavavano con le tate e con gli asili, ma mia mamma allora, ha scelto di vivere con il poco dello stipendio di mio papà ma dedicandosi a me completamente.

Scelta, che io reputo condivisibile al punto tale, da replicarla oggi con la mia bambina.

Detto ciò capirete che molti erano i no che mi venivano detti, perché effettivamente il nostro stile di vita non ci permetteva il surplus che molti bambini richiedevano, io compresa.

Bene io posso affermare oggi, di essere una persona umile, una di quelle che gioisce ancora delle piccole cose, e di questo devo ringraziare i miei. Io penso di essere diventata così proprio grazie a questo modello educativo che non prevede grandi cose, ma tanto amore.

I miei genitori non mi hanno mai fatto pesare il fatto di non possedere determinate cose, ma mi davano sempre un alternativa estremamente valida.

Non potevo comprare il gioco che volevo? I miei mi portavano a visitare parchi e fattorie, mi facevano addobbare casa come se fosse un luna park, mia mamma mi cuciva i vestiti di carnevale; ne ricordo uno che faceva invidia a quelli che si acquistavano al supermercato.

Tutto ciò per dirvi che non potevano sicuramente eliminare dagli scaffali e dalla mia vista le cose che desideravo ma nello stesso tempo sapevano spiegarmi che non potevamo permetterceli e mi davano spesso un’alternativa migliore.

L’educazione a un certo comportamento comincia dal giorno zero e presuppone il rispetto per il bambino e per la sua intelligenza, per fare tutto ciò ci vuole fiducia, complicità e amore reciproco.

Come iniziare allora?

Il comportamento da tenere a casa è l’allenamento di quello che il bambino farà fuori e in altre circostanze.

I primi no a mia figlia glieli ho detti quando ha iniziato a gettare le cose che prendeva in mano giù dal seggiolone, ma il vero scoglio l’ho affrontato quando ha iniziato a camminare.

Naturalmente il NO deve essere pronunciato con fermezza ed accompagnato da un comportamento conseguente adeguato. Se lei avesse buttato il giochino per terra e io gli avessi detto no, raccogliendolo e restituendoglielo, ovviamente io non sarei stata credibile e lei lo avrebbe preso come gioco, ripetendo l’atto proibito.

Quindi se capita questo sappiate che non è perché lei vuole provocarvi ma solo perché non siete stati abbastanza efficaci nel vostro modo di comunicare cosa volevate. Per il piccolo il No è solo una parola, starà a voi farle capire la spiegazione logica della stessa.

Quando comincerà a muovere i primi passi, vi consiglio di non rimuovere troppi oggetti perché gli togliereste la possibilità di capire che cos’è giusto e cosa sbagliato, se rimuoverete le cose alla sua portata non imparerà a rispettare le cose altrui e vi troverete in difficoltà a casa degli altri.

Sarà sufficiente mostrargli e fargli osservare gli oggetti che non si devono toccare e spiegargli che non sono giocattoli ma cose della mamma.

Inizialmente ovviamente la mia piccola puntava sempre gli oggetti e quando stava per afferrarli mi limitavo a dire non si tocca, è di mamma, non un giocattolo. Solo se insisteva allora aggiungevo un secco No.

Nel giro di pochi giorni, gli oggetti venivano visti ma notati a malapena.

Bastano pochi giorni per insegnare a un bambino a non toccare certe cose, ma probabilmente dovrete ripetere l’operazione in diverse aree della casa e con oggetti differenti.

Ecco magari spostate i cristalli gli oggetti preziosi o quelli che cadendo potrebbero rompersi e fare male al piccolo.

Questo metodo neanche a dirlo l’ho trovato nel libro di Trancy Hogg puericultrice inglese, “Il linguaggio segreto dei neonati”.

Personalmente adoro tutti i suoi libri. Li potrete trovare tutti al seguente link: https://amzn.to/2QOtY9J

Avevo già parlato di lei quando si parlava di metodo per fare la nanna, ma nei suoi libri potrete trovare vari sistemi pratici, come capire i bisogni del piccolo, come capire la sua personalità, come creare una routine con flessibilità e possibilità di adattamento al temperamento del bambino, e nel limite del possibile alle esigenze della famiglia.

Ne Il linguaggio segreto dei neonati, troverete nello specifico tutto i metodi per i primi giorni insieme, quando si è in cerca di risposte perché non si capisce il piccolo e non si è mai affrontato questa esperienza.

Ne Il tuo bambino: tutte le risposte. Dalla nascita ai tre anni troverete come gestire i tanti problemi (sonno, inappetenza, paura del distacco…).

Gli schemi descrittivi si riferiscono a fasce di età: fino a 3 mesi, tra i 6 mesi e i 12 mesi, e oltre i 12 mesi.

Non ho ancora letto Il linguaggio segreto dei bambini. 1-3 anni ma perché ancora la mia piccola non ha compiuto l’anno, sarà sicuramente il mio primo acquisto essendo i suoi libri sinonimo di garanzia.

Montata Lattea – Iper produzione del Latte Materno

Solitamente la maggior parte delle mamme si preoccupano di avere poco latte, lottano per averne qualche millilitro in più e invidiano coloro che hanno seni abbondanti e pieni. Purtroppo non sanno che, anche questo spesso, può essere causa di problemi. Si può incorrere in spiacevoli ingorghi o ancor peggio a mastiti.

Iperproduzione di latte

La montata lattea può essere davvero abbondante. E’ possibile avere una produzione eccessiva di latte per qualche settimana. Sino ad allora il  seno potrebbe essere spesso rigido e dolente, anche subito dopo le poppate, e potresti notare abbondanti perdite di latte.

La forza della eiezione potrebbe far tossire o rigettare il latte al bambino, che potrebbe vomitarlo appena viene mosso dopo la poppata. Il piccolo potrebbe soffrire anche di mal di pancia o fare popò a spruzzo, schiumose e verdognole.

Le possibili soluzioni sono molteplici:

1.Prova ad allattare con la schiena inclinata all’indietro. Questa posizione permette al bambino di controllare meglio il flusso di latte, e non sprecare neanche una goccia! Le coppe raccoglilatte sono adatte per essere indossate sotto al reggiseno e raccogliere il latte che fuoriesce ma non indossare coppe raccoglilatte per più di due-tre ore consecutive.  Estrai una piccola quantità di latte manualmente prima di ogni poppata per ridurre la forza del tuo riflesso di eiezione.

2.Allatta a richiesta. La produzione di latte si basa su un meccanismo di domanda e offerta: più il bimbo succhia e più latte viene prodotto. In questa fase però può accadere che il seno, se non viene drenato, cioè svuotato, adeguatamente e con una certa frequenza si ingorghi.

Quando si verifica un ingorgo mammario il seno appare gonfio, arrossato e duro. Per alleviare il disagio, la mamma potrà fare degli impacchi caldo-umidi e massaggiare delicatamente il seno e in particolare la zona dolente, così da sciogliere lentamente l’ingorgo.

La mastite è un’infiammazione, che può essere anche di origine batterica, e si manifesta con seno duro e dolente come per l’ingorgo ma si differenzia da questo perché vi è un rialzo della temperatura, che supera i 38.5°, ed è proprio questo l’elemento che permette di diagnosticare questo disturbo. Inoltre la mastite riguarda, in genere, un solo seno, dove possono comparire delle striature rosse, e il dolore è molto intenso. Per risolvere la situazione sono validi i suggerimenti dati per l’ingorgo: quindi impacchi caldo-umidi, massaggi e poppate frequenti per evitare il ristagno di latte. Per ridurre l’infiammazione è fondamentale che la mamma riposi, talvolta è necessario valutare l’opportunità di un trattamento antibiotico. Ricordiamo che un’eventuale terapia antibiotica non rappresenta un ostacolo al normale proseguimento delle poppate dato che, in questi casi, il principio attivo scelto sarà compatibile con l’allattamento al seno.

Se il tuo seno è troppo pieno o se il tuo bambino non succhia bene e non vuoi comprare e usare un tiralatte elettrico, nei primi giorni dopo il parto è più efficace utilizzare la spremitura manuale perché il colostro è presente in piccole quantità. Io consiglio comunque per chi non fosse pratica di questa manovra affittare un tiralatte in farmacia per le emergenze ed evitare il rischio di mastite.

3.La spremitura manuale stimola l’emissione del latte: mettiti comoda e rilassata e pensa al bambino o guardalo. Scalda il seno, massaggiandolo delicatamente. Rigira dolcemente i capezzoli tra le dita e il pollice. (Quando avrai familiarizzato con questa pratica, potresti non aver più bisogno di stimolare la fuoriuscita del latte). Palpa dolcemente il seno alla distanza di circa 4 cm dal capezzolo, fino ad identificare una parte di seno che sembra avere una consistenza diversa. Una volta trovato il punto metti il pollice e l’indice a C (il pollice sopra e l’indice sotto). Puoi sostenere il seno con le altre dita. Spingi delicatamente pollice e indice all’indietro verso la parete del torace. Quindi premi il pollice contro l’indice, comprimendo il seno. Rilascia la pressione e ripeti i movimenti più volte fino a che il latte inizia a fluire; potrebbero volerci alcuni minuti. Dopodiché, il latte potrebbe uscire a zampilli o a fiotti; quando la fuoriuscita di latte rallenta, ruota le dita intorno al bordo dell’areola, verso un’altra parte del seno e ripeti le stesse manovre. Quando la fuoriuscita di latte cessa, passa all’altro seno, allo stesso modo. Puoi passare più volte da un seno all’altro, se necessario; se il latte non esce, prova ad avvicinare o allontanare le dita dal capezzolo oppure prova un massaggio dolce.

Vuoi sapere come conservare il Latte materno?

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Hai poco latte? Qui trovi alcuni consigli su come aumentare la montata lattea

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Tutto quello che devi sapere sull’allattamento al Seno

Cara neo Mamma, se stai per avere un bimbo, la prima sfida che ti troverai davanti è quella dell’allattamento.

Sull’allattamento al seno ci sono molti vecchi miti che vanno sfatati.

Abitudini alimentari

La donna che allatta al seno deve sentirsi libera di mangiare seguendo le proprie abitudini.

Se la madre nota che il consumo di certi cibi determina disturbi al bambino, potrà allora decidere a ragione di provare ad eliminarli dalla sua dieta.

In generale in caso di coliche è consigliabile evitare di mangiare in grandi quantità i seguenti alimenti: alcolici in genere (vino, birra, liquori), the, caffe, bevande gasate, frutta secca, verdure aromatiche (cavolfiore, rape, carciofi, asparagi), Spezie (rigano, peperoncino, prezzemolo, ecc), Aglio, Formaggi fermentati (gorgonzola, mascarpone, ecc), Cibi speziati e carne in scatola, Cioccolata, Legumi(ad eccezione delle lenticchie), Frutti di mare e crostacei.

Solo se la donna segue una dieta vegetariana stretta il latte materno prodotto può essere carente di vitamina B 12, che la mamma assumerà sotto forma di integratori alimentari specifici.

L’idratazione

E’ importante bere per ogni individuo, a prescindere dall’allattamento.

Per un’ adeguata idratazione la regola è:  30 gr ogni kg di peso.

Non è documentato che bere molti liquidi aumenti la produzione del latte, quindi bevete la dose consigliata per tutti gli altri. Questa è una credenza giustificata solo nel caso in cui il clima sia molto caldo e perciò si ha, da parte della mamma, un’eccessiva perdita di liquidi con il sudore.

Cosa dire alla pediatra che mi aveva sgridato per non aver bevuto almeno 3 litri d’acqua al giorno, io che sono mingherlina e arrivavo a mala pena a 54 Kg?

Igiene e salute

La pulizia quotidiana del corpo e del seno è sufficiente per proteggere il bambino da molti rischi di infezione, senza dover ricorrere a particolari rituali igienici.

La mamma può continuare l’allattamento anche se ha l’influenza o altre infezioni comuni.

Può sottoporsi ad accertamenti diagnostici (radiografie per esempio), sottoporsi ad anestesie (dentarie per esempio), assumere la maggior parte dei farmaci, se ne ha bisogno, una volta verificata la loro compatibilità con l’allattamento e può fare una normale attività sportiva, anzi questa incrementa la produzione di latte.

Abitudini da evitare quando si allatta al seno

Ci sono abitudini che invece dovrebbero essere evitate perché possono influenzare negativamente l’allattamento.

Il fumo di sigarette può ridurre la produzione di latte e fa sicuramente male alla mamma e a chi le sta vicino.

Aumenta il rischio di malattie respiratorie e di morte improvvisa in culla.

Gli alcolici vanno evitati o almeno consumati con molta moderazione e solo ai pasti, perché l’alcool passa liberamente nel latte e, se in eccesso, è capace di causare sonnolenza e disturbi dell’alimentazione nel poppante.

Tutte le Difficoltà dell’allattamento al seno

La vera difficoltà è il dolore.

Il dolore potrà essere causato da varie ragioni.

Una potrebbe essere un iperproduzione di latte e seno dolente a causa di ingorghi o mastiti. Se vuoi approfondire l’argomento, puoi leggere qui -> Montata Lattea – Produzione e Conservazione del Latte Materno

Ma la prima ragione solitamente, si presenta  sotto forma di capezzoli dolenti e sensibili al tocco, soprattutto una volta avvenuta la montata lattea, intorno al secondo-quarto giorno dalla nascita. Il bambino si alimenterà ogni paio d’ore, con la conseguenza che il problema possa peggiorare velocemente; inoltre, alcune madri riscontreranno capezzoli screpolati, sanguinanti o la comparsa di vesciche.

Le possibili soluzioni sono:

1.Verifica che l’attacco sia corretto.

Se il bambino si attacca al seno in maniera non corretta e se di conseguenza succhia in maniera poco efficace, possono comparire alla mamma delle ragadi, taglietti dolorosi della pelle del capezzolo. E’ quindi opportuno che la madre si metta in una posizione comoda, rilassata, senza contratture muscolari nel sostenere il figlio, magari con i piedi un po’ sollevati.

Per ridurre al massimo l’eventuale trauma al seno materno, occorre controllare che l’attacco del bambino. sia corretto.

Per garantire un attacco al seno efficiente, verificare che:

  • il capezzolo ed una buona porzione dell’areola della mammella entrino correttamente in bocca al bambino;
  • il labbro inferiore sia tenuto rovesciato in fuori.;
  • la bocca ben aperta del piccolo con guance belle piene e tonde;
  • tranne le prime suzioni, la mamma non deve sentire dolore al capezzolo;
  • al termine della poppata, la forma del capezzolo deve essere come prima.

Un attacco non corretto  può causare problemi durante l’allattamento al seno. Tale attacco presenta le seguenti caratteristiche:

  • l’attaccarsi in punta al solo capezzolo;
  • il succhiare il labbro inferiore;
  • lo schioccare mentre succhia.

Sono infatti tutti elementi che impediscono una suzione efficiente.

Alcuni neonati semplicemente sembrano non riuscire ad attaccarsi al meglio. Potreste avere entrambi bisogno di più tempo per coordinare l’allattamento; oppure il tuo bambino è nato prematuro, non si è ancora ripreso da un parto difficile o i tuoi capezzoli sono introflessi o piatti. In questo ultimo caso potrebbe essere opportuno: Estroflettere eventuali capezzoli introflessi o piatti con i modellatori del capezzolo o  allattare utilizzando dei paracapezzoli

2. Cambia posizione per l’allattamento

Cambia posizione, potresti dover provare diverse posizioni prima di trovare quella che più efficace per te e per il tuo bambino. Prima di iniziare ad allattare avvicina tutto ciò che ti potrebbe servire, mettetevi comode e mettete comodo il bambino.

La posizione reclinata, è spesso la prima posizione che le mamme provano, usa dei cuscini per sostenerti e riuscire a vedere il tuo bambino. Se subito dopo la nascita viene appoggiato sul petto o sulla pancia della mamma, il bambino dovrebbe dirigersi istintivamente verso uno dei seni e provare ad attaccarvisi. Il contatto pelle a pelle favorisce la stimolazione dei suoi istinti nutritivi, mentre la forza di gravità lo aiuta ad attaccarsi correttamente e a rimanere fermo. Può risultare comoda soprattutto se il bambino non gradisce che gli si tocchi la testa durante la poppata, se la tua erogazione è particolarmente forte o se i tuoi seni sono piuttosto grandi.

Posizione a culla. Questa è la classica posizione che viene in mente pensando all’allattamento al seno. Consiste nel sedersi dritte con il bambino posizionato di lato, la sua testa e il suo collo appoggiati lungo il tuo avambraccio e il suo corpo contro la tua pancia, in una posizione “pancia-verso-mamma”. Sarà utile acquistare un cuscino da allattamento da riporre sul tuo grembo in modo che sostenga il tuo bambino. Se usi un cuscino da allattamento assicurati che non sollevi il bambino troppo in alto; il tuo seno deve rimanere nella naturale posizione a riposo per prevenire capezzoli dolenti e un attacco al seno in tensione.

Posizione a rugby. In questa posizione, tu sei seduta e il bambino è appoggiato lateralmente lungo il tuo avambraccio e sorretto dal cuscino dall’allattamento. Il suo corpo è posizionato al tuo fianco con i piedi rivolti verso la tua schiena. Anche le mamme che hanno subito un taglio cesareo, che hanno avuto un parto gemellare o prematuro oppure che hanno seni particolarmente voluminosi apprezzeranno questa posizione.

La posizione sdraiata di lato è ideale per le poppate notturne e per l’allattamento a letto o sul divano; Tu e il tuo bambino dovete essere distesi sul fianco, uno accanto all’altra, pancia contro pancia. Può risultare scomoda in caso di taglio cesareo o punti di sutura.

Allattamento al seno reclinato dopo un parto cesareo. Se hai avuto un parto cesareo e non riesci a trovare una posizione comoda per l’allattamento, questa ti potrebbe aiutare. Sdraiarti con il corpo del bambino appoggiato alla spalla ti permetterà di allattare comodamente senza applicare peso o pressione sulla ferita; potresti anche provare a farlo distendere al tuo fianco.

Allattamento al seno in posizione verticale o a koala. Nella posizione verticale o a koala il bambino è seduto a cavalcioni sulla tua coscia o sul tuo fianco, mantenendo schiena e testa dritte mentre si nutre. Puoi optare per questa posizione con un neonato, offrendogli però molto sostegno, oppure con un bambino più grande capace di stare seduto da solo. La posizione verticale o a koala risulta spesso essere la posizione di allattamento più comoda per i bambini che soffrono di reflusso o di infezione all’orecchio.

3.Parla con i consulenti

Potrebbe passare un po’ di tempo prima che tu ti senta sicura. Puoi chiedere a un operatore del punto nascita, del consultorio o di un gruppo di sostegno di aiutarti con l’allattamento al seno. Ricordate che dopo la dimissione, le Ostetriche offrono un servizio di sostegno all’allattamento. Sono disponibili per consulenze telefoniche o appuntamenti. Chiedete supporto in casi difficoltà.

Visita i siti www.unicef.it Ospedali e comunità amici dei bambini e www.lattematerno.it dove troverai altre informazioni sui servizi a tua disposizione.

Altre info su:

4.Prenditi cura dei tuoi capezzoli

Asciuga i capezzoli e impiega coppette assorbilatte usa e getta o lavabili per assorbire eventuali perdite di latte, in quanto le infezioni tendono a prosperare in condizioni di umidità. utilizza creme antiragadi o olio vea, o alcune gocce del tuo latte. Puoi anche provare con dei cuscinetti idrogel estratti direttamente dal frigorifero. Queste medicazioni per i capezzoli donano una sensazione di freschezza all’area interessata e alleviano istantaneamente il dolore causato dall’allattamento al seno, creando condizioni di guarigione ideali. I proteggi capezzolo evitano che gli indumenti sfreghino contro le zone dolenti.

Spero che ti siano state utili queste informazioni. Scrivimi a valeria@laprimanina.it o contattami attraverso i social per condividere esperienze, saperne di più o avere il giusto supporto.

Se vuoi approfondire gli argomenti: iper-produzione di latte (ingorghi, mastite, spremitura manuale); ipo-produzione di latte (come aumentare la produzione); Conservazione e materiali utili, puoi leggere qui -> Montata Lattea – Produzione e Conservazione del Latte Materno

Se per qualche motivo sei interessata a smettere di allattare trovi tute le informazioni qui -> Come smettere di allattare

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Come smettere di Allattare

Faccio di nuovo la premessa che sono davvero sconvolta del fatto che esistano gruppi di sostegno sull’allattamento al seno ma non esistono supporti per le donne che decidono di smettere e si debba passare per il ginecologo e il medico che quasi ti fanno sentire una reietta.

Detto ciò vorrei sottolineare che in caso non vi siano problemi di qualsivoglia genere l’allattamento è vivamente consigliato fino ai 6 mesi di vita del piccolo, quindi se avete scelta rimandate a dopo tale data questa pratica.

Non dirò di indagare sulle motivazioni ne sulle possibili conseguenze perché se siete arrivate a questo post la scelta è già stata compiuta quindi il mio compito in questo caso sarà spiegarvi come farlo progressivamente e senza traumi.

Esistono due metodi per smettere di allattare:

Il primo è il metodo naturale e il secondo e tramate farmaco.

In caso di produzione di poco latte NON è necessario in prima battuta assumere farmaci di alcun tipo.

Invece in caso di latte abbondante starà a voi scegliere ovviamente con l’ausilio e il supporto del vostro medico curante, poiché il percorso “naturale” potrebbe risultare essere più lungo e più doloroso.

Metodo naturale per smettere di allattare

Io ho adottato questo metodo perché come ho detto diverse volte, per varie ragioni dopo un mese producevo già pochissimo latte durante il giorno. Secondo il parere del mio ginecologo in questi casi non è necessario ricorrere a farmaci. Avrei dovuto chiamarlo e farmi prescrivere le pillole solo in caso di seno dolorante o febbre.

Il mio percorso è durato circa una decina di giorni, ho avuto il seno dolorante per un 3/4 giorni e ho dovuto massaggiarlo e spremerlo sotto la doccia, ma solo il tanto che bastava per sciogliere i nodulini, dopodiché è rimasto teso per qualche giorno e man mano è andato a diminuire.

A distanza di due settimane dallo stop, il seno risulta molle al tatto, e non ci sono più tracce di latte.

Procedere con questo metodo è molto semplice.

Diminuire le poppate in modo graduale e non repentino per due ragioni fondamentali. La prima è quella di evitare la formazione di ingorghi mammari, che potrebbero evolvere in mastiti e la seconda per evitare una sofferenza eccessiva al bambino. Nel concreto vi darò alcuni consigli di vitale importanza:

  • Elimina per prime le poppate meno importanti. Procedere con gradualità significa eliminare poco alla volta alcune poppate della giornata, fino ad arrivare a eliminarle del tutto. Le poppate più difficili da eliminare sono quelle della sera e della notte quindi saranno le ultime ad essere sostituite.
  • Non offrire il seno, se non c’è richiesta. Un errore ricorrente è utilizzare il seno come calmante ma adoperate i ciucci per questa ragione.
  • Non cedere alla richiesta del seno. Se avete preso la decisione di smettere sarà meglio non destabilizzare il bambino con cambi di decisione. I bambini sono abitudinari prima di tutto dovranno accettare la nuova routine. Se ha fame proponete il biberon e se vuole tranquillizzarsi il ciuccio. Ci vuole ovviamente sia fermezza che buonsenso. Deve essere un percorso graduale proprio per essere abitato nel momento di stop definitivo.
  • Svuotare il seno al bisogno. Ovviamente i primi giorni dovrete farlo più frequentemente ma fate attenzione a non esagerare con le spremiture, dovrete effettuarle solo quanto basta per togliere la tensione e il rossore. Controllare attraverso un auto palpazione che non ci siano nodini in quel caso massaggiare, scaldare il seno con impacchi o sotto il getto caldo della doccia può bastare per far fuoriuscire quel poco latte che basta a far passare un possibile piccolo ingorgo. Meglio procedere con la spremitura manuale che con il tiralatte che potrebbe iperstimolare il seno. Quando il seno inizia a sgonfiarsi non continuare a stimolarlo.
  • Un ulteriore consiglio che ritengo utile è stato quello di indossare un reggiseno di taglia più piccola. Recenti studi hanno evidenziato che fasciare il seno, come consigliavano anni fa, è pericoloso perché la compressione comporta il rischio di ingorghi e mastiti. Indossando un reggiseno più piccolo o una maglia molta aderente non comporta una restrizione così limitativa come una fasciatura ma assolve la funzione per la quale è stata indossata.

Metodo con pillole per smettere di allattare

Come già detto, nel caso in cui al momento di interruzione, la montata sia ancora piena in tutto il suo vigore o siano trascorsi già molti mesi, l’interruzione con il metodo naturale potrebbe durare anche 1 o 2 mesi prima della cessazione definitiva. Per questa ragione o anche nel caso vi sia un interruzione di gravidanza è spesso consigliato da subito il ricorso al farmaco.

Il medicinale in questione è il Dostinex, questo serve sia per inibire che per interrompere la normale produzione di latte materno:

Per inibire (ma non interrompere del tutto), la lattazione, si consiglia una dose pari a 1 mg al giorno (pari a due compresse in unica soluzione, da assumersi dopo il pasto) iniziando dal primo giorno dopo il parto.

Per far cessare del tutto la lattazione, invece, la dose di Dostinex rimane la stessa ma la somministrazione cambia. Si consiglia l’assunzione di mezza compressa (pari a 0,25 mg) ogni 12 ore per due giorni.

La somministrazione avviene sempre a stomaco pieno e durante tutta la cura è assolutamente indispensabile il continuo monitoraggio da parte del medico, visto che si tratta di un medicinale che può dare ipersensibilità ed effetti collaterali.

Durante la cura a base di Dostinex nelle donne si ripristina l’ovulazione e quindi la possibilità di concepire. Va da sè che in caso di gravidanza la somministrazione del farmaco deve essere immediatamente sospesa

Allattamento al Seno o latte Artificiale – una scelta da non giudicare

L’allattamento al seno è molto importante.

Il latte che la mamma produce è un latte unico, inimitabile, specifico per il proprio bambino, con una composizione ideale per le sue esigenze nutritive e di sviluppo. E’ anche ricco di sostanze biologicamente attive con molti effetti positivi: aiutano la digestione del bambino, rinforzano il suo sistema immunitario in maniera permanente, maturano il sistema nervoso e gli altri organi.

Anche il latte dei primi giorni (il colostro) è particolarmente prezioso per la ricchezza di anticorpi e la rispondenza alle necessità nutritive del neonato in attesa del latte vero e proprio. Il normale colore del colostro è giallastro. Inoltre, fatto non trascurabile, il latte materno è sempre pronto per l’uso, alla giusta temperatura, igienicamente adeguato.

Confermato che il latte materno è ineguagliabile….

…. ritengo anche fondamentale supportare le mamme che, per varie ragioni, decidono di non allattare al seno.

E’ giusto chiarire che allattare al seno è più difficile di quanto si pensi, ed è una cosa che generalmente si impara. Ad alcune viene naturale, ci sono fortunate che hanno un seno predisposto e che ha una montata lattea immediata, ma per la maggior parte delle neomamme è necessario acquisire la giusta tecnica.

Soprattutto in ospedale secondo me, vengono sempre più spesso adottate delle politiche un po’ troppo restrittive per le mamme che cominciano affrontando non poche difficoltà. C’è una sorta di terrorismo psicologico che impone il presupposto che la mamma DEVE allattare al seno altrimenti viene giudicata come reietta. Io invece credo fermamente che questa dovrebbe essere una scelta individuale e supportata dal personale sanitario qualunque essa sia e sicuramente non imposta o indotta.

Ad oggi i latti artificiali sono molto validi. Conosco mamme, con bambini allattati al seno perennemente ammalati e figli della stessa mamma allattati esclusivamente con artificiale e in perfetta salute. Con questo non dico che non sia necessario allattare al seno ma solo che è una scelta che non deve creare ripercussioni psicologiche alla mamma.

Per mia esperienza ho parlato con diverse mamme e la maggior parte per un motivo o per l’altro ha dovuto abbandonare l’ allattamento al seno prima di quanto pensasse, non credo siano state contente, come non lo ero io, ma la maggior parte delle volte sono le circostanze che conducono alle scelte, quindi MAI GIUDICARE!

Per decidere come allattare il vostro bambino vagliamo i vari aspetti a favore e contro all’allattamento al seno:

Ecco i Pro dell’allattamento al seno

  • La mamma che allatta avrà un risparmio economico
  • Alcuni studi ipotizzano che per chi ha allattato al seno una protezione contro il cancro al seno a ovaie e osteoporosi
  • La mamma che allatta al seno avrà più tempo per dormire la notte in posizione laterale ma avrà più interruzioni poiché sazia meno del latte artificiale e richiederà più poppate al giorno.
  • La mamma che allatta al seno non dovrà preoccuparsi di stipsi, e intolleranze e scelta ottimale del latte artificiale.
  • La mamma che allatta al seno non deve preoccuparsi di portarsi dietro tutto il necessario per allattare.
  • La mamma in linea di massima non si deve preoccupare per l’idratazione del piccolo

Gli svantaggi dell’allattamento al seno invece sono che:

  • Allattare al seno può , se non controllato, creare cattive abitudini
  • E’ più difficile proporre il ciuccio e tendenzialmente potrebbe creare più problemi la fase dello svezzamento.
  • Aiuta a smaltire i kg di troppo ma nello stesso tempo occorre mantenere un paio di kg in più per garantire il nutrimento adeguato
  • Una donna che allatta al seno per più di un anno e che ha un seno piccolo solitamente lo vede sparire, chi lo ha più grosso lo vede afflosciarsi
  • L’allattamento al seno è più difficile da prestabilire e pertanto non agevola l’organizzazione di spostamenti e uscite
  • Allattare al seno può essere doloroso e diventare un disagio se non avviene correttamente e causa ragadi, ingorghi o mastiti.

Io personalmente sono pro allattamento naturale ma se ripenso a quando per me è diventato un incubo per il dolore, quando ogni volta che la mia piccola piangeva per la fame a me veniva da piangere perché pensavo alla sofferenza che avrebbe seguito, quando dovevo fare notti insonni per tirarmi il latte che faticava a uscire, capisco coloro che non riescono a proseguire, perché io ho smesso per queste ragioni di allattare ma ho acquisito serenità nello stesso tempo, e secondo me questa è altrettanto importante nel crescere un piccolo neonato.

Se vuoi sapere di più sull’allattamento al seno leggi l’articolo “Tutto quello che devi sapere sull’allattamento al Seno

Se vuoi sapere di più sul latte artificiale leggi l’articolo “Tutto sul latte artificiale – Quando e come utilizzarlo